martedì 28 febbraio 2012

Sopra il supermarket

Lei viveva sopra un supermarket con una luce rossa da abat jour dietro la tenda rossa. Aveva parlato di una doccia da fare in tre con la sua amica Stefy. Due al prezzo di uno, aveva detto. Così lasciai perdere la pianista dai capelli lunghi e passai un'ora in macchina ascoltando la radiocronaca della partita. La squadra perdeva ancora una volta. Pensavo, avrò fatto bene a non godermi la ragazza dalle pratiche a base di argilla ventilata solo perché aveva fatto la stuffusa?

Il supermercato era verde, occupava un intero blocco e aveva un solo piano di sopra. Lei scese dalle scale dopo aver detto, adesso arrivo. Pensava che fosse sconveniente farmi entrare subito. Avrei visto le decine di paia di scarpe sulle scale dell'ingresso solo alla fine. Il programma della serata era saltato, Stefy non c'era più. Forse si erano fatte le coccole da sole. Non ci restava altro da fare che una bella passeggiata per vedere il panorama dall'alto delle mura.

Quando è salita in macchina sembrava che avesse la gobba. Eppure la faccia era regolare guardando la foto di profilo. Come è difficile sapere di avere a che fare con una gobba quando si pensa a una fantastica ragazza che ti massaggia nella doccia. Ma dopo pochi minuti il suo sorriso sembrava carino e mi raccontava della sua Africa da bambina. Infatti dopo il tour della notte a scopo precauzionale mi propone di salire. Anche perché avevo saltato anche il pranzo e così ho proposto di fare due spaghetti.

In pochi minuti il pasto era pronto, la casa era un caravan serraglio dove dormivano ragazzi e una persona anziana fuori di testa. Due televisori accesi facevano compagnia a chiunque arrivasse senza osservarli. La quantità di oggetti sparsi nella stanza e lungo le scale facevano pensare agli zingari del deserto sotto le tende prima della esplosione della bomba H. Dal camino uscivano le punte di zanne di elefanti, statuette di ogni genere e palme di plastica potevano cadere da un momento all'altro dalle mensole.

Mi ero quasi addormentato dopo gli spaghetti al pomodoro. Il tritacarne era sporco, anche lo spremi agrumi gocciolava e le confezioni di plastica del prosciutto erano rimaste semi aperte. Potevo anche andare via ma poi mi sono detto, almeno qui ci sarà un letto. Infatti ci siamo abbracciati come due vecchi amici, lei ha detto qualcosa come per dire, ma è presto per farlo. Io ho detto, perché cosa c'è di male a sentire la pelle della schiena e le ossa sotto i nostri polpastrelli?

Verso le due di notte anche la tv della camera aveva un dvd con un film che andava a ripetizione ad alto volume. Tanto il supermercato era chiuso e nessuno poteva sentirlo tranne noi.. Il letto era di traverso, dagli armadi uscivano pezze e maniche di giacche. Ho cercato di trovare un tasto per spegnere la tv messa su un altarino pendente ma non esistono più i tasti nelle tv. In fondo la sua pelle era gradevole, calda e un pò grassa ma anche pulita e senza deodoranti per le ascelle. Di giorno era impegnata a gestire figli, appartamenti e per tenersi su beveva solo Coca cola Zero dopo un dosaggio che l'aveva portata sul limite dell'infarto.

Ho dormito quel tanto che bastava dopo la solite cose. Ma il dialogo e gli spari del film mi hanno svegliato. Lei era riversa da un lato. Tutte le luci dei ripostigli e dei secondi bagni erano rimaste accese a casaccio. Ho preso le mie scarpe e imboccato le scale dando un calcio alla tv dell'ingresso che parlava di crisi economica.

Si erano fatte le cinque di mattina, l'imbocco dell'autostrada era ancora chiuso per lavori. Dopo una mezzora di giri sulla provinciale finalmente i segnali stradali sono ricomparsi. Un intero edificio rosso di tecnologia avanzata era illuminato a giorno nella notte. Ero in mezzo a cinque corsie sulla autostrada, la mia corsa era appena cominciata. Potevo tornare a casa mia o dalla pianista addormentata.

Un fiume passava sotto il ponte dove tante macchine corrono. Come chiunque viaggia o si mette in cammino, le auto aspettano di arrivare e, nel mentre del tempo che passa che poi è la vita, sono come inerti o come morte. Nella dipartita non fanno altro che muoversi ma la distanza non è mai così vicina per apprezzarla davvero. Noi che viaggiamo in realtà siamo assenti dal mondo che cambia, aspettiamo di arrivare per poter vivere finalmente. Nel frattempo la nostra navicella viaggia alla velocità delle altre e dunque è ancora immobile e non parla con nessuno.

