giovedì 30 gennaio 2014

What Gonna Do

Dimmi Signore cosa devo fare. Quando l'acqua si gira in nero. Quando gli occhi guardano nel vuoto. E la corrente sale verso di te. Quando il dolore si tinge di pianto. Dimmi cosa devo fare quando resto solo contro il mondo. E lo faro.

lunedì 27 gennaio 2014

Pete Seeger is Gone

Era il prete predicatore comunista. Intonava i sermoni e guidava il gregge. Aveva tagliato i cavi elettrici dei gruppi eretici del blues a Newport nel 1965. Ora Pete Seeger riposa in pace.

Bob Dylan era invece il traditore della causa. Prima indossava la camicia di tela attorno ai ragazzi delle piantagioni cantando Only a Pawn in their Game. Ora il folk singer degli outcast veste come un dandy wharol la stratocaster.

Pete allora prende un'ascia e grida di smettere il frastuono nella sua chiesa. Basso elettrico e batteria con la chitarra di Mike Bloomfield. Wake up in the morning I got a head full of ideas that drives me insane.

Cosi finisce l'alleanza tra il prete e il figliol prodigo. Avevano anche cantato insieme una canzone fatta apposta. Playboys and playgirls sulla scia di Shall Overcome. Una specie di coro insieme del tipo ora vi dico cosa cantare la prossima strofa.

Pete e Joan Baez, This land is your land o Where they All the Flowers gone. Un'idea di come essere insieme a cantare e pregare. Sento le voci degli altri nello stomaco e le sacre scritture. Una redenzione e una comunione per il bene di tutti.

sabato 25 gennaio 2014

Canne robuste

Un aereo viene dal mare a planare sulla città, l'uomo sente il dolore delle piaghe sulla schiena e agita il suo petto. Alla sua destra giace un fratello della chiesa pentecostale con una macchia di sangue nella testa. Alla sua sinistra giace il ladrone di bestiame per la Sardegna e di benzina caricata in Grecia. Un uomo calvo senza barba e con gli occhiali si avvicina al ladrone barbuto e ispido come un istrice e porta i pesci in insalata da mangiare.

La donna del pentecostale veglia di notte ai bordi del letto e il figlio porta ogni giorno qualcosa per il padre. Il fratello del ladrone consegna le sigarette e poi fumano insieme con i gomiti sul balcone. Quando i medici arrivano e chiedono del signor Biondo si risponde che ha preso la strada di casa e che tornerà dopo il caffè. Pippo il ladrone vuole mettere firma, rifiuta l'operazione alla vena dell'aorta.

Suona la campana nella distesa, si è fatto mezzogiorno. Il vento ha smesso di soffiare e i cani di latrare. Le nuvole sono ferme nel cielo di oggi. Le canne grosse servono a segnare il punto nella terra dove un filo di lenza sarà steso da albero ad albero di ulivo. Quando vuole Dio ci metteremo mano e scaveremo la fossa.

Appena il tempo lo permette faremo delle nuove piante di alberi. Pazienza se qualcuno ne ruberà per sè anche con il recinto tutto intorno, come hanno fatto da Nino il panettiere. Avevo comprato la sua terra per un dollaro al metro ma poi le carte erano false e non se ne fece niente.

Toglierò il coltello dalla sua custodia e prenderò le canne migliori come ha detto Alfio di Cinquegrane. Segnerò la terra a sesto attorno alla casa del padre. Che un giorno disse all'ingegnere una sola cosa. "Lasci nel muro il posto per un lume alla Madonna, per favore".

giovedì 16 gennaio 2014

Levati

La mattina mi sveglio in un posto al sole dove crescono dei fili verdi da un chicco di frumento e sono alti più di una mano stesa. Nino sta ancora in ospedale, ormai è un mese. Domenica notte ho detto un'Ave maria alla Madonna. Il figlio di un signore in coma, la barella accanto, mi ha consolato. Mio padre stava per andarsene, ora è in condizioni che loro dicono stazionario, ma ogni giorno si spegne un chip. Oppure entra in una crisi.

Vista l'emergenza è arrivata mia sorella, dobbiamo decidere se portarlo a casa, ammesso che resista ancora questi giorni, oppure se in una clinica. E se sì, in quale clinica. Si parla Rsa o di private. I burocrati della Sanità sono più dei medici e ospedalieri. sono i garantiti di uno Stato senza cure che lascia tutto nell'incuria.

