venerdì 25 maggio 2012

JwsH

Non so perché ho comprato John Wesley Harding, 12 canzoni su nastro. Qualcuno me lo aveva mostrato nel sonno o  la tarantola mi aveva morso nel dormiveglia. A quel tempo avevo capito che si poteva sapere di tutto comprando dei libri. Ma anche ascoltando dei dischi su vinile o su nastro.

C'era una risposta a ogni domanda, anche la più strana o complicata. Come, per esempio, misura il tuo test di intelligenza. Oppure cosa significano i tuoi incubi. Entravo con qualche spicciolo in tasca nei grandi magazzini o sceglievo il tascabile davanti al chiosco dei libri. Fino a che ho riempito la mia testa di parole e suoni, il vento in faccia la rinfrescava e poi la sera avevo la febbre alta.

Ero riverso sul letto e qualcuno o qualcosa è entrato dalla porta per paralizzarmi. Da allora ho ascoltato il suono di quella voce. La inseguo fino a oggi quasi ogni giorno perché ogni giorno dice qualcosa di nuovo cantando sempre la stessa canzone. I suoi dischi sono come un libro di storie. Ogni storia parla di gente diversa ma per tutti con la stessa pietà.

Un'estate ero al sole sulla terrazza tra i colombi e pensavo a come far crescere un seme dentro un vaso. Guardavo il campanile a punta con il suo orologio, dovevo leggere a proposito di poeti francesi per l'esame di maturità. Ho collegato il mio mangianastri a una specie di box e ho ascoltato quel suono sgangherato per tutto il giorno e la settimana.

Anche il disco aveva un suono sbagliato per via del master. Basso e batteria erano in sordina, ogni tanto il nastro si inceppava oppure rallentava improvvisamente, fino a che ho lanciato il nastro da una finestra nel tentativo di riavvolgerlo meglio con una penna Bic. Adesso ho il cd rimasterizzato nel 2004 e finalmente dopo alcuni anni, dopo il 1975, ho ascoltato cosa avevano suonato nell'estate del 1967 a Nashville e alla giusta velocità.

Ci sono due amici che litigano per dei soldi e parlano di una donna che appare in 24 finestre di un palazzo in una ballata. Uno si chiama Frankie Lee e l'altro Judas Priest. Forse sono la stessa persona che ha due anime, una è andata via per scoprire cosa c'è fuori, l'altra è rimasta ad aspettare.

martedì 22 maggio 2012

La trave portante

Dormivo sul lato destro abbracciando con il braccio sinistro il cuscino di fronte. Le lenzuola e le ossa si erano prese di freddo dopo le piogge. Non si vedeva neanche il gatto, forse aveva sentito l'odore di terremoto.

Il pavimento e le pareti si sono intrecciate nella stanza mentre il palazzo crollava su un lato. Sono dentro una macchina dell'auto-scontro dei 'ncoccia-'ncoccia o sulla corda di un'altalena appesa all'albero. Il cuore rimbalza come un grafico verso la gola, scappo per le scale e inciampo sulla porta che trema nella notte.

Quando mi fermo, e la terra si ferma, sono in piedi nel buio con una mano fracassata. Esco a sentire le sirene e gli allarmi, la televisione si accende ancora e parla dell'epicentro a Bologna. Non sono io che sognavo di volare con i calcinacci del ferro armato. Un marocchino stava chiudendo una stalla e ora non c'è più nel modenese.

Dopo i calci di rigore la squadra peggiore, con colpo di testa, ha vinto la coppa giocando in casa della squadra migliore. Il pallone è rotondo ed entra in rete per eventi balistici come le foglie morte di Mario Corso. Traiettorie dei pianeti spingono maree e croste terrestri ad incontrarsi sulla nostra scala Richter. Il gatto ha alzato la coda, i miei sogni sono rotolati sotto la trave portante e sono ancora vivo.

Nelle prime ore del giorno le nespole sono gialle perché il giorno di S. Alfio arriva "il suo tempo". A Trecastagni i pellegrini vanno scalzi con la torcia nella notte per la prommisione al Santo dopo il miracolo. Poi di giorno tornano indietro con un mazzo d'aglio e il cappello nuovo per spagliare il frumento nell'aria. Sto ancora tremando per il movimento tettonico delle stelle intorno.

venerdì 18 maggio 2012

Dove vai

Dove ti corrono gli occhi, a vedere che cosa. E dove riposano nella sera d'estate.

martedì 15 maggio 2012

Cerchie intorno

Sono felice di averti conosciuto, anche se non ci vediamo mai. Spero di continuare a parlare con te quando le nostre cerchie si incontreranno. Ognuno di noi emette delle onde attorno a sè come dei cerchi che si allargano nell'acqua o nell'aria.