Gli alberi si allineavano e poi scomparivano ai bordi della strada. La sera era fresca, qualche pezzo di neve cadeva dal tettuccio, e ormai il peggio era passato. Da quando il gelo aveva lasciato cadere le foglie le mie ginocchia sentivano come un vuoto pneumatico dietro la rotula. Mi capitava di aspettare dei minuti sotto le coperte con le dita congelate prima di addormentarmi.

martedì 21 febbraio 2012

A Zivittula

Di gente in gente andrò di bocca in bocca ad annusare
la strada davanti agli alberi e la neve nell'asfalto
come il pirata con la faccia d'angelo
sto correndo ancora nella direzione di un altro
ora sulla tua sedia dalla pelle rossa
o sotto i pesci che ruotano appesi al tetto

giovedì 9 febbraio 2012

Mettere la crema

Lei prende le stampelle, ha una testa piena di capelli a forma di chiodi. Cammina a stento dopo lo scivolone nel parcheggio. La caviglia se n'è andata da una parte e ora deve togliere i ferri dentro il piede. Quando ha deciso di dare una svolta alla sua vita anche il piede è girato e tutti i suoi pretendenti si sono rivolti al cielo per chiedere perdono. Aveva un fidanzato come marito e il suo fidanzato aveva una moglie per contorno.

- se penso che tra un pò devo uscire per andare a fisioterapia ...
- oh no!
- dovrò fare anche la visita con il fisiatra
- ah, cioè vai adesso ed esci alle 16?
- no, uscirò verso le 13.45, ho la seduta in piscina alle 14.30, poi doccia e rivestirsi... sono abbastanza lenta in questo periodo...

D'estate andava a prendere il sole nella spiaggia davanti alla villa di papà. La madre giocava a carte con la zia fino a tardi sotto la luna. Fino a che una sera è arrivato verso mezzanotte il suo nuovo amico, si è seduto al tavolo guardando al mare e sembrava che tutto il mondo intorno e le siepi le avesse piantate lui. Tanto che diceva alla madre: "Chi è stato a potare quest'albero, ha lasciato tutti i rami interi. Domani ci penso io!"

- ma scusa vieni verso di me alle 13 e poi ti accompagno io
- due stampelle, la borsa della piscina e la neve ghiacciata...
- avresti bisogno di sei barellieri, una portantina come Cleopatra
- non è che giri ancora in bici?
- si, ogni tanto si

La stanza aveva una finestra sul mare e dei pavimenti con le piastrelle a marmetta. Tutto sembrava preso da un rigattiere e portato a spezzoni in quella casa delle vacanze in tanti anni di lavoro nel continente. Le sedie di plastica rovinavano il mobile di legno ma durante la notte i due si erano abbracciati e accarezzati tra le lenzuola pulite e colorate di pastello. "Resta anche domani, però!" aveva detto lei.

- take care of yourself, baby, non è così che mi ricordo di te, ma certo stare lontano da me non può che aver peggiorato le cose ...
- quello che posso fare è mettere la crema sul viso o anche sul dorso delle mani
- tu non sarai mai vecchio, amico mio, crema o non crema

Musky profumava di lucido per il legno di mogano forse per la tintura dei capelli. Lui non aveva fatto neanche la doccia e forse aveva addosso l'odore della scorza di mandorla. La mattina dopo, per la fame, si era mangiato tutti i fichi neri appesi all'albero. A piedi nudi andò verso la scala dei turchi, un teatro bianco davanti alle coste africane, poi fece una corsa e tornò indietro da lei.

-ok, ciao, ti abbraccio e ti bacio nei limiti del possibile
- alla radio ..."nothing is real but love"... niente limiti, niente impossibile
- ciao gioia
- buona giornata
- love minus zero/no limit

mercoledì 1 febbraio 2012

Ricalca i segni dei fiori

Una finestra a vetri nella camera ricalca i segni dei fiori. E' un separé di legno verniciato bianco con una mensola per i bicchieri e i piattini del thè, uno spazio riservato al piano cottura. Protegge dallo sguardo i biscotti sotto il coperchio, il pane fatto in casa e gli arnesi della cucina.

Dietro la tenda di canapa si accendono in un albero delle piccole luci. Il pianoforte dovrebbe essere accordato ma il tempo per organizzare non c'è mai. Tiene sul grembo un fascicolo di standard del jazz e le partiture di Busoni per le musiche di Bach. Un libro si è aperto e un portacenere verso il centro del ripiano lucido.

Mi siedo vicino come fosse un bicchiere di cristallo, per sentire il calore senza guardare negli occhi. Lei apre le braccia intorno allo schienale del divano, la pelle nera con la trapunta. Muove le dita in una tazza di vetro scuro, prende un'albicocca e apre la mia bocca.

Faccio per distrarmi sotto una ruota che dondola dal tetto, una lampada di ferro con una ghirlanda di alloro intrecciata. La coroncina di fiori bianchi pende sulle nostre teste. La abbraccio da dietro quando scosta la tenda, porto le sue spalle verso le mie e lascio il naso in mezzo alla lana. Per chiudere gli occhi e respirare nel blu.