martedì 24 marzo 2009

Piano trasparente

Milano, Porta Lodovica. Nella casa di campagna di nonno Turi, al Monaco, gli "inglesi" (che poi erano gli americani della 5° Flotta) avevano lasciato un piano durante la guerra e le corde di rame erano scoperte perchè il legno non c'era più. Gatti e sacchi di juta lo avevano salvato dalla distruzione totale da 25 anni. Pizzicavo le corde con le dita perchè di tasti non c'erano e la polvere asciutta dell'estate rimbalzava come se fossero di un contrabbasso. E risuonano ancora e mi danno alla testa. Più delle note degli organi da chiesa durante le prove prima della messa della domenica di Pasqua.

Una mattina di sole ho visto un pianoforte trasparente salendo a Santa Maria Maggiore. Dietro la vetrina di strumenti musicali il piano aveva le pareti in plexigas e tutto l'interno, come fossero ossa e budella del suo corpo sotto la pelle, erano esposto verso la strada. Camminavo a Roma e avevo fatto a piedi da piazza Venezia passando per le Terme di Traiano, i sampietrini e il selciato dei Fori Imperiali. Ma la salita verso l'Esquilino era finita dopo le due arcate di via Panisperna, quella degli scienziati della bomba all'idrogeno. E stavo sulla cima di un colle, potevo riposarmi e guardare la primavera dall'alto. 

Adesso ho una casa bianca e vuota. Ho visto un pianoforte di legno chiaro che rimanda delle vibrazioni. Lo vende un negozio di strumenti musicali che tiene un Sanbernardo nella cuccia all'ingresso. Vorrei per questo portarlo dentro la stanza buona con il parquet. E farci entrare anche il mio nuovo cane Bobbie quando lo trovo.