venerdì 22 giugno 2012

Linee fisse

La paglia è andata in fumo a Ramione. Quest'anno era tenera ed abbondante per il bestiame. Ma le api nel muro ci sono ancora a raccogliere il profumo dei fiori di arancio e olivo. Cosa devo fare, signore. Dimmi cosa, quando il sole sorgerà.

Quasi sempre scappa a fuoco a giugno, i grilli bruciano mentre i falconi aspettano. Chi ha bruciato i campi ha sempre lo stesso passo lento. Si ferma agli incroci, fuma una sigaretta e guarda intorno verso la chiesa. Rondini e pipistrelli dividono il giorno con la luce del sole e delle stelle.

Quando le spighe torneranno verdi un altro anno sarà passato ad aspettare. La casa di Franchetto ha degli ulivi intorno, un albero di gelsi neri e poi un nespolo di un metro. Mi hanno detto che è tutto alla rinfusa, che ci vuole un ordine per i colori e uno spazio per ogni cosa intorno. Dimmi Signore, cosa andrò a fare.

Ho piantato quattro alberi di Albizia distachya nella strada. Il giardiniere è andato ma tornerà la domenica a dare l'acqua nuova del pozzo con le carpe. Difenderò questo posto senza linee fisse all'orizzonte. Costruirò una torre di guardia fino al mare per godere di questo regno. I fiori saranno bianchi a grappolo e non rotondi a palla.

giovedì 7 giugno 2012

Vongole lontane

Marta Labelle ha una tuta rosella, un tatuaggio di spine attaccato alla spalla
Sa cucinare e far di manicure, paga le bollette della casa al mare
Ora si alliscia perché è rizza e mossa, infatti usa la piastra con la scossa

Pesa poco e si fa smurrìttiare, unni è gghiè la puoi ammucciàre.
Apre la porta a uno. - Che fai ora? Forse vengo dalla Boffalora.
- Non ho capito perché mi piaci tanto. Se c'era mia cugina, la Bufalina.

Telefona Nino, il mio amico Pedalino, chiede il permesso di entrare nella terra.
Quest'anno il frumento a Franchetto è scarso, invece a Ramione pare meglio assai.
Abbàllati il fieno Nino, hai voglia. Guarda la mia casa! E' ancora allerta o spoglia?

La mensa operaia è piena a mezzogiorno. Ognuno carrìa una cosa a conto terzi.
Marta si è messa sulla testa una bandana, il camionista è unto di vongole lontane.
Un vino alla spina si prende, mischìnazza. Mi piacìsti assai, quanto si fimminazza!

martedì 5 giugno 2012

Giunto a destinazione

Il paesaggio italiano è un ammasso scomposto di capannoni intervallati da rotonde per il traffico. La gente non cammina ma guida tutto il giorno le automobili e scende solo per pagare la benzina. Le auto seguono le altre auto che non si fermano mai se non per un semaforo. Se qualcuno si ferma per far scendere il passeggero a fianco i clacson in coda suonano all'istante e fanno ripartire la carovana su circonvallazioni e statali.

Le corsie di marcia sono isolate perché sono separate da un guard rail dalle corsie di chi viene incontro nell'altro senso di marcia. Di conseguenza chi viaggia in auto non vede mai in faccia nessuno. Raggiunge una destinazione per incontrare qualcuno che a sua volta viaggia in auto. Si siede a fianco mentre guidi verso un'altra destinazione e non lo vedi in faccia, se non quando ti fermi.

I cartelli stradali sono in disuso, gialli e scoloriti. Non ci sono i soldi per cambiarli, non serve sapere il nome del luogo perché la destinazione è governata dal satellite. Devo solo cambiare la marcia e aspettare il segnale di averla raggiunta dopo aver ascoltato Onda verde per il traffico. Vedo il profilo di un altro con gli occhiali scuri al momento del sorpasso. Sento il suono della musica, il soffio dell'aria dai finestrini.

La gente vorrebbe incontrarsi e parlare se avesse tempo. Al bar della stazione di servizio una persona parla da sola e gli altri ascoltano o fanno finta. Poi escono e lei continua a parlare, le sorrido quando esco e dico buonasera. Lei mi sorride, non ci vedremo più. Ho raggiunto la mia destinazione, una gelateria dove sarebbe bello parcheggiare.