Invece a casa avrebbe diritto all'assistenza domiciliare integrata che sarebbe la Dia. Mi piacerebbe di più, però, si dice che poi non vengono affatto a curarlo. Tutto funziona sulla carta mentre la gente più debole soccombe. 

Il vicino di letto non mangia da settimane. Sarebbe in preda a un ictus ma di fatto apre gli occhi e osserva la gente intorno. Ha l'aria di uno che ha capito qualcosa tipo, meglio starsene in ospedale che sentire le lastime di mia moglie, l'evangelista pentecostale con il pastore al seguito obesa di quel tanto e un pò barbuta. Questo Franco è diabetico, come un drogato giace a pancia in sù aspettando di riaddormentarsi. Busy dying.

Specchio e cornice

Nella piazza della grande chiesa con le colonne giganti spezzate i venditori di povere cose hanno finito il loro giorno di fortuna. Una domenica il sole torna caldo come di primavera. Sopra un muro vicino al faro del porto, al bowling, hanno scritto un cartello a caratteri di stampa, Causa crisi mondiale vendo tutto e chiudo.

Un ubriaco vende tegamini di terraccotta, una coppia carica sul carrettino lampade di ferro battuto, su un altro tavolo qualsiasi cosa, ovunque, qualunque cosa vale una moneta. Il nuovo bar modello continentale non rende, i tavoli sono vuoti e la gente beve in piedi per risparmiare il costo del servizio. Ma il servizio sarebbe gratis e nessuno lo sa.

Corro con Zorika verso la corsia di un'ospedale, inciampo sui gradini della strada con il guinzaglio tra le gambe. - Quanto vuole per questa? - Se la porta per 10 euro.  - E questa? La lascio qui, se la vuole aspetto 10 minuti, torna con la macchina e se la prende.  In una mano tengo il mio cane e nell'altra la cornice di uno specchio con lo specchio di una camera da letto.

sabato 11 gennaio 2014

Cuccìa

Le cose andavano di bene in meglio. Una domenica di estate non avevo che fare.  Presi un depliant che diceva di una sagra. Aveva delle spighe fatte a mazzo di gladioli. Dopo la calura nel pomeriggio si affacciarono le signorine vestite a carnevale, una sfilata in costume con gli stessi colori giallo e rosso che sembrava Siviglia. Invece era a Raddusa che tradotto vuol dire la profonda campagna della miseria con assessori che parlano di progresso, un cittadina piana di raddo, lo sporco delle mandrie.

Chiesi di un guinzaglio per il mio cane. Tante volte la signora si spagna. Mi consegnarono un piatto di grano e ceci. Sapeva di cose buone fatte a mano. Era una specie di manna inventata dai greci, i civilizzatori dei pastori di pecore.

Devi lasciare per tre giorni i cicchi nell'acqua. Cosi rimollano e diventano tondi. Ci aggiungi i ciciri e cuoci per la sera. Oggi perciò ci volli provare. Avevo i fagioli e ho aggiunto spinaci, l'altra versione con sanapi mi parse amara. Per terminare la Cuccìa formaggio primo sale grattato e olio d'oliva.

Si può vivere di grano, verdure e cereali secchi. Ci vuole anche un posto per sentire il sole e il vento pungere le ossa e le ginocchia. Il sorriso di una bambina che diventa donna, una madre china sui fiocchi di seta attorno ai fianchi e il cappello di paglia per conservare l'ombra sugli occhi grandi che guardano il nuovo mondo.

mercoledì 8 gennaio 2014

Agenda del vino

Dovrei potare la vigna e dedicarmi al vino, ora che il frumento è germogliato alla piana e sta spingendo fino quasi a un palmo. Si fece ora di concimare le viti ad alberello e decidere qualcosa sull'aratura delle erbe e dei cavolicelli. Se lasciare il profumo dei fiori bianchi radenti il suolo o se togliere i gialli della verdura. Non si deve dire che il terreno è abbandonato come ho sentito.

Il vino di quest'anno, anzi, pare bello. Se ne fecero più di mille kg e riempite due botti e, sparte, cinque casse, le abbiamo scordate sul terreno a metà ottobre, quando ormai era tardi e intanto stavo appresso a Nino ricoverato. Il mosto fermentava piano e mi sono rivolto a Santa Venerina, come disse compare Concetto, il paese dell'agricoltore moderno e dove friggono arancini anche nei panifici tanto che vedi la farina sulla faccia di chi prende i soldi alla cassa. Era Santa Lucia, ormai, e dissero che al vino non dovevo farci niente. Solo travasarlo o imbottigliarlo quando è ora. Ma quando è ora?

