martedì 30 novembre 2010

Denti gialli

I denti sono gialli e non porto ancora una cravatta marrone. Così stamani ero convocato per la rituale ablazione del tartaro. La novità è il trattamento che stavolta è andato oltre ogni previsione grazie alla nuova addetta alle pulizie, signorina Lucca. - Si Lucca, ma di nome?. Non si sa.
Nei corridoi c'è un'infermiera isterica e un'altra dolce. Quella isterica è secca come il pesce stocco. Quella dolce è giovane e alta con degli occhi celesti. Il medico, invece, è interista e gradisce i regali dei pazienti siciliani con arance e acciughe da fare in insalata. "Metta anche la cipollina fresca, dottore.". "Ah, questa mi mancava."
Vado dal dentista ultra milionario in zona Lamarmora e ospedali forse dal '92.  In un giorno d'estate tale Pesoli, detto il tricheco per via del lungo riporto dei capelli, ha confezionato un perno di titanio con delle alette proprio davanti al palato di sotto. I dottori milanesi decidono in fretta e in fretta incassano il piano di intervento architettonico sulla tua bocca togliendo e mettendo al suono dell'aspiratore della saliva. La lingua batte sempre sulle alette nella sua parte inferiore, come se mi avessero infilato un morso, come se fossi un cavallo malato o ribelle.
L'ablazione è terminata. L'ortodentica Lucca è anche efficiente. Quando il motorino comincia a frullare lei mi tiene il mento e lo porta verso di sè. Dice: "Alzi il braccio se qualcosa non va". Mi sento fresco e pulito come un cigno sulla sponda del laghetto. Userò tutte le sue indicazioni. Scovolino di sera e anche la mattina, poi un bel colluttorio. Sono pronto per la prova, mi piace l'aglio cotto nella salsa e ovunque.

giovedì 25 novembre 2010

Broccoli affogati

I broccoli che ho mangiato a New York in una sala delle riunioni erano bolliti e senza sale. Stavamo in un palazzo a Liberty Street di fronte alle Twin Towers, saliti in ascensore parlando all'orecchio di un portiere italo americano. Ci apparecchiano davanti togliendo le matite e i bloc notes e piazzano i broccoletti freddi e sciapi mentre uno fa anche i salamelecchi. Pensavano di farci una cortesia, era meglio una bella bistecca di Smth & Swolensky.

Invece i miei broccoli sono saporiti e afrodisiaci. Cipolla rossa, salsicce di maiale a pezzi, pecorino a pezzi, olio, sale, un dito di vino bianco, a fuoco lento, coperti da un coperchio. Al broccoletto si taglia la cima, quella specie di giubba verde a pallini che assomiglia a un pino marittimo maremmano. Si potrebbe anche mangiare crudo togliendo la parte dura del gambo e lasciandone il cuore. Ma sarebbe un'insalata e non lo stufato di verdura da cucinare senz'acqua. Sarebbero i broccoli affogati con salsiccia.

La procedure è sempre quella, i cibi si lessano, si stufano o si friggono. Quello che cambia è come arrivano in pentola. Perciò i piatti dipendono da come e se si tagliano le cose. Per i pezzi di carne o di verdura rimasti interi ci vorrebbe il pentolone da caserma o il forno. Frullati, invece, sono come omogeneizzati per bambini o pillole per astronauti. Nè tanto nè quanto, devi tagliarli a misura della bocca che li mangia o della lingua che li sente.

Alla fine un vino rosso, dei fichidindia freddi sbucciati al momento, cioccolattini, rhum e sigaro toscano. Ogni pezzo è un boccone, ogni boccone è autosufficiente. Di là resta il senso pesante dei broccoli affogati, di qua il sapore della tua bocca e il senso di rivalsa dopo tutto questo annusarsi.

