Vedevo solo i capelli, una cuffia di fili allisciati, un caschetto nero come quello di Satanik. Quando cercavo di spostarli verso la nuca altri fili neri ricadevano in avanti. La sua testa girava sull'asse e poi tornava indietro ma non mi guardava mai. Il volto era invisibile, era nascosta la fronte, gli occhi e il mento. Solo una serie di capelli sottili sordi al tatto, forse una parrucca, cadevano a coprire. Come una tenda per le mosche o le zanzare appesa alla porta di un cortile per l'estate quando di giorno il sole acceca e la casa dentro le pareti resta fresca.
La tenda di fili plastica si muove e l'aria passa da una stanza all'altra, sui tappeti stesi sul pavimento con i giochi da bambina. I giornali a fumetti sono sparsi per il soggiorno, leggo una storia di pirati e furfanti mentre i suoni dalla cucina o un canto di donna portano per noi della frutta fresca, le ciliegie o le pesche. La sua canzone vola tra le stanze, parla di un colomba o di soldati che vinceranno la battaglia sui monti. Il caldo è rimasto fuori, la mia casa è come un tempio indiano con gli odori di petali e le lenzuola agnutticate ancora umide a stirarsi da sole.
Una parte della schiena della donna con caschetto si era appoggiata di traverso, la pelle bianca fredda come neve, un odore simile al latte di mandorla o alle ceramiche cinesi. Agitava la sua lingua fatta a punta, le labbra e il suo profilo da lupa erano nascosti nell'ombra della sera dal profilo della parete. La luce d'oro di una candela alla lavanda accesa dentro un bicchiere per la collezione di bicchieri da cera, una radio di blues a intermittenza ha suonato fino a quando ci siamo fermati. Ha detto che poteva aspettarsi di peggio da un giorno come questo.
I capelli neri di stoppa hanno una riga orizzontale sopra le sopracciglia rasate a zero. La geometria del triangolo stride, perciò, con la figura esile e le scarpe basse con fili bianchi di pelle. Mi guarda per salutarmi dal basso e scuote il capo.
- Ero una bambina quando sono andata per quei boschi, e ora con te.
- Bevi ancora un bicchiere di questo latte.
- Avevo dimenticato quelle cascine e l'odore dell'erba secca.
- Lo mettono nel tetrapak dalle parti di Parma, ma la ricetta è un segreto siciliano.
La tenda di fili plastica si muove e l'aria passa da una stanza all'altra, sui tappeti stesi sul pavimento con i giochi da bambina. I giornali a fumetti sono sparsi per il soggiorno, leggo una storia di pirati e furfanti mentre i suoni dalla cucina o un canto di donna portano per noi della frutta fresca, le ciliegie o le pesche. La sua canzone vola tra le stanze, parla di un colomba o di soldati che vinceranno la battaglia sui monti. Il caldo è rimasto fuori, la mia casa è come un tempio indiano con gli odori di petali e le lenzuola agnutticate ancora umide a stirarsi da sole.
Una parte della schiena della donna con caschetto si era appoggiata di traverso, la pelle bianca fredda come neve, un odore simile al latte di mandorla o alle ceramiche cinesi. Agitava la sua lingua fatta a punta, le labbra e il suo profilo da lupa erano nascosti nell'ombra della sera dal profilo della parete. La luce d'oro di una candela alla lavanda accesa dentro un bicchiere per la collezione di bicchieri da cera, una radio di blues a intermittenza ha suonato fino a quando ci siamo fermati. Ha detto che poteva aspettarsi di peggio da un giorno come questo.
I capelli neri di stoppa hanno una riga orizzontale sopra le sopracciglia rasate a zero. La geometria del triangolo stride, perciò, con la figura esile e le scarpe basse con fili bianchi di pelle. Mi guarda per salutarmi dal basso e scuote il capo.
- Ero una bambina quando sono andata per quei boschi, e ora con te.
- Bevi ancora un bicchiere di questo latte.
- Avevo dimenticato quelle cascine e l'odore dell'erba secca.
- Lo mettono nel tetrapak dalle parti di Parma, ma la ricetta è un segreto siciliano.
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