sabato 30 luglio 2011

Mare negli occhi

Alle sette di sera il lido allunga le ombre verso il mare. Le palme secche coprono le due sdraio di ogni coppia, un ragazzo asporta mozziconi e bicchieri di plastica ora che tutti vanno via. Si può vedere un pezzo di mare e sentire il suo ritmo cantare.

Qualcuno ha dimenticato in giro le ciabatte nuove e chi l'asciugamano ripiegato sopra il bracciolo. Ma dopo il disordine dell'uso, man mano, ogni cosa torna al suo posto. Il vociare e la calca non si sentono da mezz'ora, la fila di gente al chiosco è scomparsa. Siamo ora in due gruppi a darci fastidio, a scattare le ultime foto e a raccogliere le idee sparse tra le onde e il resto del cielo davanti.

Un ragazzo circondato da cinque donne spruzza in giro la sua acqua di mare.
- Sta piovendo, dice il ragazzo.
- Ma finiscila, dice la seconda donna.
La terza donna è sdraiata ancora sulla schiena, assomiglia molto alle prime altre donne. Ha la linea dritta e lo stesso profilo dell'altra con il naso allungato. E' più piccola e giovane, non ha ancora avuto figli e accetta consigli.

La prima donna fuma e annuisce, porta indietro la ciocca di capelli a coda di cavallo. Il ragazzo ha finito di giocare, mastica la sua gomma e poi la sputa in aria per dargli un calcio al ricadere. La manca di tanto, sgraziato com'è. La prima donna si riveste con la sua gonna a balze, la borsa di strass e se ne va. Portandosi via le altre donne più anziane, la quarta e la quinta.

mercoledì 13 luglio 2011

Il tratturo del Trottoir

Sono contento, è stata una bella serata tra amici maschi. Almeno ho rinunciato ai tuoi baci per qualcosa. Arcangelo è un funzionario di finanza creativa, Michele è un mastro muratore, uno strano miscuglio ma vero e duraturo. Il legame sono le mogli, che erano sedute allo stesso banco in redazione e i padri mezzi pugliesi.

Abbiamo ripiegato su birra e live music in zona Darsena, il jazz sul castello è saltato per mancanza di biglietti. L'ambiente è tranquillo, tutti ragazzi e noi vecchietti. La musica assordante in prima fila non ti fa parlare, allora siamo andati fuori anche perché Michele fuma le sigarette arrotolate dalla busta e volevo fargli compagnia. Ogni tanto il tabacco allevia i pensieri, come il rhum o il gin tonic. Sopratutto se suonano Folsom Prison Blues di Johnny Cash con chitarra, basso e batteria. O qualche pezzo di Hank Williams come Red Cadillac and Back Mustaches, per non dire di Cheatin Heart.

Ci siamo seduti dopo la veranda e racconto dei personaggi del locale, di come organizzano corsi e seminari sull'inconsistenza del prodotto interno lordo e la misura della ricchezza. Stiamo diventando più poveri perché un pieno di benzina costa 100 euro mentre un volo per Panama solo 19 dollari. Ma a quest'ora chi se ne importa. Sotto la palma i camerieri vanno e vengono a piedi nudi, passano per i drink e la ragazza con la cintura di bicchierini appesi offre ai tavoli il suo sorriso con la rosa appesa all'orecchio.

Una tizia sorride nervosa seduta a fianco, le faccio un cenno, forse conosce un certo scrittore di gialli. E' uno che ha pubblicato un romanzo ambientato in questo circolo e gira coi capelli tinti tra i tavoli anche stasera. Si capisce subito che lei è ubriaca perché stende la mano solo verso uno dei tre, quello più lontano. Michele viene fatto passare per gay anche se non è vero e ha 3 figli, lei dice che è lesbica per replicare. Poi si parla dei trulli e di come hanno una chiave di volta per farli crollare in caso di invasione dei turchi. Dice di chiamarsi Micaela, provenienza incerta tra Noci e la via Emilia, fotografa d'arte.
- Pellicola o digitale? chiede Arcangelo.
- Ma sei scemo? risponde Micaela.

