mercoledì 28 dicembre 2011

Una certa Heidi

Lei partiva sul binario per Bologna e le ho fatto un regalo. Un bel libro ancora intatto che parla di due donne ma senza confezione. Ne avevo preso un altro da una cesta ma poi l'ho cambiato perché la copertina era troppo blu.
- E' proprio il libro che cercavo.
- Grazie per questi pacchetti rossi. C'è dentro un salame?

Per la crisi dell'euro alla stazione Centrale di Milano un caffè senza scontrino passa per un euro e venti. Se si resta seduti nel frastuono allora la tariffa sale fino a due euro e mezzo.
- Posso prenderti le mani?
- Mi spieghi come hai fatto ad arrivare fino a qui senza far rumore...

La sua confezione era molto ricca di cose. Ne avevo bisogno perché la crisi ha colpito duro questa volta.
Ho ricevuto una bilancia elettronica a pile con analisi dei grassi superflui. Ma quando sono tornato a casa mi sono accorto di avere un panettone dello scorso anno. Spettava a una persona che non era mai venuta a ritirarlo, forse potevo mandarglielo però fino a casa.

Dentro uno scaffale c'è un mezzo panettone artigianale dei giorni nostri, ha le uvette a vista che sembrano delle olive nere. Un salame di culatello è ancora avvolto nella carta paglia pronto per il taglio. Ma hanno portato anche una maglietta con il lupo Alberto, un vasetto con un alberello da tavolo e un albero più grande con le foglie di pezza.

Sul tavolo ho ritagliato dei pezzi di busta con dei francobolli. Una viene da Francoforte e ha un biglietto di auguri stilato e firmato a mano di una certa Heidi. Ci siamo incontrati per inaugurare un ufficio in centro lo scorso mese di ottobre quando si parlava di vino nuovo. Poi cè un libro avvolto in un foglio di carta di velluto rosso. Potrei aprirlo prima della fine dell'anno prossimo intanto che leggo l'ultimo della Sapienza.

sabato 24 dicembre 2011

Buon Natale

Ho camminato in punta di piedi per non sentire lo scricchiolio delle scarpe tra le pareti bianche e i pavimenti galleggianti. Il risultato è che zoppico anche dopo un mese, le corse sui marciapiedi del metro non sono servite a riportare le cose al loro posto. Mi ero fatto un regalo comprandole, dovrei ritirarmi da questa battaglia.

Una mattina ho preso i calamari giganti invece delle sarde per stare intorno a un piatto di spaghetti. Si sono accesi i lumini di argento ma tu forse volevi le triglie infarinate e fritte prima di girare le spalle e la schiena nuda piegata verso la finestra.

Mi hai portato una padella anti aderente per le feste e il tuo abito a fiori aveva una cerniera lunga fino ai piedi. Se tu fossi un fiore saresti un fiore di campo bianco, forse un giglio di San Giuseppe per la festa delle Verginelle.  Ho chiuso la bocca con la mia bocca, avevo sete di rabbia e di calore.

I racconti stampati nei fogli sono andati per i tavoli come dei volantini mentre leggevi la Zazzamita tra le voci dei bambini in corsa. Chi aveva preparato la caponata e chi la pasta con le melanzane.

Mi hai regalato un pupazzo dagli occhi a forma di uovo e ti ho raccontato la mia storia. Mi hai chiesto quando torni la prossima volta? Io ti ho detto presto, grazie dei cioccolatini. Ci siamo tenuti in braccio e tu hai preso un altro treno.

Buon Natale.

martedì 20 dicembre 2011

Il fiume tira pietre

Sondaggio del trapezista. Cosa vuol dire: "Non pare ma il fiume tira pietre." ?
E' valida anche la risposta alla domanda di riserva sul significato di:
- Lasciò detto Radica di kiuppu: "Amara pietra ca non pigghia lippu"
Il vincitore ritirerà un premio.

domenica 18 dicembre 2011

Pezzi di crosta

mi piace la piazza del mercato
l'idea di frugare tra le cose in giro
molta piu verità che in tanti posti normali
che frequentiamo tutti i giorni
devi scartare molto
se frantumi una mandorla o una noce
i pezzi di crosta vanno a coprire il seme
e devi prendere quello che hai cercato
cerco un grande amore o un'amicizia
non ho perso la speranza
non cerco nulla
lascio fare al caso

venerdì 16 dicembre 2011

Tocca a me

Ho regalato a Lorenzo un cofanetto di dischi. Aveva 15 anni, tre anni dopo mi ha detto che non mi aveva ancora ringraziato abbastanza. La raccolta di canzoni era uscita nell'85 in un megastore di dischi mentre nei viali della Stazione Termini i binari portavano i pendolari dai colli albani della provincia di Roma.

La mia ragazza aveva abortito un bambino che poteva essere nostro, dopo qualche mese mi avrebbe lasciato per un certo Enzo mentre io la tradivo con una ragazza della New age che ballava sui tetti al tramonto. Ho pensato in questi giorni che prima o poi ci tocca di fare qualcosa per la prima volta. Allora ho preso il disco e ogni mattina riascolto questa canzone.

Up to me (Bob Dylan '74)

Everything went from bad to worse, money never changed a thing
Death kept followin’, trackin’ us down, at least I heard your bluebird sing
Now somebody’s got to show their hand, time is an enemy
I know you’re long gone, I guess it must be up to me

If I’d thought about it I never would’ve done it, I guess I would’ve let it slide
If I’d lived my life by what others were thinkin’, the heart inside me would’ve died
I was just too stubborn to ever be governed by enforced insanity
Someone had to reach for the risin’ star, I guess it was up to me

Oh, the Union Central is pullin’ out and the orchids are in bloom
I’ve only got me one good shirt left and it smells of stale perfume
In fourteen months I’ve only smiled once and I didn’t do it consciously
Somebody’s got to find your trail, I guess it must be up to me

It was like a revelation when you betrayed me with your touch
I’d just about convinced myself that nothin’ had changed that much
The old Rounder in the iron mask slipped me the master key
Somebody had to unlock your heart, he said it was up to me

Well, I watched you slowly disappear down into the officers’ club
I would’ve followed you in the door but I didn’t have a ticket stub
So I waited all night ’til the break of day, hopin’ one of us could get free
When the dawn came over the river bridge, I knew it was up to me

Oh, the only decent thing I did when I worked as a postal clerk
Was to haul your picture down off the wall near the cage where I used to work
Was I a fool or not to try to protect your identity?
You looked a little burned out, my friend, I thought it might be up to me

Well, I met somebody face to face and I had to remove my hat
She’s everything I need and love but I can’t be swayed by that
It frightens me, the awful truth of how sweet life can be
But she ain’t a-gonna make me move, I guess it must be up to me

We heard the Sermon on the Mount and I knew it was too complex
It didn’t amount to anything more than what the broken glass reflects
When you bite off more than you can chew you pay the penalty
Somebody’s got to tell the tale, I guess it must be up to me

Well, Dupree came in pimpin’ tonight to the Thunderbird Café
Crystal wanted to talk to him, I had to look the other way
Well, I just can’t rest without you, love, I need your company
But you ain’t a-gonna cross the line, I guess it must be up to me

There’s a note left in the bottle, you can give it to Estelle
She’s the one you been wond’rin’ about, but there’s really nothin’ much to tell
We both heard voices for a while, now the rest is history
Somebody’s got to cry some tears, I guess it must be up to me

So go on, boys, and play your hands, life is a pantomime
The ringleaders from the county seat say you don’t have all that much time
And the girl with me behind the shades, she ain’t my property
One of us has got to hit the road, I guess it must be up to me

And if we never meet again, baby, remember me
How my lone guitar played sweet for you that old-time melody
And the harmonica around my neck, I blew it for you, free
No one else could play that tune, you know it was up to me

martedì 13 dicembre 2011

Fata

Voglio che tu sia sempre un'idea oltre che una realtà.

Le donne dal colle

Una sera romana in via Cavour la folla di donne passa come un fiume. Ragazze di venti anni con le sacche e i capelli sulle giacche di cuoio scendono dall'Esedra verso i Fori. In ordine sparso un mormorio continuo sale in via dei Serpenti all'angolo.

Le mura della città sono di pietra bianca o del travertino delle cave di Tivoli, le virgole disegnate fanno un'ombra sotto la luce. Alcune svaniscono all'altezza della parte più liscia sfiorata dai viandanti fin dalla fondazione dello Stato.

Sono le dieci della sera a Roma, i negozi sono chiusi e le saracinesche abbassate. Una latteria è ancora aperta come il bar dei souvenir illuminato al neon ma sono scomparse le auto e i motorini. Le donne arrivano dal monte, il colle dell'Esquilino. Ogni sera passano da qui e poi scompaiono nella strada in fondo.

mercoledì 7 dicembre 2011

La scomparsa della bici del verziere

E' a una svolta il mistero della bici d'epoca scomparsa. Il marocchino di piazza XXIV maggio, coinvolto in un giro di droga e prostituzione, ha ceduto l'officina di biciclette e tutto il magazzino. Ora è rinchiuso nel carcere di Genova accusato di malversazione e ruberie. Una fidanzata avrebbe portato alla rovina il giovane con richieste di denaro per migliaia di euro alla settimana.

La bici da verduraio con gomme larghe mancava solo dei freni a bacchetta. Ma per circa un anno e mezzo, prima di scomparire, la presunta mancanza dei pezzi di ricambio giustificava ogni tre mesi il ritardo nella riconsegna. L'officina era infatti insospettabile e ben avviata con lunghe code di clienti. Il precedente gestore titolare della concessione adiacente al mercato comunale era un siciliano di Bronte morto qualche mese dopo il subentro del marocchino e i suoi fratelli.

Rubata a un verduraio nel 1999 la bici di colore nero era passata di mano per poche migliaia di lire. Fino a che nel cortile di uno stabile di via Venini l'ho rimessa a nuovo con tintura, camera d'aria e copertone nonostante Angelo Puzzi. L'inquilino contestava l'utilizzo del cortile, termini di regolamento alla mano. Ma era noto per aver  installato la video camera sul portone di ingresso. Registrava coi suoi occhi il passaggio dei condomini facendo risparmiare sull'acquisto delle cassette VHS. Anche se poi la rapina al terzo piano nessuno l'aveva notata.

Ora una vecchia bici del verziere del tutto simile alla prima è stata avvistata, restaurata e perfetta, nei pressi di un mercato rionale di via Calatafimi della zona della Darsena, la usa il garzone del titolare di un bancone, che è un altro marocchino.

Più di recente ho rinvenuto abbandonate altre due bici. Una la vorrei regalare ma la persona deve ancora imparare a restare sollevata sulla bici. L'altra l'ho promessa a una giornalista proveniente dal triveneto che deve trasferirsi da Milano a Torino. Nel frattempo manca, nel saldo del traffico attrezzi, un lucchetto perché mi hanno regalato solo una catenella di ferro usata.


lunedì 5 dicembre 2011

Vedo da lontano

Quando ero ragazzo vedevo tutto benissimo da vicino e da lontano. Ora per distinguere lo shampoo dalla schiuma doccia ho bisogno degli occhiali. Non vedo più niente, le cose svaniscono. Sulla piattaforma del treno riesco a vedere la fine del marciapiede e il tunnel da lontano, ma non le scritte del telefono o le etichette sui muri. Perfino il viso della persone è sfuocato e me lo immagino, quelle che conosco.

Mentre il tempo passa, la strada davanti si accorcia. Adesso la distanza più lontana si avvicina e si allontanano tutte le altre cose accumulate che saranno sepolte dalla polvere. Potrei fermarmi adesso a guardare il riflesso del finestrino, la gente si guarda intorno e aspetta di salire dalla porta del treno. Scenderò alla prossima stazione quando avrò finito di guardare avanti.

domenica 4 dicembre 2011

Arrivato a mezzanotte

Avila è sempre presa dalle sue traduzioni, vive nel colle davanti alle montagne. Ha dei gatti che vanno e vengono nel cortile di casa e due bambine bionde coi capelli lisci come i suoi. Ogni tanto va in piscina e si immerge nel liquido per non parlare con nessuno. Ora traduce anche la teologia da quando il fidanzato è un pastore. Chris traduce senza pensare di mattina presto. Vive all'incrocio delle strade maestre della città e qualche volta le parla se la vede disponibile. Si accende una luce verde e la saluta dicendole: - Hei, baby girl.