giovedì 18 novembre 2010

Citrullina nell'anguria

- Ero a Milano a settembre e mi chiamano per giocare a pallone di sera tardi
- eh, a settembre, sì
- passo per la circonvallazione e vedo il chiosco delle angurie, non c'era nessuno
- giusta operazione di marketing da parte dell'angurivendolo
- perchè forse il massimo della consumazione di angurie di estate arriva verso le undici o mezzanotte,
quindi mi siedo al tavolo e affetto la fetta di melone rosso e dietro alla parete appesa c'era la fotocopia dell'articolo più o meno lo stesso che citavi, l'anguria come il Viagra, un energetico buono per la mia partita di pallone ho pensato, ma quello che mi piace di questa scena è il deserto del chiosco e lo scorrere del tempo
- tu hai questa mente "cinematografica"...
- i suoni della circonvallazione erano bassi questa volta, il chiosco era pulito coi tavoli puliti, senza tavaglioli accartocciati ed ero seduto sotto un albero sulla sedia di plastica a guardare il traffico della rotonda e le fronde degli alberi mossi dal vento,
ero fermo in una piazza nel lato migliore della strada, respiravo l'aria della sera di settembre mentre le auto diventavano sempre più rare e mentre i padroni del chiosco aggiustavano le loro cose dietro il bancone, preparavano la serata a tre euro a fetta fanno 12 euro a tavolo per quattro persone, erano dei gran paraculi, una fetta 3 euro, un vero furto
- infatti tutto ben confezionato, no?
massì, tre euro per il paradiso! che sarà mai?
non so il viagra quanto costi, ma certo di più.
- quello che voglio dire è che questa fetta di melone rosso che voi chiamate anguria era ghiacciata al punto giusto e io non stavo pagando la fetta di melone rosso, stavo pagando per tre euro la restituzione del tempo che avevo perso per tutta la giornata,
aspetta che ho al telefono Gambacciani, un lettore pensionato
- saluti a Gambacciani. digli della citrullina, magari gli serve

mercoledì 17 novembre 2010

Priccante

Stamattina ho messo un abito odioso. Sembro un priccante, come un corvo nero con le spalline troppo larghe. E' un giacca e pantalone grigio da grande magazzino tipo Sma dall'insegna verde che non esiste neanche più. Tanto è vecchio, tra l'altro. Fortuna che l'ho messo poco. Il fatto è che casca male, troppo lunga la giacca che nel frattempo riporta un buco nella tasca interna. Se per caso metto dentro il cellulare, il cellulare scivola giù in tutto il resto del fondo della giacca. Anche il primo bottone non combacia più con la sua asola perchè è stato riattaccato male. I pantaloni poi hanno un difetto di manutenzione. Si è scucita la cucitura che tiene in pedi la piega in basso e dunque se sbatto troppo i piedi un pezzo di stoffa esce fuori e sventola via.

Dovrei abboattarmi, mi pare di essere un controllore dell'Atm. Anzi, no. Un ausiliario della sosta a tempo determinato senza la solita compagna ausiliaria che gli legge il regolamento. Faccio raccapriccio, pena e pietà. Manca solo il cappello con la visiera e lo stemma del comune sbalzato su un lato. E poi la frittata è completa.
Ci sono quegli acquisti sbagliati che non riesci a digerire e neanche a cancellare. Di quelli che andrebbero buttati via e invece resistono. Come anche le persone, quelle che hai incontrato una volta e ti restano attaccate come i caddarizzi, le palline dei semi di quercia. O qualcosa del genere.

lunedì 15 novembre 2010

Lettere spaziate

Ricevo la tua lettera oggi dopo un anno.
A novembre ci siamo presi e lasciati e a novembre torniamo sempre a parlare.
e ci parliamo senza parlarci veramente, ognuno per conto suo in città diverse,
mentre torniamo a casa ognuno alla sua casa,
e ci diciamo, pensando, le stesse cose che ci siamo dette sempre,
ci prendiamo da una parte e ci abbracciamo senza fine.

Perchè ormai dopo trenta anni non siamo solo noi due che abbracciamo,
ma qualcuno e qualcos'altro oltre alle nostre vite,
stringiamo nel petto dell'altro, dell'altro che ci appartiene
dobbiamo restare insieme per questo adesso e per un altro pezzo.

