mercoledì 26 ottobre 2011

L'uomo in ammollo

Sono le dieci e mezza di mattina di un giorno mercuriale. Una mattina che la cassiera sorride, il figlio ti fa il caffè e l'araba del tappeto nel deserto offre un the verde.

Alla fermata del Duomo l'uomo in ammollo entra dalla porta. Alto e con gli occhiali, magrissimo, la faccia lunga da musicista jazz, Franco Cerri poteva far finta di nulla e invece è stato gentile. Gli sorrido e lui mi dice buongiorno senza avermi mai visto prima.

Lo vedo da almeno 45 anni, era senza occhiali e portava la camicia bianca tapezzata di sugo. Sorrideva dello stesso sorriso di oggi, versava un pò di polvere nell'acqua alta fino al collo e aspettava il risultato. Quando le macchie nere erano scomparse Franco mostrava la camicia asciutta e stirata adagiata sullo sterno.

Lui ride e sposta la sua testa verso di me. La gente non lo riconosce. Sembra un angelo con l'impermeabile beige allacciato e la borsa di pelle con la maniglia di pelle.
- Quando il prossimo concerto?
- Non a Milano. Vado fuori anche se mi pesa viaggiare adesso e non so quanto durerà.
- Maestro, lei è il massimo per me. Alla sua età...
- Ho 86 anni
- Ecco lei è un personaggio eccezionale, fin da quando..
- Abbia messo in piedi una scuola di musica con Franco Intra
- Certo, il pianista. E' stato un onore per me.
- La saluto. Buona giornata.

martedì 25 ottobre 2011

Il medico sul baratro

Si presenta come fosse qualcuno che balla nel buio, io mi presento come un segnalatore stradale.
- tu hai investito in titoli? cioè hai comprato bot, btp, cct o fondi?
- solo fondi, non voglio bot italiani
- allora sei esperta
- non direi, mi informo un pò
- possiedi una casa?
- certo, per fortuna
- hai un mutuo da pagare?
- ma sei del fisco ?
- no, ti ho dimostrato che stai bene, come te altri milioni di italiani, quindi fai parte della categoria dei risparmiatori che guadagnano e che si lamentano
- quello lo sapevo già, grazie... ho anche un lavoro sicuro, guadagno meno certo, come tutti., mica mi lamento, penso che ci lamentiamo perché non condividiamo l'impostazione economico-sociale che ci sta trascinando nel baratro, e perché non abbiamo più nè sogni nè prospettive
- ma forse le notizie negative influenzano troppo l'umore, bisogna fare la tara
- infatti io non leggo più nessun giornale, preferisco il titolo che compare on line e basta, preferisco non "sapere", che poi in realtà non sai nemmeno quando leggi
- tu sei medico di cosa?
- ospedaliero, ahimè.. lontano dalla pensione, tu lavori da casa?
- a volte si, posso scrivere anche da casa, tutti i giorni lavoro da casa
- che comodità, anche qui però mi va bene, io lavoro vicinissima, un attimo c'è un informatore..
- hai delle foto?
- come faccio a immaginarti?
- tu come pensi?
- sei bionda, occhi verdi, fisico bellissimo
- ma non riesco a immaginare il tuo sguardo, come sei quando parli
- vedi che lo sai
- questo ancora no, ogni persona è unica per il suo modo di essere
- giusto...
- e io non so come sei
- certo le apparenze a volte ingannano
- a volte mi sembra di incontrare sempre lo stesso tipo di persone quando salgo su un metro, ci sono delle categorie di persone che si ripetono mentre ti passano davanti
- certo, perchè non ti intrigano
- per esempio a te cosa intriga?
- una persona sulla mia lunghezza d'onda, con cui si parla, ci si intende, che trovo intelligente e che sento la voglia di rivedere
- sono d'accordo, è la voglia di rivedere che ti fa sentire viva, il desiderio di qualcuno è la voglia di esserci
- no, perché mi fa sentire meglio, nella mia vita sto bene già cosi, mi manca la ciliegina, penso come tutti..un affetto che illumini la tua giornata, che scalda la serata, ecco
- luce e calore, è quello che vorremmo tutti
- esatto, sembra cosi difficile però.. forse sono le fantasie di chi ha l'essenziale, come dicevi tu prima

mercoledì 19 ottobre 2011

In confidenza

Per tanti anni ci siamo dati del lei ed eravamo quasi intimi. Al punto che si parlava di chitarre e di vino in bottiglia da regalare. La salutavo al suo ingresso mentre passava da una stanza all'altra. La chiamavo Grafica del Giovedì perché si palesava quel giorno alle mie spalle. Sorrideva gentile e non parlava con nessuno.

Poi si è seduta a un tavolo ed ero io andare da lei, il capo chiedeva gli straordinari e lei obbediva. Per mesi abbiamo aggiornato delle pagine e tanti numeri in colonna. Una rubrica dal titolo coi raggi X era il nostro appuntamento. Lei apriva lo schermo e io guardavo la sua guancia. Lei muoveva il mouse e io guardavo lo schermo.

Ora siamo lontani perché si lavora meglio da casa con il cane sotto il tavolo. Non si deve prendere il tram o rientrare la sera tardi. Le cose vanno meglio con le tabelle, le pagine sono diventate più piccole e a colori. Ogni anno d'inverno lavoriamo insieme. Ci regaliamo qualcosa a Natale e abbiamo deciso di rompere il ghiaccio, possiamo darci del tu.
- Si va bene.
- Metterei -analisi legenda nella linguetta. Cosa ne dice?