Avila: ciao, come stai
Chris: bene grazie, e tu?
Avila: so und so
Chris: dove sei? ti sento nei paraggi
Avila: piuttosto male, ero nei paraggi ieri
Chris: ecco, lo sentivo
Avila: tornata ieri sera dalle nebbie di Milano
Chris: ho annusato nella nebbia
Avila: appunto...
Chris: the smell of the roses does not remain, ricorre il nostro anniversario in questi giorni
Avila: ah si? vero vero... nebbie...
Chris: da allora non ci siamo visti
Avila: già...
Chris: beh in tutto sono due volte in due anni
Avila: accipicchia! che record!
Chris: quindi sta arrivando il prossimo incontro nel giro di sei mesi secondo i calcoli della statistica interspaziale
Avila: solo che ormai mi sono resa conto di avere una fragilità in fatto di affetti e una capacità di mettermi nei guai, forse la cosa migliore sarebbe farmi eremita da qualche parte. Il mio fidanzato adoratissimo, il buon pastore, mi ha lasciato
Avila: è venuto domenica a Milano "perché stai male e voglio esserti vicino"
Chris: no
Avila: arrivato a mezzanotte, alle due di notte mi ha detto: ti lascio. fantastico!
Chris: la pecora
Avila: il pastore
Chris: si il bel tipo con tanti peli
Chris: con la barba fitta. e dunque? che cosa non gli va bene???
Avila: dice che ero perfetta, il suo ideale, un modo di rapportarmi a lui delizioso, dolcezza a fiumi, eccetera...
ma dice che si "è sforzato di innamorarsi", ma non ci è riuscito, e dunque prima che fosse ancora più doloroso ha deciso di chiudere, non sembra che abbia un'altra e non è successo niente di speciale. bah! un dolore lancinante e sto qui così insomma, per un verso o per l'altro, soffro comunque più o meno allo stesso modo
Chris: sei sempre trafitta dalla spada come la santa, potresti fare la santa, anzi sei una santa
Avila: see, è che io mi impegno
Chris: il problema è questa storia dell'innamoramento
Avila: ci tengo, ci metto energie, amore, dolcezza, appunto, e così vengo ripagata. Ma da questa sta cosa non si esce: perché io SONO così, poi, non so: magari "faccio paura"? ah, ma per lui evidentemente contava. forse ancora non ha capito che non si tratta di quello. in quel senso è giovane, io non sono così giovane: l'ho capito, stavamo bene insieme, facevamo lunghissime conversazioni, cose insieme di vario tipo, boh, che puoi volere di più?
Chris: .mmmm, tu fai paura?
Avila: eh dimmi
Chris: non so come sei quando fai paura?
Avila: magari qualcosa hai notato, che ne so, magari uno crede che io sia un'assetata di sesso, oppure che io sia troppo schietta, che dico cose, anche di me, che possono far paura
Chris: sei un caso interessante, prima o poi ne veniamo a capo
Avila: uff

mercoledì 30 novembre 2011

Silenzio al microfono

Un tizio giapponese torna a casa la sera negli anni '60, si siede in poltrona e mette le cuffie. Per ascoltare il silenzio che ha registrato su nastro. Un giorno di un weekend è andato fuori città con microfono e registratore professionale. Si è piazzato e ha registrato per due ore il suono intorno.

L'apparecchio di alta fedeltà riproduce il suono dentro le cuffie, poi il giapponese va a letto e dorme. La stanza è immersa nella notte e nel rumore dei suoni di dentro e fuori la finestra. Il giapponese non ha messo i tappi perché la sordità non è silenzio nè la tranquillità.

Il tappo alle orecchie sarebbe come la stanza insonorizzata delle carceri. Allora lascia le orecchie libere di ascoltare i rumori della strada, i suoni e le parole dentro la testa. Le due ore di silenzio registrato domani sera le riascolterà ancora, senza essere disturbato.

sabato 26 novembre 2011

Parte di me

Starei insieme a te per tutta la notte
Non voglio staccarmi
E' come perdere un pezzo del mio corpo

giovedì 24 novembre 2011

Come Lea

Il tavolo ha le righe rosse incrociate alle bianche. Si mangiano le pizze e le solite cose in salsa napoletana, ora anche surgelate e tirate fuori ad arte. Alle pareti sono appese le foto degli attori e delle comparse. I teatranti ridono verso i commensali dalle cornici, i cantanti con un microfono davanti. Totò ha la bombetta, Peppino la coppola e Marcello il cilindro sulla testa.  Qualcuno è vivo, qualcuno è morto, c'è una foto del presidente Berlusconi abbracciato al proprietario.

- Mi ricordi Sandra Milo
- Pensavo di assomigliare a qualcun'altra. Infatti un mio amico..
- Forse sei più un misto tra Lea Massari e la Sandrocchia
- Ma lei ha 70 anni. E chi è questa Lea Massari?
- Qualcosa del sorriso e la forma degli occhi. C'è un film sui rapporti tra madre e figlio di Louis Malle.

Lei si morde il labbro superiore con i denti inferiori su un lato della bocca. La sera prende psicofarmaci per dimenticare il fidanzato. Un traditore che se n'è andato per un'altra che ora gli batte i pezzi e fa l'oca mandandogli delle canzoni. Da quando ha conosciuto gli Amici di Cristo si confessa con un frate. Si è presa un senso di colpa per tutte le cose fatte al marito.

Il seno traspare dalla camicia e anche le rughe si ingrandiscono, sono dei solchi a forma di falce che scendono dal naso verso la bocca. Il cameriere ha la giacca bianca con la fascia nera sullo stomaco, parla del sonno di tutte le sue notti. Di come è meglio andare a letto senza bere neanche una birra. Ci alziamo senza aspettare il conto delle pizze. La cassiera ha sentito tutto e incassa dalla carta bancomat, come una sacerdotessa ai tempi dei fenici.

lunedì 21 novembre 2011

Fog & Amphetamine

Grazie amici, il concerto è finito. Poi biascica il nome di Tony Garnier al basso. Bob Dylan a Milano con Mark Knopfler ha suonato per cinque mila persone al Palasport del basket di Assago. I musicisti hanno lo stesso abito tranne il cantante, alcuni portano un cappello e lo tengono in mano per ringraziare.

Restano in piedi con le luci della ribalta sulle facce bianche di cera mentre in tanti chiedono il solito bis. Ma lui si gira sui trampoli, gli altri prendono a camminare in fila indiana verso il retro, scansando il trespolo con la pianola gialla. Quando canta vorresti farlo smettere. Quando finisce vorresti che non finisse mai.

Fuori nei vialetti vendono le magliette nere con le date del tour, le felpe e i cappelli di lana. Il gelo è sceso in due giorni sui campi della periferia. Motori accesi fermi nella notte, fari e nebbia tra le ruote, le lamiere dei paraurti bloccano le uscite delle portiere. Mille auto sono bloccate nel parcheggio incustodito dai napoletani e dai bagarini perché lontano la porta di uscita è troppo stretta.

I guard rail si accendono di luci a intermittenza per le altre auto in corsa più lontane. Sono passate le ore 24, la gente stordita dal suono del rock n'roll se ne sta in macchina pensando di tornare tra le lenzuola della notte prima. Ma i gas di scarico si confondono con la nebbia, entrano dalle fessure delle prese d'aria e si mescolano all'aria calda del riscaldamento forzato delle automobili.

Una signora parla con la figlia e ride per quanto ha visto. La figlia è alla guida e sembra aver fretta di sfondare la portiera dell'auto di fronte che ostacola il cammino. Qualcuno spegne le luci per risparmiare, altri fanno le luci a quelli davanti e tutti sono legati ai sedili con le cinture allacciate, pronti a scattare in avanti o a fare una manovra intelligente per superare la coda.

In lontananza arrivano le guardie giurate e i vigili urbani dalla città. Agitano delle palette con indosso una camicia gialla. Nessuno preme il clacson, c'è chi ascolta le note del concerto del 1964 alla Manchester Trade Hall. Un'armonica sottile commenta la quarta strofa prima di concludere con la quinta. Dice il cantante: Then take me disappearin’ through the smoke rings of my mind / Down the foggy ruins of time, far past the frozen leaves/ The haunted, frightened trees, out to the windy beach /Far from the twisted reach of crazy sorrow

lunedì 14 novembre 2011

Mi ama

Se tu provi per un altro le cose che hai provato con me, allora sono geloso.
Se tu senti ora per un altro le cose che hai sentito per me, dopo, allora sono geloso.
Se invece tu mi consideri sempre il tuo amico, il tuo amore, allora non sono geloso.
Io amo chi mi ama, non posso farci niente, anche se poi non ci sono, forse sono pazzo, ecco.

giovedì 10 novembre 2011

Quotazioni

Il rosticciere prima della Posta quota a 4,40 euro un panino con pesce spada affumicato. Lo riporta su una lavagna sul trespolo una scritta in gessetto bianco. In pochi giorni il prezzo del panino del giorno è sceso di 10 centesimi, un sandwich al Salmone scozzese selvaggio era quotato anche a 4,50 euro.

Si mangia in piedi osservando le tartine esposte. Mi sono chiesto come venti anni prima: -A quanto le lumache bourguignonne? Il gestore ha i capelli bianchi con riporto sulla pelata. Gira in bici da verduraio con gomme rinforzate. Si ricorda sempre di tutti i clienti e a capo chino ribalta il sellino.

Più avanti in via della Speculazione il locale Jpeg ha lanciato la formula Vieni al bruch della domenica. Ha il problema di velocizzare gli ordini ma la qualità delle sedie e il design sono di prim'ordine. Una macedonia di frutta esotica può essere servita tagliata fresca a otto euro. Nel frattempo guardi le foto artistiche dei reporter.

Il negozio di gioielli irlandesi vende pietre a meno di 100 euro. Si può entrare e guardare mentre il gestore attacca un sacchetto alla confezione. Nel mentre rilascia lo scontrino e la garanzia prendo la chitarra acustica e suono qualcosa. La tiene appoggiata su un lato e la tentazione è forte.

Per solo un'euro il sarto cinese attacca un bottone al cappotto in una traversa. La stanza è piena di roba e sacchetti di plastica che ormai gli scaffali sono finiti. La moglie del sarto è piccola ma graziosa, lui è alto e forte. Dietro una tenda ti siedi e aspetti la fine del lavoretto sui pantaloni.

mercoledì 26 ottobre 2011

L'uomo in ammollo

Sono le dieci e mezza di mattina di un giorno mercuriale. Una mattina che la cassiera sorride, il figlio ti fa il caffè e l'araba del tappeto nel deserto offre un the verde.

Alla fermata del Duomo l'uomo in ammollo entra dalla porta. Alto e con gli occhiali, magrissimo, la faccia lunga da musicista jazz, Franco Cerri poteva far finta di nulla e invece è stato gentile. Gli sorrido e lui mi dice buongiorno senza avermi mai visto prima.

Lo vedo da almeno 45 anni, era senza occhiali e portava la camicia bianca tapezzata di sugo. Sorrideva dello stesso sorriso di oggi, versava un pò di polvere nell'acqua alta fino al collo e aspettava il risultato. Quando le macchie nere erano scomparse Franco mostrava la camicia asciutta e stirata adagiata sullo sterno.