Quando si è trattato di andare in bagno vuole seguirmi, dopo una mossa di ballo davanti al palco chiede se ho portato la cocaina. Alla fine si sarebbe accontentata di un'altra birra ma non ho neanche una lira, le dico che forse i miei amici l'avrebbero aiutata. Poi sprofonda nei fumi e nella foschia. Intanto le auto al semaforo e intorno alla grande piazza con le colonne si diradano. Man mano che passano i minuti il vuoto dei rumori prende lo spazio circostante. La piazza ora assomiglia allo scenario disegnato per le persone e sopra la grande quercia e il suo palo di cemento si alza una luna crescente.

I ragazzi di borgata sciamano e tornano nelle fogne da dove sono venuti, le ragazze salgono sui taxi aprendo la borsetta. E' ancora calda la lamiera del motore, apro il finestrino, mi torna in mente che qualche ora prima ho girato lo sterzo appena in tempo prima di schiantarmi su un'altro tizio fermo al semaforo rosso. Come fece Totuccio Bottino, dopo aver superato l'incrocio, solo adesso posso aver paura. E freno ancora, anche se è inutile.

venerdì 8 luglio 2011

Lezioni di piano

Ho trascritto il dialogo tra un agricoltore urdu e una maestra di piano siberiana. Si tratta di un documento esclusivo che riporta una chat, ovvero una conversazione per iscritto ma in tempo reale, della durata di dieci minuti. I due si erano incontrati l'anno prima senza arrivare a un accordo, l'agricoltore non possedeva ancora il pianoforte e stava cercando un insegnante a domicilio. Ecco cosa si sono detti:

- ciao, come stai, buon giorno, sei a Milano?
- buon giorno, sì, ho scritto il profilo sincero e onesto
- si, ho visto
- che cosa la lingua urdu? scusi, se Lei nn ha tempo... anche io devo andare nell'altro spazio in compiuter
- la lingua urdu, la vorrei imparare certo
- in quale paese? da che cosa Lei è motivato impararla?
- vorrei imparare a suonare il piano
- lei non vole rispondere alle domande?
- si certo, la lingua urdu si parla in pakistan ma io sono italiano
- lei così gioca, capisco
- no, ci siamo gia incontrati noi due, non ti ricordi?
- dove e quando ?
- ci siamo visti, sono venuto in via Padova a prenderti e poi al bar di piazzale Loreto, tu suoni il piano e io ti ho detto che voglio lezioni da te
- purtroppo, tutti dicono per lezzione, forse, come bon ton, che è sucesso dopo?
- che io non ti ho piu visto
- forse, avevo impegni o l'altri interessi, capisco
- vorrei avere lezioni di piano, posso avere lezioni di piano? in casa mia dico
- dalla prima parola capisco, la domanda seria o no
- si sono serio, voglio avere lezioni di piano, quando puoi venire?
- compositore, con chi ho lavorato, ha detto, che prima, quando non capivo le carattere l'italiane, ha detto : si incontriamo, ma senza toccare, baciare, abbraciare. Ho dimenticato per questo periodo, già un pò capisco le gente, come puo agricoltore vivere a Milano?
- io sono giornalista
- a-a-a-a, ricordo, lei ha devuto andare in Svizzera e comprare il pianoforte
- no, ho comprato il piano forte elettrico
- va be anche questo
- si infatti, ho il piano a casa, puoi venire?
- ma se non deve cambiare la casa, a volta propongano i pianoforte gratis, solo portare
- si certo, io ho il piano a casa mia, tu vieni per la lezione?
- perché ha scritto, che agricoltore?
- perchè ho una campagna di grano
- io non posso venire oggi

mercoledì 6 luglio 2011

Lenzuola di lino

Alle dieci del mattino abbiamo preso una spremuta, di arance con ghiaccio. Al bancone del chiosco ci guardano e cercano di capire. Ogni settimana alla stessa ora un signore che si veste da ragazzo e una ragazza che si veste da signora si presentano per un supplemento di colazione.