Ci vuole anche un nome e un'etichetta. Pensavo a Nerello di Tre Finestre, vino doc dell'Etna. O qualcosa del genere. L'alchimista pure ci vorrebbe, i locali adatti e tante altre carte da sbrogliare. C'è un ristorante di campagna che lo vuole e ora anche un altro, un certo Malerba di Giumarra. Ieri di giorno con il sole alto sono andato a incontrarlo. Mi fece l'impressione di averlo visto solo perchè era tale e quale come era zio Santo. Non gli potevi dire niente che si offendeva a morte di qualsiasi cosa. - Lo vuole il caffè? E' stato un piacere. - Anche per me.

Il vino di quest'anno assomiglia al colore del melograno, ai capelli al vento sulla schiena di una ragazza che profuma alla sera di iris sbocciati. Perciò forse dovrei chiamarlo Aranàto, una botte almeno. Perchè la seconda, quella di destra, si fece al solito più scuro. Se potesse restare com'è sarebbe come fermare un film che passa. Come le scene dei treni di Wim Wenders. Ci sta bene su qualsiasi cosa, anche sul pesce e il cioccolato. Si sente che è un poco amarostico, meglio ancora quando è fresco e frizza.

Il sapore di quest'anno assomiglia all'odore dei fiori bianchi sparsi che ho lasciato crescere per terra come i fiori delle ferrovie svizzere, nei gelsi o nei loti alla vaniglia e le nespole, forse anche nei pini marittimi di Malafigura e della villetta delle fiabe del vicino di fronte. L'odore di questo vino è quello dell'anno che è passato senza il suo artefice che ora giace in un letto di ospedale. Dovrei zappare la vigna a uno a uno, dovrei farlo come lui.

lunedì 6 gennaio 2014

Concettina di Santo

Dopo la malattia, in due anni, si era ridotta a una specie di preula, come un pergolato che fa solo ombra davanti casa. Medici, infermieri e badanti non ci bastarono più. E perciò Zia Concettina, la seconda Concettina della classe di famiglia, - quella dello zio Santo, la mamma di Lucia e del cugino Pietro e di Melina, - ora, non c'è più. 

E' morta all'improvviso, l'altro giorno, dopo che alla visita di Natale pareva discreta. E la casa paterna, quella del nonno Pietro e di nonna Lucia, la abiteranno per lo più i nipoti che ormai sono grandi, qualcuno dei quattro figli delle due sorelle e cioè Enzo, Maria e Cetti, la più pulita di tutte. Poi c'è anche la piccola, ma come si chiama?

Si entrava nel cortile con tanti vasi allineati di fiori e piante nel lato riparato, poi una porta sempre aperta nel locale del forno a legna con vecchio canterano. -Trasi intra, ma niputi! Chiudeva gli occhi a pampinella ricordava e ripeteva per ripasso le date dei compleanni di ogni parente devoto che per un motivo o l'altro, anche se impegnati, passavano a salutarla. Poi con un dito sulle labbra diceva a proposito dei litigi che a tutti i costi aveva evitato - Non ci dire niente allo zio!

Era camurriosa, un tipo parla-parla che non ti lasciava di corto. Ci potevi salutare tante volte ma lei insisteva. - Assettiti un attimo, ancora non ti ho offerto niente. - Zia, ma questa rasta che fiore è? Il petalo a forma di cuore aveva una cornice di altro colore, prima rossa e poi viola, e la forma della foglia pareva fatta a seghetto. Nel pomeriggio, quando andavo, era l'ora di dare l'acqua con la cordina. - Aiutami Turiddu, poi ti leggi i giornali di Sorrisi e canzoni.

Pareva che si fosse abbonata, ma in realtà li comprava lo zio uscendo dai cacciatori, da quando nel 64 avevano comprato la televisione. Zia Concettina dava luce alla tv, nel salotto al buio, anche solo per me. Nel pomeriggio d'inverno i fumetti di Paperino e nelle sere d'estate gli uomini a cavallo con il fazzoletto bianco senza un goccio di sudore. E i film di guerra con i tedeschi e i sottotitoli mentre cugino Mario che era stato a Pavia citava l'episodio della cadrega.