Lui ride e sposta la sua testa verso di me. La gente non lo riconosce. Sembra un angelo con l'impermeabile beige allacciato e la borsa di pelle con la maniglia di pelle.
- Quando il prossimo concerto?
- Non a Milano. Vado fuori anche se mi pesa viaggiare adesso e non so quanto durerà.
- Maestro, lei è il massimo per me. Alla sua età...
- Ho 86 anni
- Ecco lei è un personaggio eccezionale, fin da quando..
- Abbia messo in piedi una scuola di musica con Franco Intra
- Certo, il pianista. E' stato un onore per me.
- La saluto. Buona giornata.

martedì 25 ottobre 2011

Il medico sul baratro

Si presenta come fosse qualcuno che balla nel buio, io mi presento come un segnalatore stradale.
- tu hai investito in titoli? cioè hai comprato bot, btp, cct o fondi?
- solo fondi, non voglio bot italiani
- allora sei esperta
- non direi, mi informo un pò
- possiedi una casa?
- certo, per fortuna
- hai un mutuo da pagare?
- ma sei del fisco ?
- no, ti ho dimostrato che stai bene, come te altri milioni di italiani, quindi fai parte della categoria dei risparmiatori che guadagnano e che si lamentano
- quello lo sapevo già, grazie... ho anche un lavoro sicuro, guadagno meno certo, come tutti., mica mi lamento, penso che ci lamentiamo perché non condividiamo l'impostazione economico-sociale che ci sta trascinando nel baratro, e perché non abbiamo più nè sogni nè prospettive
- ma forse le notizie negative influenzano troppo l'umore, bisogna fare la tara
- infatti io non leggo più nessun giornale, preferisco il titolo che compare on line e basta, preferisco non "sapere", che poi in realtà non sai nemmeno quando leggi
- tu sei medico di cosa?
- ospedaliero, ahimè.. lontano dalla pensione, tu lavori da casa?
- a volte si, posso scrivere anche da casa, tutti i giorni lavoro da casa
- che comodità, anche qui però mi va bene, io lavoro vicinissima, un attimo c'è un informatore..
- hai delle foto?
- come faccio a immaginarti?
- tu come pensi?
- sei bionda, occhi verdi, fisico bellissimo
- ma non riesco a immaginare il tuo sguardo, come sei quando parli
- vedi che lo sai
- questo ancora no, ogni persona è unica per il suo modo di essere
- giusto...
- e io non so come sei
- certo le apparenze a volte ingannano
- a volte mi sembra di incontrare sempre lo stesso tipo di persone quando salgo su un metro, ci sono delle categorie di persone che si ripetono mentre ti passano davanti
- certo, perchè non ti intrigano
- per esempio a te cosa intriga?
- una persona sulla mia lunghezza d'onda, con cui si parla, ci si intende, che trovo intelligente e che sento la voglia di rivedere
- sono d'accordo, è la voglia di rivedere che ti fa sentire viva, il desiderio di qualcuno è la voglia di esserci
- no, perché mi fa sentire meglio, nella mia vita sto bene già cosi, mi manca la ciliegina, penso come tutti..un affetto che illumini la tua giornata, che scalda la serata, ecco
- luce e calore, è quello che vorremmo tutti
- esatto, sembra cosi difficile però.. forse sono le fantasie di chi ha l'essenziale, come dicevi tu prima

mercoledì 19 ottobre 2011

In confidenza

Per tanti anni ci siamo dati del lei ed eravamo quasi intimi. Al punto che si parlava di chitarre e di vino in bottiglia da regalare. La salutavo al suo ingresso mentre passava da una stanza all'altra. La chiamavo Grafica del Giovedì perché si palesava quel giorno alle mie spalle. Sorrideva gentile e non parlava con nessuno.

Poi si è seduta a un tavolo ed ero io andare da lei, il capo chiedeva gli straordinari e lei obbediva. Per mesi abbiamo aggiornato delle pagine e tanti numeri in colonna. Una rubrica dal titolo coi raggi X era il nostro appuntamento. Lei apriva lo schermo e io guardavo la sua guancia. Lei muoveva il mouse e io guardavo lo schermo.

Ora siamo lontani perché si lavora meglio da casa con il cane sotto il tavolo. Non si deve prendere il tram o rientrare la sera tardi. Le cose vanno meglio con le tabelle, le pagine sono diventate più piccole e a colori. Ogni anno d'inverno lavoriamo insieme. Ci regaliamo qualcosa a Natale e abbiamo deciso di rompere il ghiaccio, possiamo darci del tu.
- Si va bene.
- Metterei -analisi legenda nella linguetta. Cosa ne dice?

 La sua figura cammina con le scarpe basse, i pantaloni e il maglione largo. Apre gli occhi azzurri, li aveva tenuti bassi. Scuote la testa, le spalle rivolte verso l'interno. Io vedo il suo nome su uno schermo e delle parole parlate che si scrivono lettera dopo lettera. Sento la sua voce al telefono per correggere le pagine. Ci diamo del tu adesso.

lunedì 17 ottobre 2011

Ti stavo pensando

Mi fa piacere vederti, ho bisogno dei tuoi baci. Ma non mi chiedere quando andiamo al mare o quando faremo un risotto con i funghi. Ora non posso farci niente, sto camminando sotto il sole. Stanotte qualcuno mi ha colpito al cuore e io la perdonavo, era un sogno.

E' impossibile legarsi con te o con un'altra. Non potrei sopportare di lasciarti se devo lasciarti. Non potrei essere abbandonato neanche io da te. Voglio evitare il trauma del distacco, una scena che ripete un abbandono. Qualcuno che se va e che lascia solo qualcun'altro perché ha da fare cose importanti.

Un pistolero vestito di nero avanza nel sole e nella sabbia, le case di legno sono vuote. Il vento muove le insegne dei bar e dello store, finché qualcuno gli spara da lontano. Il cappello sulla testa si muove e poi cade. L'uomo a cavallo guarda nel cielo azzurro e i suoi occhi sono coperti dall'ombra, dal nero delle nuvole che si avvicinano.

L'acqua fredda non mi gela, scivola via da dove casca. Il tuo calore è diventato un mio diritto, una fornitura come il gas metano. Abbiamo fatto un giro di danza, come una bambola ti muovi e la frangia copre ogni cosa. Scuoti la testa verso un lato, parli da sotto la tenda dei capelli. Non sai dire se è vero o non è vero niente.

lunedì 3 ottobre 2011

Pinco Pallino XIV

Beatrice, mia nipote, ha raccolto l'uva con il suo coltellino nero. A momenti lo perdeva come aveva perso la bambola a teatro. Stavolta non piangeva, c'era anche la bimba rumena e i fratelli a portare le casse. Sopra Franco Sancho Panza litigava con Christi per le cure alla pronospera. Sotto Pippa e Nino, seduti a guardare, facevano ogni tanto un cenno con la mano.

Osvaldo, venuto dalle montagne dell'Asia, si è portato appresso i cioccolatini di Cuneo con il rhum. La scatola più bella dei bacetti di Fossano è di vimpelle rossa, targata Giuffrida emigrato nelle Langhe. Aveva lo stesso nome il capellone studente di S.Maria di Licodia, il fabbro di ringhiere Nino o il cugino fotografo di Marietta Sciacca.

Tra marrikkiti e marrakkiti abbiamo totalizzato sessanta nove casse e mezzo, considerando l'annata poteva andare peggio. A chi gli mancò il legame del frutto e a chi gli occorse un altro danno, tanto che il prezzo è arrivato a un euro e dieci. Verso le due Bonanno ha fritto sei arancini al ragù, e prima della pioggia intorno al tavolazzo con i peperoni di Mimma e il vino vecchio il discorso cade sull'albero sopra di noi. Il pistacchio che fa ombra, va bene, ma non diventa manzo fino a quando non viene il compare di Bronte, l'unico che lo può innestare.

La cantina ha quattro botti, ognuna da 500 litri. Ne abbiamo riempita solo una. Il tappo rotondo a vite di ognuna contiene una pallina di vetro colorata. Il gas nel vino, detto anche nervino secondo Totti, sale verso l'alto e la pallina non fa entrare aria. Tutto fermenta in natura non solo l'uva e il succo d'uva. Dopo decenni il vino continua a cacciare le impurità e lascia un fondo di bottiglia.

I batteri attaccano gli zuccheri e li trasformano in alcol etilico, il liquido dopo mesi e settimane prende il sapore della buccia dell'acino. A seconda dei fiori intorno la pallina di uva nera o bianca assume il profumo dei fiori di di mele piantate a fianco da Zio Johnny oppure dei cachi di Don Malafigura o del fico o delle albicocche. Anche certi fiori bianchi, piccoli e pungenti, spalmano odori sopra l'erba al camminare.

Da oggi è arrivato il gatto in cantina, il vino prenderà qualcosa dell'odore di Pinko Pallino XIV. Lo ha regalato la zia Cetti con la scusa dei topi invasori o della visione subitanea della serpe nera. Ha tre mesi e mangia solo crocchette. Forse la serpe ero uno scorsone buono, forse se n'è già andata via per i tetti.

Christi, il ragazzo con quattro figli dai Carpazi del paese di Jasi, si butta a capofitto, cerca la serpe sotto la lavatrice o dietro il muro. Niente, è tutto a posto. Ha la sua moglie Nadia che è piccola ma ha il naso da pugile, lui invece ha la fronte arcuata, un bel sorriso da pescatore di carpe nel fiume e il fisico da pugile. Il figlio più grande si chiama Jonutz, io ho detto - Giovannuzzo, e lui mi ha abbracciato.

Insieme seduti a fianco siamo partiti verso l'ovest una mattina con il sole. I sacchi di lenzuola, con le scarpe e le bambole, erano gonfi come i teli al vento dei mormoni verso il Dakota. Jonutz mi guardava ogni tanto negli occhi. Con una mano stringevo gli occhiali, con l'altra guidavo il carro verso la strada e le colline.

sabato 24 settembre 2011

Terminal 2

Alcuni vanno a Barcellona, altri vanno a Palermo.
Io vado a Catania. Ma era il giorno perfetto per il lago e la barca.

mercoledì 21 settembre 2011

5,3 piedi e 110 libbre

Noi due ci somigliamo. Ma non è solo anatomia.
E' il tuo sguardo che va in fondo al mio.

martedì 20 settembre 2011

Termos dinamica

Lei è partita per Sorrento con la sua valigia e mi ha detto: - Come faccio con il frigo?
Le acque reflue del freezer abbandonato e spento potrebbero andare sul parquet.
Ho detto: - Ci penso io.

Lei esce e mi lascia le chiavi. Capovolgo il frigo verso l'alto, una soluzione perfetta, l'acqua resta dentro e al massimo fa un po di puzza  ma non si rovescia. Spengo il cd, mi lavo le mani, aggiusto le coperte sul letto e dormo quei dieci minuti senza scarpe.

Ma dal taxi verso l'aeroporto lei telefona e dice: - Forse abbiamo fatto una corbelleria. C'è un tipo di gas nel vano posteriore del frigo, potrebbe rovesciarsi anche lui. Sarà stato il tassista ad avere questa idea - penso io.

Allora dico: - Bene, allora prendo il frigo e lo rialzo verso l'alto. Ma non troppo perché potrebbe uscire l'acqua per la pendenza. Così lo appoggio alla parete e resta in bilico con la porta aperta e in diagonale. Come un'oblo sul mare in tempesta, come una scatola bianca appoggiata, come un volume solido su un piano inclinato.

Lascio tutto per bene e faccio per andare. Il lavabo ha una saponetta carina profumata. La vasca è verde come quelle arabe dell'hammam. Sono solo nella casa di un altro ma è come se fosse la mia casa. Mi devo occupare della tovaglietta e delle posate.

Abbiamo mangiato le cose vegetariane comprate sotto casa perché l'osteria era chiusa. Ora i resti del tutto sono in giro. Non posso lasciare la casa sporca, in fondo è diventata anche casa mia. Le lenzuola e la federe sono diventate mie. Profumano di bucato, sono rosse e lei ha lasciato qualcosa di arabo appeso in giro tra le lampade.

Ora sono passate le settimane e sono tornato nella casa. Per entrare ho cercato di aprire la porta di un altro, avevo sbagliato piano. Il frigo si è messo in piedi da solo. L'acqua non c'è più, è solo rimasta una macchia sul parquet. Perdonami nomade delle Madonie, dammi un bacio.

giovedì 15 settembre 2011

Agenda & news

Inflazione

Dopo la sconfitta dell'Inter in casa contro i turchi della Trebisonda si riunisce il comitato di affari delle 13,30. In via della Speculazione il fornaio ha portato le quotazioni del panino al sesamo a circa otto euro al chilo. Sarà avanzata una formale protesta anche contro il rosticciere Pierino e sua moglie, l'olandesina zoppa dal caschetto nero. Infatti il vitello tonnato è passato da 45 a 65 euro al chilo.

Durante il meeting la rappresentanza del quartiere dei ricchi potrà confrontarsi discutendo sul tema Facciamo la vendemmia insieme? L'annata si presenta interessante per la qualità del prodotto. L'uva di quest'anno è stata curata da Cristian il rumeno buono e sua moglie Nadia. Insieme alle persone di famiglia si raccoglierà l'uva della collina. E' possibile che il commensale si faccia avanti con la proposta Voglio assaggiare il latte di mandorla.

Reputazione

Si aprono le manifestazioni di accoglienza della nomade delle Madonie. Il ritorno a casa entro le cinque del pomeriggio di un giorno del mese sarà preceduto dall'operazione di pulizia del frigo lasciato riverso sul pavimento. Il ghiaccio accumulato nel freezer del frigo spento, infatti, è rimasto a sciogliersi nelle ore successive alla partenza.

