Il paesaggio italiano è un ammasso scomposto di capannoni intervallati da rotonde per il traffico. La gente non cammina ma guida tutto il giorno le automobili e scende solo per pagare la benzina. Le auto seguono le altre auto che non si fermano mai se non per un semaforo. Se qualcuno si ferma per far scendere il passeggero a fianco i clacson in coda suonano all'istante e fanno ripartire la carovana su circonvallazioni e statali.
Le corsie di marcia sono isolate perché sono separate da un guard rail dalle corsie di chi viene incontro nell'altro senso di marcia. Di conseguenza chi viaggia in auto non vede mai in faccia nessuno. Raggiunge una destinazione per incontrare qualcuno che a sua volta viaggia in auto. Si siede a fianco mentre guidi verso un'altra destinazione e non lo vedi in faccia, se non quando ti fermi.
I cartelli stradali sono in disuso, gialli e scoloriti. Non ci sono i soldi per cambiarli, non serve sapere il nome del luogo perché la destinazione è governata dal satellite. Devo solo cambiare la marcia e aspettare il segnale di averla raggiunta dopo aver ascoltato Onda verde per il traffico. Vedo il profilo di un altro con gli occhiali scuri al momento del sorpasso. Sento il suono della musica, il soffio dell'aria dai finestrini.
La gente vorrebbe incontrarsi e parlare se avesse tempo. Al bar della stazione di servizio una persona parla da sola e gli altri ascoltano o fanno finta. Poi escono e lei continua a parlare, le sorrido quando esco e dico buonasera. Lei mi sorride, non ci vedremo più. Ho raggiunto la mia destinazione, una gelateria dove sarebbe bello parcheggiare.
Il senso metafisico desolante e arido sembra ineluttabile, a volte, eh? Mi dispiace moltissimo. Il senso di aridità degli eventi qui si avverte in modo inequivocabile, nella rappresentazione asettica e quasi polverosa delle atmosfere...
RispondiEliminaAl di là di questo mi permetto di fare una notazione ortografica, visto che ho notato che è un errore ricorrente in alcuni pezzi, piuttosto sgradevole ad avvertirsi: l'articolo indeterminativo "un", senza l'apostrofo, è maschile, e si usa sia davanti a vocale sia a consonante; l'articolo indeterminativo "un'", con l'apostrofo, si usa solo davanti a vocale, ma è solo femminile.
Quindi sarebbe "un ammasso", e non "un'ammasso" - a meno che l'ammasso non abbia cambiato sesso senza saperlo...
c'è chi sceglie di stare solo, e chi no, per paura della solitudine.. e invece si trova solo lo stesso..
RispondiEliminaNella sua tristezza, "Giunto a destinazione" è un bel brano, è un'istantanea della nostra epoca. Mi Piace
RispondiEliminaPassiamo la vita a cercarci..senza trovarci. Siamo sempre in attesa di qualcosa..A volte si ha la sensazione di aver trovato..ma non è mai vero..e si torna a star soli..aspettando che il tempo passi.
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