Lucia quando era cresciuta ritagliava le canzoni di Sanremo, lo consultavo per vedere a che ora mandavano in onda Battisti e De Gregori alla radio. Certe volte il settimanale dei programmi tv pubblicava anche i testi dei Beatles e di album recenti come Street Legal e Changing of the guards, la canzone più oscura di Bob. Parlava di un pastore e di pecore in un campo con bandiere che sventolano da 16 anni. E di certuni che rasano la testa alla regina.

- Turiddu, u sai, tu si come un figghio! Ti visti nasciri e tua mamma era sempre qua, perciò non me lo posso scordare. Concettina stava male e non l'ho vista morire. Neanche al cimitero hanno aperto la bara. Concettina aveva gli occhi blu e aveva sofferto per il padre morto ammazzato dai debitori e per la sorella Enna morta giovane ancora prima dei trent'anni. Tutti i nipoti erano come dei figli e i suoi occhi blu  ridevano, mentre il rosso delle guance diventava come un filamento di rame acceso all'improvviso nella fredda mattina di un giorno di gennaio. - C'è freddo oggi e tira un vento! Mi piace questo vento freddo, ci vuole il freddo. Eccome!

domenica 5 gennaio 2014

La notte (seguito)

- Egli percorse tutta la via dell'Epifania; infine la strada scendeva, i suoi piedi camminavano nel fango, e all'improvviso gli si aprì dinanzi un vasto spazio nebbioso che sembrava vuoto: il fiume.

La mattina ho aperto a caso il libro del famoso autore russo Fiodor con citazione di Puskin in apertura, al capitolo secondo, l'inizio del verso del seguito della notte. Le coincidenze arrivano quando te le aspetti e sembrava che il protagonista fosse qualcuno che conoscevo.

Anche il libro di Marcel ha almeno 30 anni, invece I Demoni costava 2.800 lire. E così ho letto anche dei Guermantes finalmente e della domestica Francoise. Qualcuno mi aveva detto che i russi sono i maestri della narrativa come i francesi e i tedeschi, non potevo comprarli tutti e li rubavo nei supermercati. Alcuni come i russi sembravano moderni e rivoluzionari più di ora. Altri non erano fuori moda e neanche pubblicati perché gli editori di sinistra non li avrebbero venduti o li odiavano a morte.

Forse l'investimento è stato disastroso, 2.800 lire del 1972, una fortuna per un ragazzo uscito di casa per andare in città a guardare la vetrine. Avevo in testa Shelter from the Storm da Blood on the Tracks, sopratutto quando attacca la chitarra e il basso. L'autobus del pomeriggio scendeva verso le luci dei negozi e dei cinema d'essai. Poi guardavo un piccolo schermo per vedere su delle tavole rialzate Family Life di Ken Loach o Pat Garret e Billy the Kid di Sam Peckinpah.

Non so perchè mi sono piaciute le strade sporche. Pensavo di trovarci delle cose preziose a poco prezzo. 30 film per 3.000 lire non era male, peccato che il video ballava e l'audio craccava. Ma mi sono fatto un'idea di quel mondo fuori e tanto mi bastava, anzi ne uscivo ubriaco e con lo stomaco sottosopra.

Dostoevskij era un mattone tremendo, non lo volle leggere neanche nessuno. Nemmeno Orazio Trovato, il mio mediano metodista del gioco del pallone. Poi, però, comunque, ho prenotato 800 mila lire di libri scegliendoli da una guida dei migliori da tenere in biblioteca. Alcuni sono in uno scaffale graffiato da un gatto, altri li porto sempre con me da una casa all'altra come fossero le foto di una fidanzata lontana cucita nella giacca del cappotto.

I progetti e le idee restano, anche se nessuno come me li realizzerà mai. Le cose profonde vivono dentro e germogliano al tempo o si congelano prima di appassire. Volevo leggere questa roba per avere una conferma di qualcosa che sentivo avere dentro. Ora mi ricordo. Ora che non serve più molto ricordarselo se non per capire meglio le gesta di Stavogrin.

- Avanzò per molto tempo lungo le stecconate, senza allontanarsi dalla riva, ma trovando con sicurezza la propria strada, e anzi senza pensarci molto... un vagabondo camminava al suo fianco.

giovedì 2 gennaio 2014

Dont ask me

Sono sceso dal mio treno. Ora nessuno mi deve dire cosa devo fare. Nessuno che mi chiama. Non devo rispondere a chi pensa di aver comprato il mio tempo. Avrei niente da fare per gli altri. Sono occupato a vivere per me ora che di tempo ne rimane.