domenica 28 febbraio 2016

Corso non deo ontologico. S. Agata festa di Catania

Corso non deo ontologico per giornalisti tenutosi a Catania. Estratto registrato di una conferenza-simposio che forse non hai potuto frequentare. Tema la festa della patrona S. Agata.

Vedete, dice Don Paolo, il sacro è l'oggetto della festa, dal latino sacer, sancire. Conservare ciò che è ritenuto sacro e non profano. Ma poi ne parlerà meglio anche il rappresentante del comitato festeggiamenti di Sant'Agata.

La festa comunica il sacro al di là della festa. Faccio un riferimento classico per focalizzare una mia lettura. Platone, nel settimo libro, illustra il famoso mito della caverna. Il prigioniero vede solo le ombre e si convince che è la realtà. Ma potrebbe esserci un valore connotativo del sacro e del profano. Il profano è ciò che sta fuori.

La festa ha un valore blando per una bassa coinformazione. Alla fine c'è una bassa cosignificazione se vogliamo ben guardare. I valori scendono di parecchio, tante volte una coinfornazione variegata. Il committente, insomma, manda un messaggio attraverso S. Agata, ma il messaggio sacro avrebbe un significato il cui cumulo di risultati si sarebbe svuotato in tutti questi anni.

A me sembra più un circolo vizioso, la festa diventa autoreferenziale. Tutti sappiamo di Mc Luhan che parla del messaggio, il mezzo è il messaggio non è vero? Sembra che la festa ha il suo bollo, è il tecnologismo della festa. Da questo punto in poi S. Agata è in noi. E' inutile che aspettate, disse il devoto. Espresse questa frase, da Villa Bellini Sant'Agata è nostra.

Qui c'è un senso di controllo scientifico della festa che poi sfugge. E qui Ildebrando è esperto e mi può anche correggere. Il memoriale che cos'è, se con è chiaro e cosignificato... Qualcuno si distanzia dalla festa. Anche se tanti vengono dall'estero. Sotto l'aspetto della comunicazione del sacro. Magari qui esagero, questa festa ha un logo come un prodotto cmmerciale, un brand che può dire anche questo. La festa è diventata forse la prigione di S. Agata? Quinziano non è riuscito a piegarla, pagare qualche devoto può riuscire senza problema, ecco i famosi inchini verso le case dei mafiosi.

Agata portò il velo di chi si consacra, lei si piegò solo a Gesù Cristo. Si dispiace quando viene paragonata a qualcosa che non sia sincretismo. Così la festa ha voluto raccogliere tante cose. Vi racconto un aneddoto, incontro un amico, Vittorio Sgarbi, e vediamo Salvo La Rosa della tv che lo aggancia. I devoti lo volevano strozzare perché aveva detto qualcosa a proposito dei miti arcaici. Poi però esplode la devozione e tutto si rasserena.

Agata è il baluardo di difesa della patria e lo ha fatto. L'imperatore romano arrabbiato vuole distruggere Catania e improvvisamente una scritta lo bloccò. Agata esce dal sacello e così via.

Ci vuole un ritorno alle origini, un lavoro paziente per recuperare i martirologi, dove abbiamo un agone con i dialoghi, abbiamo traduzioni in greco, anche l'exemplum martiriale è la cristoninesi, fino al punto che tanti si piegavano e piegandosi rinnegavano. Sapete la storia, cercavano di farle passare tutti i piaceri ma lei Agata non si è mossa di un millimetro.

Mens sancta, attaccamento ai valori della patria, questo è il modello martiriale di Agata. Mi è preso il vezzo di domandare a un devoto. Sei devoto? E che significa? E Gesù e la preghiera? E lui: mi vesto, sono solo devoto, e qualcuno va perfino a confessarsi.

L'ultimo affronto è stato l'asfalto sul sagrato del Duomo, solo ieri abbiamo saputo di questa offesa al bello. Dove è finita la società civile? In meno di un mese hanno messo l'asfalto sul sagrato! Ma era per la Porta Santa. (parte 1. segue)