Ogni onda è un cerchio che parte dal centro dell'emittente e si allarga verso gli altri. A volte tocca gli altri circoli, a volte tocca le altre onde intorno. Come le onde attorno a una pietra nell'acqua, a volte le cerchie si toccano con quelle formate da altre pietre o insetti nell'acqua.

Il vento, la corrente e mille altre cose le fanno oscillare. L'onda rompe la quiete dello stagno e si muove verso il resto. Le onde emesse sono delle onde concentriche, periodiche e sistematiche. Sono felice che il mio cerchio abbia incontrato il tuo.

Ci si incontra in base alla sensibilità e alla forza del momento. Ci sono cerchi che si infrangono in altri e non comunicano. Ci sono cerchi che si legano ad altri per sempre.  E si incontreranno di nuovo, forse per il caso o la necessità.

Un po' questo fa paura o forse no, è solo suggestione o chissà ché.  Le mie onde sono sintonizzate sulle tue e le tue sulle mie. E' una comunicazione per onde radio. La tua ricetrasmittente capta le mie onde e io faccio lo stesso. Ecco perché fischiano le orecchie ogni tanto.

Pensavo alle onde radio emesse dai corpi celesti, pensavo alle stelle che emettono le onde e arrivano dopo anni luce. Anche dopo la fine delle stelle che le hanno emesse.

venerdì 4 maggio 2012

Rubato la bici

Finalmente mi hanno rubato la bici. Lo sapevo che sarebbe successo, meglio così. Certo poteva servire agli ospiti o a qualche amico di passaggio. Ma me ne sono liberato ed è un pensiero in meno.

Il meccanico egiziano aveva detto: - Prendi la catena da 20, da 15 o da 10 euro?
Ma la catena ce l'avevo già, piccola ed esile da porta da solaio. Così ho preso il lucchetto da 5 euro, perché investire di più sulla bici di scorta? Tra l'altro, compresi i manubri nuovi avevo già portato la spesa fino a 10 euro. L'altro socio dell'egiziano, il sesto parente con faccia identica al primo arrestato per furto e droga, aveva poi completato la manutenzione gonfiando le ruote. Avevo anche detto: - E lo spray per togliere la ruggine alla catena?

Jaled dello Sri Lanka si era accorto della bici abbandonata sotto la siepe e per cortesia mi aveva regalato la catenina di ferro ricoperta di plastica rubino. Che comunque era rimasta inutilizzata fino a che ho lasciato la bici di notte alla fermata del tram. Per due notti il lucchetto non si vedeva tanto. Alla terza notte, però, la bici è scomparsa.

E ' stato un peccato averla persa, quante cose si perdono e sono importanti per quel poco o qual tanto. Tutto è così relativo. Potevo proteggerla meglio, prendere le misure della catena e legarla al palo giusto. Tanto ho fatto che alla fine ho rovinato tutto come al solito. Ma questa bicicletta in fondo non era mia. La tenevo col senso di colpa di averla tolta a chi ne aveva bisogno.

L'avevo rubata per quel senso di giustizia e di compensazione per aver subito un altro furto ai miei danni, l'ennesimo da parte di un buttafuori di locali notturni. Ma la proprietaria riesce a ritrovarla per caso e perché vado a un convegno di investitori approfittatori che si tiene proprio nella sua zona, nei pressi dell'ultima cena di Leonardo. Le si riprende la bici senza aspettare il mio ritorno. Anzi poi mi racconta i particolari di come ha scassinato il lucchetto. Avrebbe potuto scoprirmi anche quando l'ho rubata per la seconda volta e parcheggiata sotto casa.

Ero affezionato alla bici grigia, comoda e veloce. Ma mi faceva anche rabbia, come le cose che vorresti buttare e più le consideri e più ti tornano indietro. In fondo era solo una bicicletta da 50 euro, cosa me ne importa. Non voglio fare il pastore di biciclette. Nè togliere ai ricchi per dare ai poveri come Rinaldo. Non posso compensare nella mia testa le cose che non si compensano da sole.

mercoledì 2 maggio 2012

Parking meter

Pensavo al mio amore senza farlo apposta ho preso una multa per divieto di sosta.
Allo sportello scrivo il mio nome, mi danno una una scheda e qualche spintone.
La fisarmonica suona, lo zingaro urla, cento passeggeri non sentono nulla.
Ho una lista di debiti, imparerò a barare, il dentista ha preso un altro molare.
La sirena dice: vado bene per ora. Non devo cambiare ma sono niente ancora.
Tutte le coppie hanno un figlio ciascuno, il trenino corre ma non parla nessuno.
Da quando ho preso la strada del mondo la testa gira fino allo sprofondo.
Lara ha dormito tre giorni sul viale, adesso è a Kirov, aprirò il caviale.