Correvo in bici verso l'appuntamento con un paio delle mie mutande in tasca, cacciato da casa per ruberie e menzogne. Arrivato al chiosco ordino due caffè a portar via e una brioche con la crema, per me e per lei, segata in mezzo per evitare di lasciarne un pezzo senza crema. Ma l'incontro con la specialista in affari di cuore non era fissato per quel giorno e il campanello squilla senza risultato.
Allora sto per uscire ma, fatto il secondo gradino, si apre la porta nel buio e salta fuori una tipa alta ma con ampia scollatura. Che dice: "Oggi non c'è nessuno." Allora, con i bicchieri di plastica tappati dalla plastica in mano, dico: "Ti posso offrire un caffè visto che l'ho portato? Almeno lo beviamo insieme se ti va." E lei dice: "Grazie, la brioche però no. Ho già fatto colazione." Così parliamo del più e del meno seduti al tavolo delle riunioni. Lei parla di pubblicità, io parlo di newsletter. Alla fine raccolgo le briciole sparse della brioche con una salvietta. Come si fa con la polvere di argento in un laboratorio di orefici di Brooklyn. La mezza brioche tagliata nel senso della longitudine come fosse una zucca da fare ripiena, la butto via e mi dispiace un pò.
Lei si muove sulla scrivania e la scollatura si fa ancora più ampia fino quasi a farsi abbracciare. Ci sarebbe lo spazio per una stretta di mano o una confidenza ma gli affari sono affari. Sono le dieci di mattina e, a Milano, è ora di lavorare per non sapere cos'altro fare.
La bicicletta era ancora al palo e salto sopra il sellino per andare in una stanza e riconquistare la libertà. Con i pantaloni senza mutande è difficile pedalare a lungo, senza fermarsi e chiedere aiuto. Ma arriva un messaggio sul telefono proveniente da una consulente di immagine. - "Secondo te, siamo soli nell'universo?" - "Per la legge dei grandi numeri non siamo soli. E non lo siamo anche a causa del caso, la voglia di vivere e la forza di gravità. Ma di fatto siamo soli finchè qualcuno non bussa alla porta."
Allora sto per uscire ma, fatto il secondo gradino, si apre la porta nel buio e salta fuori una tipa alta ma con ampia scollatura. Che dice: "Oggi non c'è nessuno." Allora, con i bicchieri di plastica tappati dalla plastica in mano, dico: "Ti posso offrire un caffè visto che l'ho portato? Almeno lo beviamo insieme se ti va." E lei dice: "Grazie, la brioche però no. Ho già fatto colazione." Così parliamo del più e del meno seduti al tavolo delle riunioni. Lei parla di pubblicità, io parlo di newsletter. Alla fine raccolgo le briciole sparse della brioche con una salvietta. Come si fa con la polvere di argento in un laboratorio di orefici di Brooklyn. La mezza brioche tagliata nel senso della longitudine come fosse una zucca da fare ripiena, la butto via e mi dispiace un pò.
Lei si muove sulla scrivania e la scollatura si fa ancora più ampia fino quasi a farsi abbracciare. Ci sarebbe lo spazio per una stretta di mano o una confidenza ma gli affari sono affari. Sono le dieci di mattina e, a Milano, è ora di lavorare per non sapere cos'altro fare.
La bicicletta era ancora al palo e salto sopra il sellino per andare in una stanza e riconquistare la libertà. Con i pantaloni senza mutande è difficile pedalare a lungo, senza fermarsi e chiedere aiuto. Ma arriva un messaggio sul telefono proveniente da una consulente di immagine. - "Secondo te, siamo soli nell'universo?" - "Per la legge dei grandi numeri non siamo soli. E non lo siamo anche a causa del caso, la voglia di vivere e la forza di gravità. Ma di fatto siamo soli finchè qualcuno non bussa alla porta."
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