lunedì 29 agosto 2011

Maglietta da wind surf

L'araba delle tende con il the verde e il tappeto sul deserto, al sorriso, gonfia la bocca verso un lato. Un dente incisivo sale sopra un altro fino alla gengiva, sorride come una bambina a bere l'aranciata. Mi guarda da sopra le mani giunte, la nomade dagli occhi tondi. Uno si apre uno quando l'altro scende sul bicchiere tra le dita.

Parla di un lavoro per uno stilista, dei mobili per la vetrina e di una strada piena di lusso e vuota di persone. Per sentirmi a mio agio, dico un gran bene del ristorante Gold di Dolce & Gabbana. Ho appena comprato uno scolapiatti di acciaio inox in una bancarella di roba difettosa.

Portavo un pantalone corto e una maglietta da wind surf che mi aveva regalato la zia Waller. Lei aveva deciso di sedurmi da come mi guardava. Non si sentiva il suo odore e la consistenza della pelle. Sembrava, però, che volesse andare ovunque fosse pur di andare. Infatti quando abbiamo scelto la bevanda ci siamo accordati sul ghiaccio da aggiungere e le cose hanno cominciato a prendere il verso giusto.
- I tuoi polsi sono bianchissimi.
- Dipende solo dal fatto che in spiaggia resto sotto la tenda.

Senonché il ghiaccio è arrivato solo nel mio bicchiere forse a causa di una gelosia della cassiera cinese. Che era bellissima, le labbra grandi e gli occhi neri. D'altra parte mi ero già invaghito di una barista in un'altra parte della città e c'è un limite a tutto. L'arredatrice del lusso, allora, si alza e va a chiedere il ghiaccio dentro il suo bicchiere. Ora e subito al bancone. Era di origine magrebina, si è scoperto, e si capiva per il colore nero delle labbra. Da piccola aveva girato le Alpi di Trento, ora gli è rimasta da fare una casa a Petralia comprese le scale.

Con la scusa del colore delle falangi le ho stretto le mani, una vecchia tecnica delle feste in casa degli anni settanta, e accarezzato l'interno del palmo. Le dita di Monica si sono aperte verso di me, le righe delle linee di una mano erano simili alle mie. Anche i polsi e le vene dell'interno braccio.
- Che giorno sei nata?
- Il 13 settembre. Perchè?
- Adoro le ragazze nate da marzo a ottobre.

Purtroppo si era fatto tardi e mi aspettavano per una riunione di condominio. Avevamo cinque minuti e lei doveva ancora comprare il giornale all'edicola. Il suo abito aveva una specie di spacco come fosse una danzatrice del ventre.
- Sali in macchina allora, ti accompagno
- Che gentile, mi hai aperto lo sportello.
- Non sono gentile, volevo baciarti seduto accanto a te.

mercoledì 24 agosto 2011

Profumo di intenso

Vorrei baciarmi da solo ma non posso. Da quando ho scoperto il profumo per uomo sono diventato un dipendente. La mattina faccio la doccia, guardo il contenuto della bottiglietta gialla, poi scelgo quella arancione. Cospargo il petto, spruzzo verso i fianchi e poi dalla camicia sale il profumo della pelle. Il caldo amplifica gli odori, tanto che ora fa quasi male la testa di quanto è intenso l'Ambra di Oriente in confezione nera.

Avevo deciso di diventare stilista e ristoratore oltre che fotografo e domatore di tigri. Di conseguenza ho brevettato il primo marchio, senza contare il Profumo di Intenso uscito fuori proprio stasera facendo i titoli. Il nuovo marchio di marca, infatti, è Sciàuro di Puppo, un profumo che può anche diventare una linea di abiti, di borsette e di altre cose che ancora non so di preciso. Lo decideranno quelli del marketing operativo. L'aroma del Sciàuro di Puppo è molto intenso al passaggio davanti casa della persona che lo indossa. Un profumo della linea SdP ha bisogno, infatti, di interpretazione adeguata anche se si tratta di essenza Uni-omosex.

Di fatto il Puppo sarebbe una parola derivata dal gergo dei barbieri. Un Puppo è un Polipo, una metafora di qualcosa che si avvinghia attorno a te. Ecco perché il claim potrebbe essere Sciàuro di Puppo, il profumo che si attacca attorno a te. Per alcuni, però, Puppo è anche una metafora di gay o omosessuale o persona con orecchio pendente.