 La sua figura cammina con le scarpe basse, i pantaloni e il maglione largo. Apre gli occhi azzurri, li aveva tenuti bassi. Scuote la testa, le spalle rivolte verso l'interno. Io vedo il suo nome su uno schermo e delle parole parlate che si scrivono lettera dopo lettera. Sento la sua voce al telefono per correggere le pagine. Ci diamo del tu adesso.

lunedì 17 ottobre 2011

Ti stavo pensando

Mi fa piacere vederti, ho bisogno dei tuoi baci. Ma non mi chiedere quando andiamo al mare o quando faremo un risotto con i funghi. Ora non posso farci niente, sto camminando sotto il sole. Stanotte qualcuno mi ha colpito al cuore e io la perdonavo, era un sogno.

E' impossibile legarsi con te o con un'altra. Non potrei sopportare di lasciarti se devo lasciarti. Non potrei essere abbandonato neanche io da te. Voglio evitare il trauma del distacco, una scena che ripete un abbandono. Qualcuno che se va e che lascia solo qualcun'altro perché ha da fare cose importanti.

Un pistolero vestito di nero avanza nel sole e nella sabbia, le case di legno sono vuote. Il vento muove le insegne dei bar e dello store, finché qualcuno gli spara da lontano. Il cappello sulla testa si muove e poi cade. L'uomo a cavallo guarda nel cielo azzurro e i suoi occhi sono coperti dall'ombra, dal nero delle nuvole che si avvicinano.

L'acqua fredda non mi gela, scivola via da dove casca. Il tuo calore è diventato un mio diritto, una fornitura come il gas metano. Abbiamo fatto un giro di danza, come una bambola ti muovi e la frangia copre ogni cosa. Scuoti la testa verso un lato, parli da sotto la tenda dei capelli. Non sai dire se è vero o non è vero niente.

lunedì 3 ottobre 2011

Pinco Pallino XIV

Beatrice, mia nipote, ha raccolto l'uva con il suo coltellino nero. A momenti lo perdeva come aveva perso la bambola a teatro. Stavolta non piangeva, c'era anche la bimba rumena e i fratelli a portare le casse. Sopra Franco Sancho Panza litigava con Christi per le cure alla pronospera. Sotto Pippa e Nino, seduti a guardare, facevano ogni tanto un cenno con la mano.

Osvaldo, venuto dalle montagne dell'Asia, si è portato appresso i cioccolatini di Cuneo con il rhum. La scatola più bella dei bacetti di Fossano è di vimpelle rossa, targata Giuffrida emigrato nelle Langhe. Aveva lo stesso nome il capellone studente di S.Maria di Licodia, il fabbro di ringhiere Nino o il cugino fotografo di Marietta Sciacca.

Tra marrikkiti e marrakkiti abbiamo totalizzato sessanta nove casse e mezzo, considerando l'annata poteva andare peggio. A chi gli mancò il legame del frutto e a chi gli occorse un altro danno, tanto che il prezzo è arrivato a un euro e dieci. Verso le due Bonanno ha fritto sei arancini al ragù, e prima della pioggia intorno al tavolazzo con i peperoni di Mimma e il vino vecchio il discorso cade sull'albero sopra di noi. Il pistacchio che fa ombra, va bene, ma non diventa manzo fino a quando non viene il compare di Bronte, l'unico che lo può innestare.

La cantina ha quattro botti, ognuna da 500 litri. Ne abbiamo riempita solo una. Il tappo rotondo a vite di ognuna contiene una pallina di vetro colorata. Il gas nel vino, detto anche nervino secondo Totti, sale verso l'alto e la pallina non fa entrare aria. Tutto fermenta in natura non solo l'uva e il succo d'uva. Dopo decenni il vino continua a cacciare le impurità e lascia un fondo di bottiglia.

I batteri attaccano gli zuccheri e li trasformano in alcol etilico, il liquido dopo mesi e settimane prende il sapore della buccia dell'acino. A seconda dei fiori intorno la pallina di uva nera o bianca assume il profumo dei fiori di di mele piantate a fianco da Zio Johnny oppure dei cachi di Don Malafigura o del fico o delle albicocche. Anche certi fiori bianchi, piccoli e pungenti, spalmano odori sopra l'erba al camminare.

Da oggi è arrivato il gatto in cantina, il vino prenderà qualcosa dell'odore di Pinko Pallino XIV. Lo ha regalato la zia Cetti con la scusa dei topi invasori o della visione subitanea della serpe nera. Ha tre mesi e mangia solo crocchette. Forse la serpe ero uno scorsone buono, forse se n'è già andata via per i tetti.

Christi, il ragazzo con quattro figli dai Carpazi del paese di Jasi, si butta a capofitto, cerca la serpe sotto la lavatrice o dietro il muro. Niente, è tutto a posto. Ha la sua moglie Nadia che è piccola ma ha il naso da pugile, lui invece ha la fronte arcuata, un bel sorriso da pescatore di carpe nel fiume e il fisico da pugile. Il figlio più grande si chiama Jonutz, io ho detto - Giovannuzzo, e lui mi ha abbracciato.

Insieme seduti a fianco siamo partiti verso l'ovest una mattina con il sole. I sacchi di lenzuola, con le scarpe e le bambole, erano gonfi come i teli al vento dei mormoni verso il Dakota. Jonutz mi guardava ogni tanto negli occhi. Con una mano stringevo gli occhiali, con l'altra guidavo il carro verso la strada e le colline.