Può darsi che qualcuno è entrato dalla finestra lasciata aperta. Devo farmi vivo prima che lei ritorni e mi abbracci togliendosi di botto il lungo abito. Seguirà un trip verso la stanza a fianco alla ricerca della posizione perfetta per fare l'amore per ore evitando rumori molesti.

Willow scampa al coyote

E' ricomparso a Manhattan un gatto disperso cinque anni fa nel Colorado. Lo riporta una notizia di agenzia. Willow, scomparso da una casa vicino le Rocky Mountains, è stato ritrovato mercoledì nell'East Side; e presto sara' riconsegnato alla famiglia. Sarà messo su un aereo e riunito alla famiglia, che da tempo ormai aveva perso le speranze di rivederlo. "Sorpresi e scioccati" i proprietari, quando sono stati chiamati dall'associazione animalista che si occupa di cani e gatti randagi a New York, Animal Care & Control.

"Ci sono decine di coyote e gufi qui intorno", ha commentato Jamie Squires. "lei era minuscola, abbiamo messo i manifesti 'perso un gatto', ma abbiamo pensato che fosse stata mangiata da un coyote". La micia, dal pelo nero e con macchie marroni e bianche, e' in ottime condizioni, pulita e anche robusta: "E' ovvio che qualcuno se ne e' preso cura", ha detto uno dei responsabili di ACC.

martedì 13 settembre 2011

Di notte

Sento parlare, c'è qualcosa che sbatte. Chi mi vuole a quest'ora, si son fatte le tre.
La mia stanza è ventosa, peli del gatto, come balle di fiori nella prateria.
Una ragazza coi ricci aspetta sul fiume. Vede da giorni il suo amore svanire.
Ha deciso di farmi una proposta perfetta. Vieni da me, ma non sono più sola.

Katty l'Atzeca mi vuole stasera. Quattro figli in vacanza, occhi di marvizzo.
Ci vediamo sulla strada da Calvin Klein. Dove un tipo albanese mena una tipa.
Ma non è lei la giovane tipa. I guardiani di notte si parlano in cerchio.
Lei sbuca da un muro e poi sale da me. Mi attacca un bottone, si beve la birra.

E Monique accende il suo fuoco vicino. Lamenta di un libro e della sua noia.
Di tutte le cose strane che ha fatto, stavolta ti prego me ne basta una.
Ha una gonna di stucco a colori di bambola, un amore perduto dopo i tre anni.
La prof si inquieta e si scuote i capelli. Mi ha fatto l'esame, ormai sono bocciato.

venerdì 2 settembre 2011

Due a due

L'argentina ha un fratello ed è fidanzata con il cugino di secondo grado.
L'architetto ha una sorella a Napoli. Tutti e due hanno messo alle pareti la faccia della nipote.
Una è andata ora dall'amica a Catania, l'altra farà un giro nel Mediterraneo.

La casa è piena di carta straccia, il soggiorno è verde e il pavimento di teck.
Ci sono dodici gonne appese al muro e tante salviette a colori ripiegate.
Hanno cacciato le scarpe dentro una valigia. Alla rinfusa prima di andare.

Una ha riportato indietro la bombilla del Mate, l'altra mi ha lasciato le chiavi di casa.
Prenderà un taxi dall'aeroporto e vorrebbe un numero da chiamare.
C'è voluto il mio peso per tirare la zip e chiudere il bagaglio nella stiva.

giovedì 1 settembre 2011

L'uovo alla cocca

Invece di cucinare basta fare un buco, bere l'uovo di gallina e andare a letto presto. Sopratutto dopo una camminata nel pomeriggio e la riunione con te. Il sapore dell'uovo crudo me lo ricordavo diverso, però. C'era il grasso del mais o il becchime e qualche verme raccolto per terra. Questo era insapore, lo stesso gusto delle cruscaglie che mangiano le galline. Meglio così, il liquido è calato prima senza fare rumore.

A darmi il colpo di grazia una camminata sul viale al tramonto, a parlare con un tipo de Il Limone, cucina con pizza, e la sua cameriera di S. Filippo di Agira. I ristoratori in crisi come questo hanno la sala vuota, la mappìna bianca sullo stomaco, e attaccano bottone con quelli che passano e osservano il menu. Se non fosse per l'insegna a caratteri di colore giallo limone su bianco al neon sarebbe stato carino mangiare all'aperto un'impepata di cozze per soli 9,90 euro.

Ho aperto lo sportellino dentro il frigo dopo aver aperto lo sportello grande e cercato di aprire la confezione di plastica bianca con le sei uova fresche, è meglio appoggiarla sul ripiano del tavolo. Certe volte i bottoni ai quattro lati sono così duri che si aprono di scatto. In quel caso una parte del bianco dell'uovo, la prima a uscire, può cascare e si infila sotto le ruote del freezer o i gommini del tavolo. Il tuorlo, invece, può rimanere intero sul pavimento e questa è la prova della freschezza fuori dal guscio sgangàto.

L'uovo à la coque è meglio dell'uovo crudo, per quanto è lesto in confronto al tempo di accendere il fornello e aspettare che l'acqua spingolìa. Può succedere che in pentola resta mezzo crudo nella parte che affiora dall'acqua, ma con un pezzo di pane a forma di cucchiaio poi lo spalmi sopra e raschi il fondo del guscio.

Quando gli uffici chiudono nel viale si aprono ampi spazi tra le vetrine. Passano i tram con le luci accese, i ragazzi si organizzano per l'aperitivo sul marciapiede più bello dell'altro viale. Camminando sento delle voci ma non c'è nessuno intorno.
- Vado a prendere una brasiliana e poi ti richiamo
- A che ora passa il prossimo treno per Treviglio?

Ottobre cancellerà l'idea dello spuntino sul marciapiede, di vedere passare qualcuno e fare quattro chiacchiere tra vicini di tavolo a proposito di ogni cosa. Ieri tessevo le lodi del Pane con la Milza per le strade di Palermo all'araba che pratica lo yoga anche ad Amburgo. Ha detto che le piace solo Pane e Panelle perché è vegetariana. Che strano, io adoro il panino alle frattaglie. Mi riempie di gioia.

lunedì 29 agosto 2011

Maglietta da wind surf

L'araba delle tende con il the verde e il tappeto sul deserto, al sorriso, gonfia la bocca verso un lato. Un dente incisivo sale sopra un altro fino alla gengiva, sorride come una bambina a bere l'aranciata. Mi guarda da sopra le mani giunte, la nomade dagli occhi tondi. Uno si apre uno quando l'altro scende sul bicchiere tra le dita.

Parla di un lavoro per uno stilista, dei mobili per la vetrina e di una strada piena di lusso e vuota di persone. Per sentirmi a mio agio, dico un gran bene del ristorante Gold di Dolce & Gabbana. Ho appena comprato uno scolapiatti di acciaio inox in una bancarella di roba difettosa.

Portavo un pantalone corto e una maglietta da wind surf che mi aveva regalato la zia Waller. Lei aveva deciso di sedurmi da come mi guardava. Non si sentiva il suo odore e la consistenza della pelle. Sembrava, però, che volesse andare ovunque fosse pur di andare. Infatti quando abbiamo scelto la bevanda ci siamo accordati sul ghiaccio da aggiungere e le cose hanno cominciato a prendere il verso giusto.
- I tuoi polsi sono bianchissimi.
- Dipende solo dal fatto che in spiaggia resto sotto la tenda.

Senonché il ghiaccio è arrivato solo nel mio bicchiere forse a causa di una gelosia della cassiera cinese. Che era bellissima, le labbra grandi e gli occhi neri. D'altra parte mi ero già invaghito di una barista in un'altra parte della città e c'è un limite a tutto. L'arredatrice del lusso, allora, si alza e va a chiedere il ghiaccio dentro il suo bicchiere. Ora e subito al bancone. Era di origine magrebina, si è scoperto, e si capiva per il colore nero delle labbra. Da piccola aveva girato le Alpi di Trento, ora gli è rimasta da fare una casa a Petralia comprese le scale.

Con la scusa del colore delle falangi le ho stretto le mani, una vecchia tecnica delle feste in casa degli anni settanta, e accarezzato l'interno del palmo. Le dita di Monica si sono aperte verso di me, le righe delle linee di una mano erano simili alle mie. Anche i polsi e le vene dell'interno braccio.
- Che giorno sei nata?
- Il 13 settembre. Perchè?
- Adoro le ragazze nate da marzo a ottobre.

Purtroppo si era fatto tardi e mi aspettavano per una riunione di condominio. Avevamo cinque minuti e lei doveva ancora comprare il giornale all'edicola. Il suo abito aveva una specie di spacco come fosse una danzatrice del ventre.
- Sali in macchina allora, ti accompagno
- Che gentile, mi hai aperto lo sportello.
- Non sono gentile, volevo baciarti seduto accanto a te.

mercoledì 24 agosto 2011

Profumo di intenso

Vorrei baciarmi da solo ma non posso. Da quando ho scoperto il profumo per uomo sono diventato un dipendente. La mattina faccio la doccia, guardo il contenuto della bottiglietta gialla, poi scelgo quella arancione. Cospargo il petto, spruzzo verso i fianchi e poi dalla camicia sale il profumo della pelle. Il caldo amplifica gli odori, tanto che ora fa quasi male la testa di quanto è intenso l'Ambra di Oriente in confezione nera.

Avevo deciso di diventare stilista e ristoratore oltre che fotografo e domatore di tigri. Di conseguenza ho brevettato il primo marchio, senza contare il Profumo di Intenso uscito fuori proprio stasera facendo i titoli. Il nuovo marchio di marca, infatti, è Sciàuro di Puppo, un profumo che può anche diventare una linea di abiti, di borsette e di altre cose che ancora non so di preciso. Lo decideranno quelli del marketing operativo. L'aroma del Sciàuro di Puppo è molto intenso al passaggio davanti casa della persona che lo indossa. Un profumo della linea SdP ha bisogno, infatti, di interpretazione adeguata anche se si tratta di essenza Uni-omosex.

Di fatto il Puppo sarebbe una parola derivata dal gergo dei barbieri. Un Puppo è un Polipo, una metafora di qualcosa che si avvinghia attorno a te. Ecco perché il claim potrebbe essere Sciàuro di Puppo, il profumo che si attacca attorno a te. Per alcuni, però, Puppo è anche una metafora di gay o omosessuale o persona con orecchio pendente.

 Dunque basta un odore, un sciàuro, un accenno di odore di pesce fresco per riconoscere il vero Puppo. La parola sciàru è accentata sulla lettera a, mi raccomando ai dicitori. Se vedi qualcuno e lo vuoi segnalare a un amico puoi sempre dire:
- Non senti sciàuru di puppo?

giovedì 18 agosto 2011

Fili neri

Vedevo solo i capelli, una cuffia di fili allisciati, un caschetto nero come quello di Satanik. Quando cercavo di spostarli verso la nuca altri fili neri ricadevano in avanti. La sua testa girava sull'asse e poi tornava indietro ma non mi guardava mai. Il volto era invisibile, era nascosta la fronte, gli occhi e il mento. Solo una serie di capelli sottili sordi al tatto, forse una parrucca, cadevano a coprire. Come una tenda per le mosche o le zanzare appesa alla porta di un cortile per l'estate quando di giorno il sole acceca e la casa dentro le pareti resta fresca.

La tenda di fili plastica si muove e l'aria passa da una stanza all'altra, sui tappeti stesi sul pavimento con i giochi da bambina. I giornali a fumetti sono sparsi per il soggiorno, leggo una storia di pirati e furfanti mentre i suoni dalla cucina o un canto di donna portano per noi della frutta fresca, le ciliegie o le pesche. La sua canzone vola tra le stanze, parla di un colomba o di soldati che vinceranno la battaglia sui monti. Il caldo è rimasto fuori, la mia casa è come un tempio indiano con gli odori di petali e le lenzuola agnutticate ancora umide a stirarsi da sole.

Una parte della schiena della donna con caschetto si era appoggiata di traverso, la pelle bianca fredda come neve, un odore simile al latte di mandorla o alle ceramiche cinesi. Agitava la sua lingua fatta a punta, le labbra e il suo profilo da lupa erano nascosti nell'ombra della sera dal profilo della parete. La luce d'oro di una candela alla lavanda accesa dentro un bicchiere per la collezione di bicchieri da cera, una radio di blues a intermittenza ha suonato fino a quando ci siamo fermati. Ha detto che poteva aspettarsi di peggio da un giorno come questo.