Poche scosse nella vita, una scossa per i nostri venti anni,
sulla panchina senza spalliera a cavalcioni uno contro l'altro,
un braccio di ferro senza sfiorarsi se non con le braccia,
nelle strade lucide di una piazza rotonda sotto l'obelisco,
in una stanza di tre metri e la sua tavola rotonda,
sulla sedia rossa di un cinema vuoto all'intervallo
con le ginocchia appese al sedile davanti e la tua testa sulle mie spalle,
e la mia testa dentro il tuo seno e noi soli a goderci il senso
di questo stare insieme dopo pioggia, le foto, il gilè sulla pelle e le carezze.

Come è possibile che sia successo tutto questo non lo sappiamo,
ma più il tempo passa e più questo treno merci carico di merci viene addosso
e ci sovrasta e ci rincorre, più andiamo verso il senso della nostra strada e più
il treno di cose lontane nel tempo diventa un respiro come un rantolo dentro di me e di te,
che stiamo appresso ai nostri giorni e alle nostre serate.

venerdì 12 novembre 2010

Tiramisu regalo

Ho preso una torta intera di tiramisu ma gli amici non c'erano e così ho mangiato quattro fette insieme alla Mariposa dell'Ellesponto e alla Suni Schiatze.
I suoi amici non sono venuti perchè il giorno della cena era un altro. Quindi abbiamo cambiato programma l'altra sera. Lei, la tedesca, è la stessa che che ha rifilato a Clemence lo stoccafisso ancora crudo dopo quattro giorni di ammollo. Così adesso ho una mezza porzione di una torta intera di tiramisu avanzato ma è fresco, lo giuro. 
Lo ha fatto la signora della pasticceria di Viale Bligny, quella nera come il corvo e rossa di fuoco come la carbonella accesa. Chi lo vuole si faccia avanti. Purtroppo non posso portarlo via. A sentirlo è freschissimo, forse resiste fino a martedì a pranzo. Madre e figlia lo hanno fatto e dicono di venire da Scilla, la Calabria di fronte a Cariddi. Posso ancora servirlo dopo le pennette allo stoccafisso norvegese che mi hanno regalato in cambio della ricetta. 
Stavolta la tele-ricetta non ha funzionato come nel caso delle melanzane fritte, quindi si è deciso di fondare la Confraternita della Melanzana con la Annuzza. Invece per l'Ordine del Baccalà alla messinese dobbiamo riaggiornarci. Al momento sono in Svizzera a fare il bagno nel cioccolato e a bere il rosè solito di Guido dopo il tonno marinato o la tartare di salmone.

giovedì 11 novembre 2010

Dice le melanzane

Una sera lei stava a letto con la gatta accanto e i due cani per terra. Doveva cucinare per due ma aveva la febbre a 40. Avrebbe dovuto alzarsi e intanto aveva aperto la finestra sugli amici. Si parlava perciò di tulipani e di Charlie Chaplin che inciampa sulla fioraia e si innamora. Si parlava della stagione che va e di tutte le volte in un anno che si ha la sensazione di inciampare e di sentire il suono di un nome o dei propri passi.
- Beh prima dobbiamo passeggiare per quel parco che hai nominato l'altra sera
- Certo, prima di tutto
- Quel "tutto" ha una strana valenza, non è un "tutto" qualsiasi
- Mi fai venire i brividi, mi si arricciano le carni
- E che le parole sono molto potenti. Meglio se parliamo di ricette. Cosa cucini stasera?
- Non lo so.
- Mi è venuta voglia di melanzane fritte.
- Sentiamo come le fai, come le tagli le melanzane?
- Spesse.
- Allora promossa.

mercoledì 10 novembre 2010

Per dirlo

Lo so che tra poco scappi
allora perchè ti preoccupi
perché
non ho le parole per dirlo
perché sei tu, punto
perché i sentimenti e le emozioni che ho provato per te tornano solo per te
e sono quelli che mi fanno sentire bene anche se sto in ansia
ma ora non ci sei
perché a nessuno ho bisogno di dirlo, quello che dico a te
traduci tu, che sei capace
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Soon you leave me again but don't worry, I have no words to say about because you,
my feelings come back here just for you, and they make me feel alive, 
I don't need to say anything to anyone what I say to you, So translate, please. You are able

