Sicilia dell'Est. In inverno la carbonella di scorza di mandorla e le foglie di arancio per i conigli nelle nasse si mischiavano alla salsa di aglio e pomodoro. Ad aprile, invece, nel vicolo esposto ai venti il profumo delle prime zagare si perdeva dalle narici in una zona impalbabile della testa. Ma come veniva l'estate, nel pomeriggio, la signorina della radio ripeteva a litania le quotazioni delle Rinascente privilegiate e poi la voce dell'uomo annunciava le temperature massime di Cagliari Elmas e Santa Maria di Leuca. E finalmente un mattino presto si apriva il mare, dopo un'ora di vigneti a terrazze, davanti al corteo dei pellegrini venuti dalle colline. La 600 blu a 3 porte di zio Santo, con la direzione inversa dello sportello in favore di gamba, poi la nostra 850 sabbiata come una jeep militare nel deserto e la 128 pistacchio di zio Mario. Dai finestrini in corsa entrava nel naso l'ossigeno del mare e la salsedine, i pini marittimi o il colore turchese de...
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