I capelli neri di stoppa hanno una riga orizzontale sopra le sopracciglia rasate a zero. La geometria del triangolo stride, perciò, con la figura esile e le scarpe basse con fili bianchi di pelle. Mi guarda per salutarmi dal basso e scuote il capo.
- Ero una bambina quando sono andata per quei boschi, e ora con te.
- Bevi ancora un bicchiere di questo latte.
- Avevo dimenticato quelle cascine e l'odore dell'erba secca.
- Lo mettono nel tetrapak dalle parti di Parma, ma la ricetta è un segreto siciliano.

mercoledì 10 agosto 2011

Street journal

Lei è piccola come una cavalletta in piedi con la borsetta, aspetta davanti alla porta con un vestito blu raso di lamé e le scarpe nere di vernice col tacco. Il marciapiede è stretto e anche la strada, mentre le auto sono larghe come un bus lanciato nelle autostrade della prateria.

Ogni tanto un sanpietrino scoppola via dalla sua sede, gli altri sono lucidi e neri, e quando arrivano gli operai con la tuta arancione a ripararli non sanno più come conficcarli nella terra. Ci vuole la sabbia, l'acqua e la subbia. Ma è più pratico incementarli, anche se poi il bianco della calce rovina il manto di velluto della pietra al riflesso delle lampade.

Sono tristi i passanti che vanno dal droghiere a comprare gli gnocchi. Sono soli, grigi e beige nelle pieghe della camicia. Costretti a scendere il gradino se incrociano purtroppo il vicino senza salutarlo, passano le ore ad aspettare il commesso della banca o il tram che li porta via da qualche parte della città.

Da una finestra più avanti il pappagallo nella gabbia di ferro battuto ornamentale fa il giro su se stesso e poi fa un verso. La sua padrona, la signora alta e sghemba come una valchiria, sposta indietro i capelli cotonati. Muove le labbra arrossate di sdegno contro i parcheggiatori fuori quartiere. Dice che ha chiamato il servizio rimozione autoveicoli in sosta impropria per rimuovere la mia macchina.
- Signora, cosa è successo?
- Vada a parcheggiare a casa sua.

Tutti i suoi fiori sono appesi ai muri e alle finestre, anche le edere fanno una cornice attorno al pappagallo che starnazza come un'oca quando passano davanti gli impiegati o il notaio. La ragazza dell'abito blu, invece, aspetta di entrare in un portone. Sono passati dei minuti prima che qualcuno potesse sentirla dall'altra parte del cancello di ferro.
- Un tassista passando voleva leccarmi.

sabato 30 luglio 2011

Mare negli occhi

Alle sette di sera il lido allunga le ombre verso il mare. Le palme secche coprono le due sdraio di ogni coppia, un ragazzo asporta mozziconi e bicchieri di plastica ora che tutti vanno via. Si può vedere un pezzo di mare e sentire il suo ritmo cantare.

Qualcuno ha dimenticato in giro le ciabatte nuove e chi l'asciugamano ripiegato sopra il bracciolo. Ma dopo il disordine dell'uso, man mano, ogni cosa torna al suo posto. Il vociare e la calca non si sentono da mezz'ora, la fila di gente al chiosco è scomparsa. Siamo ora in due gruppi a darci fastidio, a scattare le ultime foto e a raccogliere le idee sparse tra le onde e il resto del cielo davanti.

Un ragazzo circondato da cinque donne spruzza in giro la sua acqua di mare.
- Sta piovendo, dice il ragazzo.
- Ma finiscila, dice la seconda donna.
La terza donna è sdraiata ancora sulla schiena, assomiglia molto alle prime altre donne. Ha la linea dritta e lo stesso profilo dell'altra con il naso allungato. E' più piccola e giovane, non ha ancora avuto figli e accetta consigli.

La prima donna fuma e annuisce, porta indietro la ciocca di capelli a coda di cavallo. Il ragazzo ha finito di giocare, mastica la sua gomma e poi la sputa in aria per dargli un calcio al ricadere. La manca di tanto, sgraziato com'è. La prima donna si riveste con la sua gonna a balze, la borsa di strass e se ne va. Portandosi via le altre donne più anziane, la quarta e la quinta.

mercoledì 13 luglio 2011

Il tratturo del Trottoir

Sono contento, è stata una bella serata tra amici maschi. Almeno ho rinunciato ai tuoi baci per qualcosa. Arcangelo è un funzionario di finanza creativa, Michele è un mastro muratore, uno strano miscuglio ma vero e duraturo. Il legame sono le mogli, che erano sedute allo stesso banco in redazione e i padri mezzi pugliesi.

Abbiamo ripiegato su birra e live music in zona Darsena, il jazz sul castello è saltato per mancanza di biglietti. L'ambiente è tranquillo, tutti ragazzi e noi vecchietti. La musica assordante in prima fila non ti fa parlare, allora siamo andati fuori anche perché Michele fuma le sigarette arrotolate dalla busta e volevo fargli compagnia. Ogni tanto il tabacco allevia i pensieri, come il rhum o il gin tonic. Sopratutto se suonano Folsom Prison Blues di Johnny Cash con chitarra, basso e batteria. O qualche pezzo di Hank Williams come Red Cadillac and Back Mustaches, per non dire di Cheatin Heart.

Ci siamo seduti dopo la veranda e racconto dei personaggi del locale, di come organizzano corsi e seminari sull'inconsistenza del prodotto interno lordo e la misura della ricchezza. Stiamo diventando più poveri perché un pieno di benzina costa 100 euro mentre un volo per Panama solo 19 dollari. Ma a quest'ora chi se ne importa. Sotto la palma i camerieri vanno e vengono a piedi nudi, passano per i drink e la ragazza con la cintura di bicchierini appesi offre ai tavoli il suo sorriso con la rosa appesa all'orecchio.

Una tizia sorride nervosa seduta a fianco, le faccio un cenno, forse conosce un certo scrittore di gialli. E' uno che ha pubblicato un romanzo ambientato in questo circolo e gira coi capelli tinti tra i tavoli anche stasera. Si capisce subito che lei è ubriaca perché stende la mano solo verso uno dei tre, quello più lontano. Michele viene fatto passare per gay anche se non è vero e ha 3 figli, lei dice che è lesbica per replicare. Poi si parla dei trulli e di come hanno una chiave di volta per farli crollare in caso di invasione dei turchi. Dice di chiamarsi Micaela, provenienza incerta tra Noci e la via Emilia, fotografa d'arte.
- Pellicola o digitale? chiede Arcangelo.
- Ma sei scemo? risponde Micaela.

Quando si è trattato di andare in bagno vuole seguirmi, dopo una mossa di ballo davanti al palco chiede se ho portato la cocaina. Alla fine si sarebbe accontentata di un'altra birra ma non ho neanche una lira, le dico che forse i miei amici l'avrebbero aiutata. Poi sprofonda nei fumi e nella foschia. Intanto le auto al semaforo e intorno alla grande piazza con le colonne si diradano. Man mano che passano i minuti il vuoto dei rumori prende lo spazio circostante. La piazza ora assomiglia allo scenario disegnato per le persone e sopra la grande quercia e il suo palo di cemento si alza una luna crescente.

I ragazzi di borgata sciamano e tornano nelle fogne da dove sono venuti, le ragazze salgono sui taxi aprendo la borsetta. E' ancora calda la lamiera del motore, apro il finestrino, mi torna in mente che qualche ora prima ho girato lo sterzo appena in tempo prima di schiantarmi su un'altro tizio fermo al semaforo rosso. Come fece Totuccio Bottino, dopo aver superato l'incrocio, solo adesso posso aver paura. E freno ancora, anche se è inutile.

venerdì 8 luglio 2011

Lezioni di piano

Ho trascritto il dialogo tra un agricoltore urdu e una maestra di piano siberiana. Si tratta di un documento esclusivo che riporta una chat, ovvero una conversazione per iscritto ma in tempo reale, della durata di dieci minuti. I due si erano incontrati l'anno prima senza arrivare a un accordo, l'agricoltore non possedeva ancora il pianoforte e stava cercando un insegnante a domicilio. Ecco cosa si sono detti:

- ciao, come stai, buon giorno, sei a Milano?
- buon giorno, sì, ho scritto il profilo sincero e onesto
- si, ho visto
- che cosa la lingua urdu? scusi, se Lei nn ha tempo... anche io devo andare nell'altro spazio in compiuter
- la lingua urdu, la vorrei imparare certo
- in quale paese? da che cosa Lei è motivato impararla?
- vorrei imparare a suonare il piano
- lei non vole rispondere alle domande?
- si certo, la lingua urdu si parla in pakistan ma io sono italiano
- lei così gioca, capisco
- no, ci siamo gia incontrati noi due, non ti ricordi?
- dove e quando ?
- ci siamo visti, sono venuto in via Padova a prenderti e poi al bar di piazzale Loreto, tu suoni il piano e io ti ho detto che voglio lezioni da te
- purtroppo, tutti dicono per lezzione, forse, come bon ton, che è sucesso dopo?
- che io non ti ho piu visto
- forse, avevo impegni o l'altri interessi, capisco
- vorrei avere lezioni di piano, posso avere lezioni di piano? in casa mia dico
- dalla prima parola capisco, la domanda seria o no
- si sono serio, voglio avere lezioni di piano, quando puoi venire?
- compositore, con chi ho lavorato, ha detto, che prima, quando non capivo le carattere l'italiane, ha detto : si incontriamo, ma senza toccare, baciare, abbraciare. Ho dimenticato per questo periodo, già un pò capisco le gente, come puo agricoltore vivere a Milano?
- io sono giornalista
- a-a-a-a, ricordo, lei ha devuto andare in Svizzera e comprare il pianoforte
- no, ho comprato il piano forte elettrico
- va be anche questo
- si infatti, ho il piano a casa, puoi venire?
- ma se non deve cambiare la casa, a volta propongano i pianoforte gratis, solo portare
- si certo, io ho il piano a casa mia, tu vieni per la lezione?
- perché ha scritto, che agricoltore?
- perchè ho una campagna di grano
- io non posso venire oggi

mercoledì 6 luglio 2011

Lenzuola di lino

Alle dieci del mattino abbiamo preso una spremuta, di arance con ghiaccio. Al bancone del chiosco ci guardano e cercano di capire. Ogni settimana alla stessa ora un signore che si veste da ragazzo e una ragazza che si veste da signora si presentano per un supplemento di colazione.

Quando è inverno lei chiede un marocchino, caffé con schiuma di latte. Io prendo un caffè, ma se ho fame aderisco all'idea della mezza brioche alla crema da tagliare e dividere. I banconisti sono tre di cui una piccola e grassa, una media e grassa e un gay alto e magro col pizzetto. Ci salutano con cortesia, hanno da fare coi ragazzi della buona borghesia ma li guardano dall'alto. Quelli che fumano e fumando studiano i capitoli del management nell'industria, quelli che si passano le mani tra i capelli e li portano indietro, quelli che scuotono la testa e si pensano ricchi e famosi sulle spiagge.

La cerimonia tra di noi prosegue sul tavolo dove svuoto mezza bustina di zucchero di canna mentre lei si aggiusta gli occhiali chiedendomi: - Com'è così allegro?
Le arance sono di un colore chiaro, il suo viso è bianchissimo e senza trucco e i suoi occhi neri scavano dentro l'interlocutore. La pelle ogni tanto si arriccia o si contorce come si contorce il fegato: - Bene, sto bene!

Se sono vivace non riesco a stare fermo un secondo, se sono stanco mi sembra di muovermi ma sono sempre fermo. Non so se si tratta di un esame con domande aperte oppure stiamo diventando degli affezionati. Oggi mi ha toccato le mani con tutte e due le sue mani. Ci siamo baciati due volte sulle guance. Lei sa che mi piace essere baciato, io so che le piace essere baciata. Perfino un abbraccio molto intenso oggi prima di andare via, come intenso è il dolore della nostra separazione, come se dovessimo ancora dirci qualcosa.
- Ci vediamo quando?
- Martedì prossimo alle dieci
- Adesso ha da fare?
- Ho una conferenza in un albergo di lusso, quello con le lenzuola di lino

lunedì 4 luglio 2011

Canottieri di S. Cristoforo

Il canale di acqua trascina barche di uomini con le pagaie. Passo tra le foglie e i rami cresciuti sui bordi, un ciclista mi sorpassa e poi anche un altro. Posso pedalare anche più forte, potrei correre lungo la riva dell'acqua dell'Alzaia pavese. Ma corro senza strappi, tengo lo stesso ritmo per avere ancora modo di accelerare se ci fosse bisogno.