 Dunque basta un odore, un sciàuro, un accenno di odore di pesce fresco per riconoscere il vero Puppo. La parola sciàru è accentata sulla lettera a, mi raccomando ai dicitori. Se vedi qualcuno e lo vuoi segnalare a un amico puoi sempre dire:
- Non senti sciàuru di puppo?

giovedì 18 agosto 2011

Fili neri

Vedevo solo i capelli, una cuffia di fili allisciati, un caschetto nero come quello di Satanik. Quando cercavo di spostarli verso la nuca altri fili neri ricadevano in avanti. La sua testa girava sull'asse e poi tornava indietro ma non mi guardava mai. Il volto era invisibile, era nascosta la fronte, gli occhi e il mento. Solo una serie di capelli sottili sordi al tatto, forse una parrucca, cadevano a coprire. Come una tenda per le mosche o le zanzare appesa alla porta di un cortile per l'estate quando di giorno il sole acceca e la casa dentro le pareti resta fresca.

La tenda di fili plastica si muove e l'aria passa da una stanza all'altra, sui tappeti stesi sul pavimento con i giochi da bambina. I giornali a fumetti sono sparsi per il soggiorno, leggo una storia di pirati e furfanti mentre i suoni dalla cucina o un canto di donna portano per noi della frutta fresca, le ciliegie o le pesche. La sua canzone vola tra le stanze, parla di un colomba o di soldati che vinceranno la battaglia sui monti. Il caldo è rimasto fuori, la mia casa è come un tempio indiano con gli odori di petali e le lenzuola agnutticate ancora umide a stirarsi da sole.

Una parte della schiena della donna con caschetto si era appoggiata di traverso, la pelle bianca fredda come neve, un odore simile al latte di mandorla o alle ceramiche cinesi. Agitava la sua lingua fatta a punta, le labbra e il suo profilo da lupa erano nascosti nell'ombra della sera dal profilo della parete. La luce d'oro di una candela alla lavanda accesa dentro un bicchiere per la collezione di bicchieri da cera, una radio di blues a intermittenza ha suonato fino a quando ci siamo fermati. Ha detto che poteva aspettarsi di peggio da un giorno come questo.

I capelli neri di stoppa hanno una riga orizzontale sopra le sopracciglia rasate a zero. La geometria del triangolo stride, perciò, con la figura esile e le scarpe basse con fili bianchi di pelle. Mi guarda per salutarmi dal basso e scuote il capo.
- Ero una bambina quando sono andata per quei boschi, e ora con te.
- Bevi ancora un bicchiere di questo latte.
- Avevo dimenticato quelle cascine e l'odore dell'erba secca.
- Lo mettono nel tetrapak dalle parti di Parma, ma la ricetta è un segreto siciliano.

mercoledì 10 agosto 2011

Street journal

Lei è piccola come una cavalletta in piedi con la borsetta, aspetta davanti alla porta con un vestito blu raso di lamé e le scarpe nere di vernice col tacco. Il marciapiede è stretto e anche la strada, mentre le auto sono larghe come un bus lanciato nelle autostrade della prateria.

Ogni tanto un sanpietrino scoppola via dalla sua sede, gli altri sono lucidi e neri, e quando arrivano gli operai con la tuta arancione a ripararli non sanno più come conficcarli nella terra. Ci vuole la sabbia, l'acqua e la subbia. Ma è più pratico incementarli, anche se poi il bianco della calce rovina il manto di velluto della pietra al riflesso delle lampade.

Sono tristi i passanti che vanno dal droghiere a comprare gli gnocchi. Sono soli, grigi e beige nelle pieghe della camicia. Costretti a scendere il gradino se incrociano purtroppo il vicino senza salutarlo, passano le ore ad aspettare il commesso della banca o il tram che li porta via da qualche parte della città.

Da una finestra più avanti il pappagallo nella gabbia di ferro battuto ornamentale fa il giro su se stesso e poi fa un verso. La sua padrona, la signora alta e sghemba come una valchiria, sposta indietro i capelli cotonati. Muove le labbra arrossate di sdegno contro i parcheggiatori fuori quartiere. Dice che ha chiamato il servizio rimozione autoveicoli in sosta impropria per rimuovere la mia macchina.
- Signora, cosa è successo?
- Vada a parcheggiare a casa sua.

Tutti i suoi fiori sono appesi ai muri e alle finestre, anche le edere fanno una cornice attorno al pappagallo che starnazza come un'oca quando passano davanti gli impiegati o il notaio. La ragazza dell'abito blu, invece, aspetta di entrare in un portone. Sono passati dei minuti prima che qualcuno potesse sentirla dall'altra parte del cancello di ferro.
- Un tassista passando voleva leccarmi.