sabato 22 febbraio 2014

Railways

Una volta mi sono trovato ad aspettarla leggendo un libro al tavolo di un bar con la musica di una radio che trasmetteva You re in my heart and in my soul di Rod Stewart. Mi ero preso il lusso di un viaggio in treno nel paese della ragazza dagli occhi e labbra grandi lungo il fiume ghiacciato e avevo sognato di essere felice con lei.

Per delle ore ho letto i miei libri e i giornali prendendo un caffe' dopo l'altro perche' lei era in ritardo a causa dei genitori o per altri impegni. Non sapevo bene cosa stesse succedendo e forse ero ancora troppo buono per pensare che qualcuno potesse farmi aspettare senza dirmi niente di carino.

Si puo' anche vivere a lungo nelle sale di attesa delle stazioni ferroviarie o nei locali con i distributori di bottiglie di aranciata o di biscotti annessi alle fermate degli autobus regionali. Qualcuno vive anche sulla panchina di una fermata di autobus e qualcun altro anche sotto i portici dei viali.

Prendevo per buono e mi bastava un quarto d'ora di passeggiata o ascoltare con lei una riunione di coscienza politica. Poi tornavo nella mia grande citta' e per alcune sere mi attaccavo alla sua voce al telefono dentro una cabina dai finimenti di plastica dove altri avevano fumato telefonando prima di me.

Ero solo un ragazzo senza cappotto in un paese sconosciuto in mezzo al freddo della Pianura nebbiosa del periodo di Carnevale quando tutti si divertono tranne quelli come me che rispondono al profilo del ragazzo temporaneamente scollegato dalla luce del sole e della ragionevolezza.

Una donna ci vuole. Anche solo per poter dire Ho voglia dei tuoi baci. E per guardarti negli occhi mentre osservi le cose intorno come a cercare un senso a qualcosa che un senso non ce l'ha.

mercoledì 19 febbraio 2014

Domegliara

Siamo in arrivo a. Pausa. Domegliara. Una voce di uomo registrata da baritono chissa dove si trova ora. Troppi annunci dice la pendolare come Joni Mitchell. Vedo un bel cimitero dalle mura bianche di pietra a secco con dello spazio ancora.

Dovrei prenotare il mio loculo sotto la pietra sepolcrale di basolato nero a fianco a zia Stefana detta Stella che non ho mai visto. La prossima volta andro' ancora a salutare Nino sepolto a destra nella cuccetta centrale di destra con l'abito blu e le scarpe nere troppo strette per i suoi piedi gonfi.

Odio gli assilli e la noia. Amo le mani dalle dita con le unghie senza pellicina. Mi prende l'angoscia se ripenso alle scale di un palazzo dove trasloco verso il piccolo nido che non diventa un terrazzo sulla citta'. Un cane un gatto e un mazzo di rose nel vaso sul tavolo della cucina. Termine della corsa dice la voce metallica.

mercoledì 5 febbraio 2014

Nino testa dura

Nino era testardo come un mulo e faceva tardi la sera. Pippa lo aspettava oltre il buio del tramonto. Poi lo crelicava di rimproveri e tutti eravamo felici di essere ancora insieme a cena.

Lui non rispondeva alle critiche se con un gesto della mano come per dire Chiedo scusa se ho sbagliato.

Pippa diceva che Nino era un Santo Cristiano nel senso di un uomo buono ma incosciente dei pericoli della strada di notte. Lui andava alla terra e poi alla casa. Seminava il grano e aspettava di vederlo mietere.

Nella casa piena di un milione di chicchi di frumento Nino usava il setaccio per ripulirlo dalle impurita'. Si prendeva poi una maidda e si univa la farina a una ciotola di acqua tiepida. Insieme marito e moglie impastavano due ore per il pane nuovo.

Dal forno uscivano 15 vastelle e 4 collure. Pippa allora faceva un dolce di ricotta e un cestino di biscotti lunghi come una treccia di bambina. Il pane caldo veniva aperto in due e passato di un filo di olio. Il pane duro diventava pane cotto.