La mia bici passa a fianco della barca, ci sono due persone dentro che muovono i remi. La corrente mi trascina con loro alla stessa velocità. Siamo insieme nella corrente, siamo fermi perché le distanze sono le stesse. I due sono un uomo e una donna, si agitano e fanno un sforzo con le braccia per contrastare la direzione dell'acqua. Io pedalo, loro remano ma siamo fermi e ci guardiamo nel frattempo finché qualcosa fa cambiare il quadro e la scena del naviglio, i suoi segnali stradali o forse lo spostamento della luce dopo una curva in direzione della nostra meta.

C'è una ragazza con i riccioli che aspetta sul terrazzo tra le melanzane e le frittelle. Nell'ingresso un appendi abiti con  piastrelle di Caltagirone, però, pende da un lato. Lei si porta le mani ai capelli e alza gli occhi verso il cielo a far prendere aria sul collo. Oggetti e cose, soprammobili di legno, roba esotica dal centro america, un quadro domenicano, la cucina abitabile con sottopentola a fiori.

Dice che nessuno le deve dire cosa deve fare. Perlomeno non è più abituata. La donna ha tanti uomini davanti, ma ne sceglie uno solo. L'uomo ha una sola donna avanti, ma ne sceglie una sequela.
- Ho visto il mio amico ieri, ho tanti amici uomini, poi ho visto l'estetista
- Ecco perché profumi di bosco
- Sto perdendo la memoria, ho deciso di riunire i miei ricordi di bambina

martedì 28 giugno 2011

Nave con alberi

Da una parte entra la luce del mattino, riflessa da una boscaglia e alberi di limone. La piccola finestra a vetri sotto il tetto del soppalco, invece, è ancora chiusa alla nuova aria del giorno. La ragazza ha aperto gli occhi un'altra volta verso le travi di legno e respira piano. Il viso si è disteso come un fazzoletto bianco dopo il passaggio del ferro da stiro. 

Davanti alla terrazza gli alberi si sono fatti una giungla. Il giardino della terra di fumi e venti è invaso dai rami e le foglie a forma di lunetta nascondono il mare a mezzogiorno. I suoi capelli muovono il sudore della fronte, affondo il naso nella federa ma non posso più dormire. Puzza di fumo di sigarette e di perline colorate, questa non è casa mia. Meglio se prendiamo un caffè e usciamo verso il mare passeggiando tra le rose.

Il capitano e il suo equipaggio arrivano sulla spiaggia nera di pietre levigate. Chiede se siamo turisti o degli abitanti. La sua faccia di banchiere inglese è piena di solchi. Ora fa un segno verso il barcone ad alberi a vela lungo tanti metri. La moglie e la coppia di amici lo seguono verso un gommone.

Lontano verso il porto passano due amiche e si stendono a fianco. Ci asciughiamo dall'acqua fredda, l'aria di zolfo e di radiazioni fa bene e chiarisce le idee. Un elicottero va e viene, porta dei grandi secchi e li svuota dentro il cratere.

- Volevo mandarti a quel paese, ne avevo voglia.
- Ma no.
- Poi ho pensato, in fondo non ci siamo mai visti.
- Ecco, infatti.

lunedì 27 giugno 2011

A cavallo

Un uomo passava a cavallo con un ragazzo. Tutti dissero: - Povero cavallo!
L'uomo scese da cavallo e lasciò il ragazzo in sella. Tutti dissero: - Pover'uomo!
L'uomo salì sul cavallo e lasciò il ragazzo a terra. Tutti dissero: - Povero ragazzo!
Allora scesero da cavallo e andarono a piedi. E tutti dissero: - Ma a cosa serve il cavallo?

Horseman

A man went riding with a boy. They all said: - Poor horse!
The man dismounted and left the boy in the saddle. They all said: -Poor man!
The man climbed on the horse and left the boy to the ground. They all said: - Poor boy!
Then dismounted and went on foot. And they all said: - Why have a horse?

mercoledì 22 giugno 2011

Mercoledì Bob Dylan

The night was right tonight for Bob Dylan and his Band with Tony Garnier, George Recile and Charlie Sexton. All the people and followers help the singer to sing a song for everybody. And he was there another time, a voice with strenght in another tour.

The highlight at the Alcatraz, in Milan, was Visions of Johanna and some kind of these things.
-Ain't just like the night to play tricks when you try to be so quiet. I can't wait for you to change your mind, I was right till I fell in love with you. Love songs beacuse Togheter trough life is the only thing we understand but politics.

Bob have used, according to set list in London and Tel Aviv, more apocaliptic terms:
- Things have changed, I'm going to change may way of thinking, I got a heart to forget, it's a simple twist of fate. Now It's alla over now, baby blue.
A hard rain's is gonna fall, just like a rolling stone on a highway 61 rivisited. There's a Thunder on the mountain blowing in the wind

Ha detto Bob, secondo la scaletta dei titoli di Londra e Tel Aviv::
- Le cose sono cambiate, devo cambiare idea e il mio modo di pensare
Ho un cuore da dimenticare, una semplice svolta del destino. E' finito tutto, baby blue
Una dura pioggia cadrà, come una pietra che rotola, su quest'uomo sottile e lungo tutta la torre di guardia
Sono in mezzo al blu nei giorni d'estate, sull'autostrada 61
Un tuono dalla montagna sta soffiando nel vento

A simple twist of fate in Tel Aviv
(clicca e guarda il video)

martedì 21 giugno 2011

Vulcano di fumo

L'autostrada verso Aspic è piena di gallerie nel pomeriggio. Una scritta luminosa a pallini rossi dice: - Rispetta i limiti di velocità. Poi si cambia galleria e la scritta diventa: - Observe speed limits. Infatti i piloti vanno a 160 kh ammirando la lancetta del cruscotto. Lo diceva la rubrica delle elementari Osserva e impara ma il più delle volte osservo i miei limiti e non li rispetto. Non rispetto neanche i limiti degli altri, li sento addosso senza osservarli e pretendo di abbatterli.

La radio cambia stazione restando sulla stessa frequenza e la terra arata di fresco tra le mandorle e i carrubbi si è fatta rossa come le ciliegie. Più tardi nella sera il politico con la giacca lunga telefona a una donna, l'addetto alla benzina si avvicina anche se sarebbe un Fai da Te. Si è fatta l'ora di pagare il pieno al titolare, un certo Gulisano della famiglia della pompa di Jannarello. Qui la gente dormiva nelle grotte e si difendeva coi sassi neanche tanto tempo fa. Ma il tarlo del denaro contante arriverà a sconvolgere le menti di questi uomini tranquilli.

Le coste di pietra bianca si abbassano verso i vetri alla fine delle gallerie. Tombe nascoste a strapiombo sul fiume, la strada finisce e nessuno paga niente perché i caselli sono vuoti e sono nuovi. Quando chiama l'amica Boscone gli oleandri vanno sopra la siepe rossi e bianchi. Dice che grandina al Nord e la sua gatta la fissa e fa le fusa sulla sdraio, coi peli che perde poi.

Stasera si cena sulla riva del mare con la luna rossa. Horus parla a voce bassa, il seno è coperto di capelli neri e trema come il budino galleggiante nel vassoio. Intorno a noi con la schiena al vento di ponente il suo profumo si scalda come una rosa di velluto rosso. Ci stringiamo nella notte, lascio cadere le scarpe coi lacci e resto a camminare sull'erba davanti alle coltivazioni. Quando mi sento confuso nelle sue braccia faccio un verso come per piangere. Lei dice: - Cosa è successo? Io dico: - Sto bene.

Un'altra ragazza parte oggi per l'isola del vento, il canto della sirena mi oltrepassa il timpano già otturato dal cerume e dal calcare. Questa notte la passerò a guardare le luci dello specchietto retrovisore. Un aliscafo diretto parte alle sette di mattina. Devo attraversare lo Stretto e respirare il fumo del vulcano.

mercoledì 8 giugno 2011

Organo & organismo

La prima ragazza aveva i fianchi larghi. Non avendo un motel ci si incontrava tra le porte di una chiesa. Sapevo poco da che parte cominciare, sapevo che si chiamava Dina. Alta e robusta come una vikinga dai capelli castani, non parlava ma sorrideva.

Dina era stata la fidanzata di un tale ragazzo più alto e magro. Si diceva che ormai era tutto finito. Cosa c'entravo io non lo so ancora. Però me la immaginavo con le calze o i collant o le autoreggenti.  All'uscita della messa mi dava l'appuntamento ma poi restavo delle mezzore ad aspettare.

L'organista della chiesa faceva le sue prove e ho appreso le fondamenta della musica classica. Sentivo l'organo a canne alte tre metri anche quando ero in piedi ad aspettare. Dentro il mio cappotto andavo avanti e indietro le colonne. Qualche signora si inginocchiava e poi facendo il segno della croce usciva dalla porta laterale.

Tra le due porte di sicurezza passavano le mani dentro le altre mani. Passava il suonatore di organo, passava il sacrista falegname altissimo e senza sangue nel volto. Passava del sangue in ogni respiro e si alzava il volume dentro lo spazio di legno a forma di una cabina del telefono.

lunedì 6 giugno 2011

Malik e Mammaluk

Era di sabato e non si sapeva che fare dopo la palestra, il pilates e le circonvoluzioni fisico tattiche. Interpellato sulla questione ho proposto a una sequela di amici di andare al cinema.
E loro hanno detto: - Ar cinema? E io ho detto - Si, al cinema. E loro hanno detto: - A vede? E io ho detto: - Quo Vadis. E loro hanno detto: - E che vor di? E io ho detto - Ando vai? E loro hanno detto: - Andiamo al cinema. E io ho detto: - A vede? E loro hanno detto - "The tree of Life" di Terrence Malick.

Dopo un quarto di cinema vincitore a Cannes siamo usciti dalla sala con una scatola di Perplex. Altri spettatori avevano abbandonato la sala prima della fine dello spettacolo. Ma non sono andati in bagno perchè poi non sono tornati. Ecco le impressioni ricavate dai nostri inviati.

Rami con lo sfondo del cielo, il cielo con i rami
e il volto imbronciato dai capelli rossi di lei.
La madre troppo giovane sull'erba di casa,
un fiume grande che tira pietre, i giochi dell'elettricità
e della sfida con il fantasma - Fidati, metti il dito nel porta lampada.
Il padre smonta i bulloni sotto l'auto sospesa dal crick,
la voglia di dare un calcio, lo sparo sul dito ad aria compressa.
Si mangia in silenzio, si prega in silenzio.- Devi dire Signore, sono tuo padre!
Guardami ora che sono con te, baciami e abbracciami.

Il seme puro della grazia o la verità straziante della natura?
Felicità sospesa, felicità precaria
La sorgente di tutti i fiumi si fa mare di ogni ritorno
-Padre lei mi ama più di quanto ami te
-Stai zitto!
Piccole dita premute sulle corde seguono i tasti di un sogno spezzato
Un figlio senza voce, spazio vuoto che riempie
-Dio dà, Dio toglie. E poi te ne rimangono ancora due
Il dono di saper donare e campi di girasole, infine
(secondo Moscato)

venerdì 3 giugno 2011

Carmelo non chiama

Carmelo Giammella è partito per Verona. Ha 32 anni e viene a cercare lavoro in Padania. Per qualche giorno è stato dal cugino, uno che lavora alle Poste di Verona. Ma ora è scomparso. Carmelo non dà notizie da otto giorni. Chi l'ha visto?

Faceva l'operaio anche lo zio Francesco che ora ha 85 anni. Mi ha chiamato per chiedere un aiuto, un consiglio come si fa in questi casi. Tante volte, passando per strada, vedo Carmelo lo posso avvertire. Ma io Carmelo non lo conosco, come faccio a capire se la faccia che vedo è la sua.

Anche lui aveva fame e cercava lavoro a 13 anni. Il padre parlò con Nonno Turi, alla masseria c'era posto e fu preso come giovinco per guardare le pecore.  Con Nino sono come i fratelli perchè hanno la stessa età, hanno dormito e mangiato insieme con gli altri. Francesco trovò una casa e un pezzo di pane, speriamo anche Carmelo.

mercoledì 1 giugno 2011

Di colpo

Ho dormito di schianto dopo le capriole.
- Pensavo fossi morto.
- Avevo smesso di russare.
Era girata di spalle sotto le lenzuola.
- Non sentivo più niente.
- Ascoltavo l'orologio.
E poi un rumore che non saprei.

lunedì 30 maggio 2011

Sotto il glicine

Miss Canal si è presentata all'aperitivo dopo tre mesi di lettere e messaggi. Vestita con un baby doll si è seduta a cavallo del muretto di fronte a me. Con le mani unite trattiene lo sventolio della stoffa celeste tra le gambe, per la prima volta io l'abbraccio e lei mi abbraccia forte nel frastuono della cascatella. La bocca e il suo sorriso si appoggiano alle mie spalle. Le bacio le labbra e guardo le sue ginocchia.
- Gioia, come stai? Finalmente ti trovo.
- Avevi detto sotto il glicine.