Quando è inverno lei chiede un marocchino, caffé con schiuma di latte. Io prendo un caffè, ma se ho fame aderisco all'idea della mezza brioche alla crema da tagliare e dividere. I banconisti sono tre di cui una piccola e grassa, una media e grassa e un gay alto e magro col pizzetto. Ci salutano con cortesia, hanno da fare coi ragazzi della buona borghesia ma li guardano dall'alto. Quelli che fumano e fumando studiano i capitoli del management nell'industria, quelli che si passano le mani tra i capelli e li portano indietro, quelli che scuotono la testa e si pensano ricchi e famosi sulle spiagge.

La cerimonia tra di noi prosegue sul tavolo dove svuoto mezza bustina di zucchero di canna mentre lei si aggiusta gli occhiali chiedendomi: - Com'è così allegro?
Le arance sono di un colore chiaro, il suo viso è bianchissimo e senza trucco e i suoi occhi neri scavano dentro l'interlocutore. La pelle ogni tanto si arriccia o si contorce come si contorce il fegato: - Bene, sto bene!

Se sono vivace non riesco a stare fermo un secondo, se sono stanco mi sembra di muovermi ma sono sempre fermo. Non so se si tratta di un esame con domande aperte oppure stiamo diventando degli affezionati. Oggi mi ha toccato le mani con tutte e due le sue mani. Ci siamo baciati due volte sulle guance. Lei sa che mi piace essere baciato, io so che le piace essere baciata. Perfino un abbraccio molto intenso oggi prima di andare via, come intenso è il dolore della nostra separazione, come se dovessimo ancora dirci qualcosa.
- Ci vediamo quando?
- Martedì prossimo alle dieci
- Adesso ha da fare?
- Ho una conferenza in un albergo di lusso, quello con le lenzuola di lino

lunedì 4 luglio 2011

Canottieri di S. Cristoforo

Il canale di acqua trascina barche di uomini con le pagaie. Passo tra le foglie e i rami cresciuti sui bordi, un ciclista mi sorpassa e poi anche un altro. Posso pedalare anche più forte, potrei correre lungo la riva dell'acqua dell'Alzaia pavese. Ma corro senza strappi, tengo lo stesso ritmo per avere ancora modo di accelerare se ci fosse bisogno.

La mia bici passa a fianco della barca, ci sono due persone dentro che muovono i remi. La corrente mi trascina con loro alla stessa velocità. Siamo insieme nella corrente, siamo fermi perché le distanze sono le stesse. I due sono un uomo e una donna, si agitano e fanno un sforzo con le braccia per contrastare la direzione dell'acqua. Io pedalo, loro remano ma siamo fermi e ci guardiamo nel frattempo finché qualcosa fa cambiare il quadro e la scena del naviglio, i suoi segnali stradali o forse lo spostamento della luce dopo una curva in direzione della nostra meta.

C'è una ragazza con i riccioli che aspetta sul terrazzo tra le melanzane e le frittelle. Nell'ingresso un appendi abiti con  piastrelle di Caltagirone, però, pende da un lato. Lei si porta le mani ai capelli e alza gli occhi verso il cielo a far prendere aria sul collo. Oggetti e cose, soprammobili di legno, roba esotica dal centro america, un quadro domenicano, la cucina abitabile con sottopentola a fiori.

Dice che nessuno le deve dire cosa deve fare. Perlomeno non è più abituata. La donna ha tanti uomini davanti, ma ne sceglie uno solo. L'uomo ha una sola donna avanti, ma ne sceglie una sequela.
- Ho visto il mio amico ieri, ho tanti amici uomini, poi ho visto l'estetista
- Ecco perché profumi di bosco
- Sto perdendo la memoria, ho deciso di riunire i miei ricordi di bambina