Sacchetti per il Mondo

Una casa senza aspirapolvere è come una carta sporca, non pare buona. L'allarme arriva da lontano, da questa casa dove sono nato e dove c'è ora un nuovo inquilino preposto alla sua cura. Dice che ha finito i sacchetti dell'aspirapolvere, è andata fino da Euronics ma di sacchetti per il modello Electrolux non se ne trovano. E' la cosa non stupisce perchè il modello è vecchiotto. Ma, scusa, perchè all'Euronics? Lo ha detto Mimma, la mia sorella esperta di cleaning rooms interpellata dalla esperta moldava fino a Terni.

A questo punto ci penso io, le ho detto. Te li trovo a Milano i sacchetti codice Z1172 per il modello Mondo. Anche perchè qui è pieno di negozi specializzati come questo vicino alla Darsena. Infatti sono le ore 12,31 di sabato quando picchio sui vetri del negozio Tutto per l'Aspirapolvere. La signora dietro il bancone poteva aprire, avesse voluto. Invece ha detto con gentilezza: "Apriamo alle 15,30".

E io alle 15,30 avevo da fare con la Suni Schiatze, la tedesca che mi ha regalato uno stoccafisso originale. Dovevamo tagliarlo a pezzi col seghetto e metterlo a mollo per tre giorni. Abbiamo perso tempo con le alici fritte e le patate, poi frutta, il maduro e un concentrato di danza alla mandorla.

Lunedì sera torno dalla signora quieta e professionale, dal viso e dal seno pallido, vestita di nero e di capelli. Sembra la stessa che vedo sul monitor nel suo salotto di Ispica, Ragusa. Ci assomiglia molto per il suo modo di guardare sempre in basso e per la bocca tira-baci ma non è lei, anzi parla con un accento sardignolo. Quando alza gli occhi dell'ipnosi ti paralizza e puoi solo dire: "Non mi serve la fattura, basta lo scontrino". Il Signore ci manda dei messaggeri alati e sta a noi riconoscerli.

Dopo i vetri e sul bancone saltano fuori i sacchetti, me li ha trovati. Costano 22 euro a confezione, se ne prendo due confezioni regala dieci sacchetti per un totale di 40 sacchetti. Praticamente 44 euro più 10 euro e 50 per la spedizione fa 55 euro e 50 cent. Siamo sicuri sul modello, il codice è giusto. Nel caso si può cambiare? Io ho appena comprato un'aspirapolvere che si svuota da solo, senza sacchetti, dice il messaggero da Ispica. Potreste per favore parlarne con la mia sorella o portare la notizia fino ai piedi della Stellina.

martedì 2 novembre 2010

Tutti i Santi

Tutti i Santi, il primo di Novembre, non è il mio onomastico ma di chi si chiama Santo. A me hanno dato un altro nome, cioè Turi, che sulle carte risulta come Salvatore. Ora la festa del Salvatore è una festa speciale che dura una settimana. Ogni santo ha il suo giorno, ma il Salvatore non è un Santo. Perciò la festa per il suo nome è la festa del Corpo del Signore, il Corpus Domini. Comincia di giovedì e finisce il giovedì l'altro. E' un giorno di festa che cade sempre di domenica e la sua data cambia, come cambia la prima luna di primavera per la Pasqua e per tutte le altre feste a seguire.

Per le strade si spargono i petali di gelsomino, di rose rosa e di altri fiori profumati. Poi sulle lenzuola bianche i paramenti sacri quando arriva un piccolo corteo in processione. Si cantano le lodi al Signore, le donne indossano il velo e le candele danno luce ai volti dei bambini. Più tardi in un altro giorno del mese di giugno un fuoco si alza all'incrocio delle strade. I ragazzi corrono a spegnere i fuochi degli altri quartieri perchè lo Spirito Santo è sceso su di noi.