Di domenica la ragazza manager pranza coi genitori, tutti gli altri giorni è sempre impegnata in affari e malattie. Adesso che ha preso un cane si sente meglio dopo la schiena rotta, l'incidente e i farmaci killer. Brunilde di Martsana si presenta sempre in macchina e le cambia ogni volta. Stavolta ha una Smart con le scritte di uno sponsor ma a febbraio a San Valentino era su una Polo.
- I miei capezzoli sono bellissimi quando li vedrai.
- Ho fatto il giro di tutti i pergolati per non sbagliare.

Un ragazzo ha perso nel canale il suo pallone. Che resta incastrato nella griglia a protezione dai tronchi e dalle frasche. Il padre lo rincorre, trova il rastrello appeso tra i rami e lo recupera senza forarlo. Lei, intanto, stringe il seno contro la pelle del mio sterno, sarà perché ho messo il nuovo profumo di Oriente.
- Aspetta ho ancora un'oliva in bocca, non posso continuare a baciarti.
- Sei meravigliosa con le lentiggini e gli occhiali neri così grandi.

Il canale non trattiene l'acqua che scorre come il tempo sulle nostre vite. Può darsi che io sia cattivello se non le mando un sms stasera per dirle Amore mio.

giovedì 26 maggio 2011

Bello valente

Donna Micia aveva i capelli raccolti sulla nuca. Il tuppo lo faceva da sola incrociando le trecce, o con l'aiuto della vicina, di mattina presto tutte le settimane. Ma i capelli più corti, intorno alla fronte e dalle tempie, si agitavano nell'aria come i fili di erba appena nati. Le rughe tagliavano come dei solchi gli occhi senza sopracciglia. Che ridevano sempre anche quando diceva dei ladri e delle cose storte - Non te ne curare!

Era una donna piccola e magra di 80 anni intenta a lavare lenzuola e camicie con il sapone fatto in casa. Quando era salita sulla scaletta a pioli per potare la vite era caduta rompendosi un braccio. - Ma chi ti ci porta a fare sté cose? aveva detto zio Giovanni. Lei, però, continuava a svuotare l'acqua dalle vasche e torcere la tela bagnata. Quando era necessario tingeva anche gli abiti di nero per un lutto in famiglia o con il bluette schiariva le camicie.

Don Salvatore, invece, più alto e corpulento sedeva dietro la finestra e con le dita faceva un conto per i fatti suoi. Il mio compito era fargli la barba ogni tanto con il rasoio elettrico nuovo nuovo. Portava una coppola scura, il panciotto con l'orologio e dei pantoloni grigi per le macchie che puzzavano di urina. Al ronzio molesto spianavo la guancia ma la barba era fitta e la pelle si arrossava. Sotto il naso i peli restavano intatti dove erano più neri. Lui si addormentava ogni tanto, io continuavo a rasare finché dava un cenno con la mano.

Il seno della nonna Micia, intanto, era scomparso. - Sai Pippa, ormai sono come due passùluni! diceva a mia madre. Voleva dire i grappoli di uvetta lasciati appesi ad asciugare. Ma i denti erano i suoi ancora, regolari e allineati sulle labbra. Solo uno spacco verticale tra gli altri divideva la parte inferiore della bocca. Il naso era come una piramide a doppia base. Di profilo era dritto, davanti era un pò storto alla giuntura delle narici.

Per le feste o anche la domenica avevo diritto a cento lire o anche a trecento per le pistole al tempo dei Morti di Novembre. Dopo le scuole di terza elementare, invece, ho ricevuto una bicicletta nuova e rossa, numero 20 di marca lombarda. Alla fine della rasatura o della visita imposta come dovere civico andavo via verso casa.
Mi diceva per salutare - Dio ti benedica!
E poi aggiungeva - Bello valente!

lunedì 23 maggio 2011

18 mila pesci

Il mare adriatico è pieno di sale a Portoroz, così dolce che si spalma su pane e burro. Più avanti a Pirano, dopo i pini marittimi, Giuseppe Tartini suona il violino sulla colonna di marmo. Il campanile è identico al San Marco di Venezia, dentro la chiesa un San Giorgio abbatte il drago e San Luca mostra il suo libro sacro di scritture. Le case basse con le bifore di pietra bianca a merletto le protegge il colle dalla bora di Trieste. Quando fischia il vento i pescatori guardano la direzione del braccio del Gabriele e vanno per il mare.
- Quanto tempo ci vuole per far crescere un pesce fino a un palmo?
- Qualche settimana.
- No, qualche anno.

Il mare muore perché stiamo pescando la vita che c'è dentro. Un tonno contiene tanto mercurio perché lo ha raccattato in giro per 25 anni. Non date il salmone ai vostri bambini, dice l'ultimo libro dello scienziato.

18 mila pesci in una gabbia di sei metri, girano in senso orario tra la gomma nera dei tubi e la ringhiera di controllo. Il timoniere della barchetta apre il sacco con la forbice e svuota dentro le crocchette. Come pasto veloce non è male. Ne ho assaggiato un paio insieme a Rundfunk, hanno il gusto di certe patatine fritte o dei semi oleosi del Brasile all'ora dell'aperitivo.

Sale la schiuma del pezzo di mare ritagliato. I pesci si azzuffano e si mischiano come i cani da combattimento. Sono tanti i recinti allineati e ogni tondo o quadrato ha i suoi migliaia di pesci branzini francesi prelevati ad hoc ed eco compatibili.  Il branco di branzini gira in tondo sette anni per crescere da zero a 35 centimetri.  Sono tutti grossi ora, pronti per la padella, la sfilettatura o l'affumicazione.
- Sono i miei cuccioli questi, li amo come fossero la mia vita
- Entra qualche pesce nella rete?
- L'ultima volta era un'aguglia, in due secondi l'hanno spolpata viva

 Il timoniere prende una giacca di jeans e la mette indosso all'impresaria dei pesci. Lei è figlia di un biologo marino, ha imparato ad amare anche le alghe. Ora si è fatto nuvolo e tira un vento nuovo tra i pesci e il mare della signora Fonda.
- Parente?
- Forse alla lontana

venerdì 20 maggio 2011

Bagnano per terra

Girano un film in piazza Duomo, verso l'Arengario, per ricordare la madre di tutte le stragi. Un uomo bagna le pietre del selciato perché allora pioveva e tanti erano morti per una bomba. Una sera di maggio con le guglie e i rosoni arrossati al tramonto diventa una notte pulita e violenta del dicembre del '69. Una volante della polizia verde mimetico con stampato 113 e l'850 rossa incidentata, le comparse sono vestite da carabinieri terroni a due passi da piazza Fontana.

La Madonnina d'oro è avvolta da una gabbia da un paio di settimane e dai tralicci all'altezza dei piedi. Poi la marea di tubi dei muradur la seppellirà. Di mattina un braccio meccanico è salito a vedere le statue annerite di un lato della chiesa, forse a settembre sarà anche il loro turno. La facciata del Duomo resta bianca del marmo delle Alpi solo per qualche anno. Poi per altri sei si alzano le staccionate, i pannelli e appare solo il marchio dello sponsor, di solito la banca commerciale. Fà e disfà l'è tut un laurà.

La gente della sera si aspetta un altro concerto viste le funi e tanto agitarsi o un circo della politica. Il cantautore nostrano appoggiava ancora venerdì il candidato emergente, il nuovo sindaco della nuova Italia. Nei negozi di Armani passa la luce blu tra gli specchi e ovunque, certo le scarpe di Tods costano sui 380 euro ma meno delle 650 di Ferré. Invece la maglietta di Promod è carina, solo 7,95 euro. Bertoncelli e un altro artista sparano cazzate sui 70 anni di Bob Dylan alla Triennale.

- Certo che a Milano la gente è più elegante!
- Chi produce questo film impegnato?
- De Laurentis, quello del Napoli calcio
- E gli attori?
- Piergiorgio Favino e gli altri

Vicino agli scalini dei lampioni i ragazzi arabi si consultano in cerchio con le mani in tasca, le filippine corrono verso il metro e la ragazza di Verona compra il punginball con lo scafazzo per il piccolo. Costa due euro, ha la forma di un pomodoro, quando lo sbatti via prima si spiaccica e poi si rapprende. Vorrei fare lo stesso con te gioia, prima ti amo e poi ti scamuzzo.

mercoledì 18 maggio 2011

La spesa globale

La zingara coi ricci e l'anello sulla guancia legge la carte agli impiegati di banca. Russe e svedesi in uniforme sfogliano i pieghevoli e i sacchetti di stoffa per la spesa. In un angolo tra le verdure e la frutta fresca si suona la fisarmonica, in un altro si affettano salami e pancetta. La gente sta in piedi al centro della sala, si agitano e stringono le mani. 
- Ti presento, ti posso presentare un amico?
- Il tuo nome me lo ricorderò.

La top model, al momento escort, degusta la maracuja. Con la borsetta in una mano nasconde gli occhi con la frangetta. Sulla balaustra due amiche si fotografano a vicenda e chiedono di essere fotografate al primo che passa. Ma lui ha in mano un bicchiere di plastica bianco e nell'altra una fetta di pane. Si asciuga le dita nelle tasche dei pantaloni, poi scatta e mostra il risultato.
- Ti piace come è venuta?
- Ancora una per favore.

Fuori la gente fuma in piedi e si racconta dei regali ai bambini, delle feste scolastiche. Di quanto le femmine sono più sveglie dei maschi o della partita in trasferta. Gli addetti alla sicurezza non commentano, sono grassi e vestiti di nero. Il party sta per finire, i carrelli di frutta sono ancora pieni. La banca vuole parlare della economia reale il prossimo anno, ecco gli spot e le sigle, tutti gli sponsor della nuova comunicazione globale.
- Posso prendere un vaso di lavanda?
- Mi spiace, prenda i ravanelli.

martedì 17 maggio 2011

Bende per gli occhi

Il caldo e il freddo di Milano bruciano le ossa, come la pentola a vapore o il congelatore. Di notte, vivevo all'incrocio di tante strade, il tram girava verso la via dell'ospedale con un fracasso e mi svegliavo anche con i tappi di cera alle orecchie. Se avessi chiuso la porta avrei fatto la sauna, se l'avessi scordata aperta il midollo si agghiacciava nella schiena. Lavoravo nella sera, dormivo a tratti e riposavo altrove. Nel tempo libero ci si organizzava con cene di  lumache alla bourguignonne in onore della nuova amica Nadia o suonavo la chitarra per registrare un nastro di canzoni in ricordo. Nel pomeriggio di festa prendevo la via Emilia cercando un prato dove guardare il cielo oppure proseguivo sulla statale n.9 fino a Rimini per incontrare l'amica di un'amica.

Da un mese ero fidanzato, era luglio e faceva molto caldo. Ma la mia nuova fidanzata era ancora impegnata in un week end, doveva sistemare le cose con il suo primo fidanzato buono e intelligente. Lei era dolce e indifesa, io ero buono e avventuroso. Infatti quando avevo 20 anni non avevo una lira, ma a 34 compravo i Buoni del tesoro. Così, nel frattempo, aspettando gli eventi ho preso la strada per Emma, la castellana tra i fiori di pesco. La dama dalle gambe affusolate e il seno a grappolo se ne stava nella villa del cinquecento ad aspettarmi.

Dopo 50 km di autostrada nel sole la macchina ha cominciato a bollire, il solito scherzo di sempre. Mi fermo alla prima area di servizio, spengo il motore e apro il cofano bianco. Quando il tappo salta l'acqua calda fa un salto verso la mia faccia. Senza gli occhiali da sole di cellulosa nera modello Highway 61 la cornea di sinistra si sarebbe lessata grazie alla potenza del radiatore.

