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Lenzuola di lino

Alle dieci del mattino abbiamo preso una spremuta, di arance con ghiaccio. Al bancone del chiosco ci guardano e cercano di capire. Ogni settimana alla stessa ora un signore che si veste da ragazzo e una ragazza che si veste da signora si presentano per un supplemento di colazione.

Quando è inverno lei chiede un marocchino, caffé con schiuma di latte. Io prendo un caffè, ma se ho fame aderisco all'idea della mezza brioche alla crema da tagliare e dividere. I banconisti sono tre di cui una piccola e grassa, una media e grassa e un gay alto e magro col pizzetto. Ci salutano con cortesia, hanno da fare coi ragazzi della buona borghesia ma li guardano dall'alto. Quelli che fumano e fumando studiano i capitoli del management nell'industria, quelli che si passano le mani tra i capelli e li portano indietro, quelli che scuotono la testa e si pensano ricchi e famosi sulle spiagge.

La cerimonia tra di noi prosegue sul tavolo dove svuoto mezza bustina di zucchero di canna mentre lei si aggiusta gli occhiali chiedendomi: - Com'è così allegro?
Le arance sono di un colore chiaro, il suo viso è bianchissimo e senza trucco e i suoi occhi neri scavano dentro l'interlocutore. La pelle ogni tanto si arriccia o si contorce come si contorce il fegato: - Bene, sto bene!

Se sono vivace non riesco a stare fermo un secondo, se sono stanco mi sembra di muovermi ma sono sempre fermo. Non so se si tratta di un esame con domande aperte oppure stiamo diventando degli affezionati. Oggi mi ha toccato le mani con tutte e due le sue mani. Ci siamo baciati due volte sulle guance. Lei sa che mi piace essere baciato, io so che le piace essere baciata. Perfino un abbraccio molto intenso oggi prima di andare via, come intenso è il dolore della nostra separazione, come se dovessimo ancora dirci qualcosa.
- Ci vediamo quando?
- Martedì prossimo alle dieci
- Adesso ha da fare?
- Ho una conferenza in un albergo di lusso, quello con le lenzuola di lino

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