La fronte e le guance andavano a fuoco, intorno nessuno ha visto niente. Fuori nelle strade e nei marciapiedi la gente va da qualche parte, non deve incontrare alcuno. Ho fatto il pieno e sono andato in bagno, alla fine ho riempito di acqua fresca il contenitore con la griglia aggrovigliata. La pelle cominciava a staccarsi mentre guidavo con un occhio chiuso e ho tirato avanti fino al casello di Casale. Parcheggiato davanti all'ospedale, le porte lasciate aperte della macchina, qualcuno mi chiese i documenti e colorato di rosso la ferita. Ma la castellana aveva le altre bende di ricambio.

sabato 14 maggio 2011

Peccato

Pensavo ai fatti miei su un pullman di deportazione verso Trieste.
- Peccato, mi piacevi! disse la dottoressa Groll.
- Anche tu non sei male, dissi sapendo di mentire.
- Torno in Brasile. Ho una casa sull'oceano.
- Potremmo svegliarci insieme e fare colazione.

Stavo uscendo una sera dalla caverna dei computer.
- Ti sei innamorato? disse la signora Bussy.
- Ho un parco di 27 donne, dissi pensando al mucchio selvaggio.
- Se non avessi preso la pillola ora avrebbe due anni.
- Si avvicina l'estate e la nostra birra davanti al mare.

venerdì 13 maggio 2011

Venerdì

Mi legge le carte la maga, prende le carte a tre a tre e dice di me, del mio carattere e della carriera. Io sarei onesto, ma se ho rubato le bottiglie di acqua minerale alla collega proprio oggi? Avevo sete.

venerdì 6 maggio 2011

999 Risto

Te lo consiglio il ristorante 999, nei pressi di un ponte sul naviglio pavese. Viene incontro il cinese che parla cinese in italiano tra canne di organo di bambu e zampilli di acqua. Un cuoco in diretta col cappello bianco frigge quello che hai preso con le pinze e messo in un piatto. Paghi solo 7,90 euro e porti via tutto quello che vuoi se entra nello stomaco.

Si cammina tra le palmette e si mangia a volontà. Però ti fanno la multa se lasci le cose nel piatto. Allora per non disturbare riduci le proporzioni delle porzioni. Fino a che esci che hai ancora fame. Eppure le alghe erano buone, anche i gamberi fritti, il misto carne bianca e rossa, qualche cozza avariata l'ho lasciata nel piatto. Volendo c'erano le lasagne ma sono a dieta e non sembrava elegante nel contesto. Perché hai preso i licis per la macedonia? Erano sciroppati. C'è una mamma che strilla e raschia nel fondo una pallina di sorbetto per il bimbo.

Sono tornato a questo indirizzo su viale Tibaldi, hai insistito tanto. Per me andava bene anche Mimmo 4 Seasons. Sui giornali c'è una foto della Situation room, Bin Laden lo sceicco anziano con il telecomando in mano è stato sepolto in mare. L'11 settembre del 2001, coincidenza invece, non sapevo dove andare a pranzo. Vagavo per le strade con un foglietto in mano e sono entrato proprio qui. C'era un ristorante sardo e vuoto. I sardi sanno cucinare ma non sanno vendere quello che cucinano.

giovedì 5 maggio 2011

Cicco e Cola

Il vento muove le onde di spighe, le raffiche arrivano sulla faccia come delle carezze. Tra un mese questo mare diventerà giallo e la trebbia di Vito farà il suo lavoro. Due cuccioli di cane vengono incontro. Poi tornano a sedersi nell'erba, sul ciglio della strada. Uno è bianco e di pelo corto, l'altra è marrone. Qualcuno li ha portati lontano dalle madri e abbandonati.

Intorno non ci vedono case abitate, gli Spirdi sono andati via e anche i Badetti di Nicolosi hanno lasciato perdere di trafficare con pentole di rame per la ricotta. I due cuccioli sono abbastanza grandi da fare quattro passi. Hanno le pance ancora piene di latte. Chi potrà dargli da mangiare ora che sono rimasti soli? Quanto tempo potranno ancora restare a difendersi dallo sparviero che gira sopra il campo di grano?

Cicco e Cola barcollano e scodinzolano attorno alle scarpe. I cani da pastore, da grandi, abbaiano sul finestrino e scendono in picchiata verso le ruote della macchina che sorpassa il gregge. Nonno Turi aveva comprato un gregge e, incluso nel prezzo, anche il pecoraio. Il Brontese viveva insieme agli altri ragazzi nella masseria, alle quattro di mattina andavano fino a Paternò a portare il formaggio o accendevano legni di ulivo per bollire. Abbiamo ancora un pistacchio che aspetta i parenti specialisti del brontese per l'innesto definitivo.

L'asfalto intorno a Cicco e Cola si è rovinato da quando la strada è consortile, ogni tanto la macchina affonda e rimbalza come un veliero allo stravento sul mare. Le rondini volano in cerchio, spezzano una forma ovale e aprono le bocche verso il cielo. Potrei portarli via con me in una grande città questi due tipi. Imparerebbero le buone maniere, avrebbero un posto dove giocare e un padrone con il sacchetto per raccogliere i bastoncini di merda.

mercoledì 4 maggio 2011

Ti porto in chiesa

Erano le undici di mattina di un sabato di aprile. Camminavamo insieme nel parco e lei era contenta del suo quartiere. Come la Venere di Botticelli, lo sguardo e il collo poggiava su una spalla. Portava le scarpe modello del west con punta acuminata di pelle di coccodrillo e i jeans bassi che lasciavano scoperto un pezzo di pancia bianca e liscia. Ho capito che teneva molto a un ricciolo dei suoi capelli. Tanto lo accarezzava che alla fine si era consumato.
- Hai i capelli gialli?
- No. Sono sempre stati rossi.
- Posso appoggiare le mie mani sui tuoi fianchi?
- Stai sulla mia destra quando camminiamo, per favore.

Ci siamo seduti in una panchina del parco, la spallina le è caduta, anche le fronde dell'albero sono scese sulle nostre teste. Stavolta non avevo il tempo di accarezzarle i seni fino a stringerli e poi stare attaccati per mille minuti. Ci siamo solo baciati in fretta, ho rovinato tutto come al solito con le mie idee lontane dalla realtà. Adesso ti chiedo scusa. Sarebbe stato meglio vedersi con calma un'altra volta.
- Oggi è l'anniversario della morte di mio padre. Mi parlava e ricordava il numero di telefono di mio marito.
- Vuoi venire con me per qualche giorno?
- Non posso. Sto bene con te, non è facile. Mio figlio sta per sposarsi.
- Ti accompagno in chiesa, allora.

domenica 24 aprile 2011

venerdì 22 aprile 2011

Gelsomina & Spice

Le due stanno sedute sul pavimento di moquette. Una senza calze, l'altra stanca delle scarpe di vernice verde pistacchio. Abbiamo già mangiato qualcosa alla pizzeria toscana, dove il mio amico cameriere fa il doppio lavoro per mandare i figli a studiare. Beviamo un drink dopo un pomeriggio di lezioni e professori. Siamo amici ormai, non solo compagni di scuola.

La padrona mostra le pareti bianche tinte di fresco e la cucina di legno a vista modello piantagione della Louisiana. Dice che il marito è un pezzo di egoista, si è tenuto il servizio buono di porcellana. Ma tanto in questo buco non si saprebbe dove metterlo. Le finestre non ci sono, siamo a pian terreno e arriva il rumore di piatti del  ristorante vicino; è un locale perfetto per una cantina con l'umido che traspare dai muri.

Sarebbe bello baciarsi e abbracciarsi ora che siamo soli. Ci potremmo rotolare sulla moquette nuova, slacciare reggiseni, portarci avanti con qualcosa di forte. Ma non si può fare, ci si ama solo in due alla volta. La Spice parla, le labbra rosse si aprono e si allargano sui denti bianchi e le unghie laccate. Il musetto di hawaiana sorride come fosse sulla spiaggia tropicale e i fiori appesi al collo.

La dimensione della morale è solo la coppia. Tutto il resto è proibito, almeno qui nel regno della monogamia. Al ristorante o in albergo solo coppie di persone - un uomo e una donna, un ragazzo e una ragazza, un vecchio e una vecchia - vivono nella bolla, parlano poco, si sopportano e approfittano della protezione della legge.

L'altra, la Gelsomina, piega le gambe sottili come dei giunchi, cova nel silenzio il piano di aggiramento ostacoli. Ha capito che la combinazione di elementi richiede un periodo di appostamenti. La sua schiena si piega per nascondere il seno, cammina e inciampa sui suoi passi, rompe tutte le scarpe. Possiamo stare ore ed ore. Non si finisce mai di essere contenti.

venerdì 15 aprile 2011

La media crescerà

Ho visto in sogno la ragazza dagli occhi neri e la camicia bianca di bucato, è Mary La Notte dalla periferia delle tangenziali. Ci vediamo per andare a pranzo, una passeggiata tra le rovine e parlare delle solite cose. Mary si presenta con la sua borsa nera piena di caramelle blu contro l'alitosi. Quando ride si accende come al buio una candela, i capelli non sono più rossi e il nido di rondine si è dissolto in una frangia più estetica. Purtroppo non guida le auto perché ha paura di sbandare, spende i suoi soldi per il nipote ormai grande e manda aiuti alla sorella lontana che si è data al commercio di verdure.

Scrive nel suo diario che non può stare senza vedermi. Ma quando mi vede non parla. Che forse dovrebbe lasciarmi perdere, che gli manco tanto fino a quando non si arrabbia. Anzi si arrabbia tanto ma poi gli passa. Sono diventato la sua droga, va in crisi di astinenza. Infatti la sera guarda la luna e sospira. Per fortuna ha smesso di fumare le sigarette piccole per darsi un tono. Di giorno ha così tanto da fare che la sua schiena potrebbe piegarsi, porta i pesi degli uomini e delle donne. Il suo respiro non si sente neanche, mi devo girare al momento giusto sulla schiena, per il suo pudore ci baciamo sulle labbra. Non ha molte idee al momento e nemmeno violenza.

E' così dolce che accetta tutto il buono che arriva, prende il menu del giorno. Salsa di pomodoro, aglio, curry e parmigiano con lo spaghetto alla chitarra. Dormiamo poi abbandonati, quando il telefono squilla. E' il presidente che mi chiama - Scusami ho bisogno di sapere, quanto tempo ci vuole per fare una media di prezzo pari a un euro? Dico - Penso bastano quattro anni, forse quattro anni e mezzo. E la nostra media crescerà.

lunedì 11 aprile 2011

Lampada di sale

Stavo cercando nelle mie tasche un biglietto da visita per ricordarmi chi è che mi ha invitato o un fazzoletto di carta contro il prurito al naso per il polline. Dovrei confermare un viaggio in Marocco nella regione dell'Assa-Zag. Incontreremo una delegazione con il prefetto locale e altre personalità. Invece dai pantaloni viene fuori una piccola lampada al tungsteno. Si è fulminata l'altra settimana senza preavviso, da qualche parte si trova una uguale.

E' prevista la visita in città e nell'orfanotrofio di Tata. Giornalisti ed esperti sono invitati per un viaggio di studio con delegazione fino alle regioni più difficili. Si parte da Bologna e si arriva ad Agadir, il Polisario è escluso perchè sparano. La lampada di sale color rosa, un pezzo pesante sui due chili a forma di fiamma perenne, è stato rimossa dalla postazione d'onore vicino la tv. Perchè invece del bianco va di moda l'arancione alle pareti e anche nelle tende?. Dice: - E' più caldo.

Incontreremo il prefetto e le autorità locali del ministero marocchino. Poi la sera chissà quali danze dei sette veli sotto la mezza luna. Potrei fare un salto fino al Mediterraneo e poi tornare indietro verso l'isola dove crescono gli alberi pendenti sul mare o cantano le sirene. Nelle grotte marine le streghe mangiano piselli crudi prima e pesce a brodo poi.

Anche la mia amica matematica Molly, e forse anche l'esperta di slogan Pungitopo, hanno messo in casa le tende rosa e incollato un foulard alle pareti per entrare nella stagione della fratellanza universale. Pollo al curry voglio tutti i giorni, o salsa rossa tandoori che si può mettere ovunque e fa bene alla circolazione. La lampada di sale è rimasta fuori senza l'armamento dei fili e la molletta. - Se resta al sole può squagliarsi? Un pomeriggio passerò dalla venditrice di accessori per la casa. Deve mettere gli occhiali per leggere sotto il seno costretto, se non fosse per l'accento calabrese potrei chiederle come mai ha deciso di aprire un negozio. Qualsiasi lampada alogena costa sempre due euro e fa sempre lo scontrino.