venerdì 21 novembre 2008

Oklahoma train


Mi sembra di essere con te.
Ogni tanto sento il fischio nelle orecchie.
Forse sei tu, come il treno merci 
del passaggio a livello di Oklahoma.

Mi sono svegliato in un motel e l'ho visto e sentito alle quattro di notte
fischiava come una nave a vapore
per lunghi minuti una serie di carrozze merci andavano dall'ovest verso il Missouri
e il fischio e il macchinista e le luci del motel e la mia panchina di legno
dove mi sono seduto a guardare anche la luna che era piena

Ero seduto in mezzo alla pianura in mezzo allo stato nel mezzo
dell'America dei campi di soia e il treno non finiva più di passare
e agitava i miei pensieri e i miei capelli il soffio di quel treno
così vicino e così potente mentre tutti dormivano
e sentivano il tuono dei vagoni e dormivano ancora

Il macchinista ed io soli potevamo sentire quel fischio
che diceva attenzione le barre non bastano c'è un treno che passa
sono le tre o le quattro di notte e il treno deve passare
fischiando un frastuono a intermittenza
perchè forse c'è un ubriaco o un ladro che non lo sente e non lo vede passare

L'ultima carrozza nera con le scritte grandi era la più veloce
ma quel treno fischiava ancora fuori dal villaggio
fuori dalle case delle colline dell'Oklahoma
il vento dietro all'ultimo vagone se l'è portato via

venerdì 14 novembre 2008

Tazze d'oro

Milano-Dusserldof. A 13 anni mi hanno mandato, d'estate, a imparare un mestiere a caso in un bar. Sbucciavo le mandorle bollenti su un tavolo di marmo di Carrara prima di tritarle e servivo caffè e brioche al bancone. Anche un giorno di inverno del 2006 mi invitano a caso alla multinazionale del detersivo. Siamo in due giornalisti contro dieci soldati aziendali. Niente da mangiare perchè sono le quattro di pomeriggio, solo un caffè. 

La ragazza dell'ufficio stampa è alta e sgraziata ma molto gentile. Possibile che i tedeschi non badano alla forma? Entra il capo dopo i convenevoli e chiede ai suoi, per rompere il ghiaccio, bene di cosa parliamo? Le vendite sono cresciute, i conti sono a posto. Guadagnano così tanto che nessuna crisi li scalfisce. Il segreto è essere i primi a fare le cose, la gente si abitua e non ti cambia mai. Il boss ha finito di rispondere e si guarda intorno come se da anni ripete le stesse cose. Allora io dico, scusi ma la crisi dei consumi, l'inquinamento... No, nessun impatto ambientale, anzi per i clienti sensibili abbiamo preso il marchio dell'Erborista. Così quando si fanno di schiuma pensano di far bene ai fiumi e ai torrenti.

 Dopo le 16 arriva la solita giornalista con il suo solito ritardo, si siede vicino e apre la sua grande borsa e fa la sua domanda inutile. Ma dissimulando interesse l'amministratore risponde. Così saluta e soffia sul capello che scende dalla fronte tinto del colore delle tinture della casa.

Da lì  a poco ci imbarchiamo per Dusserdolf giornalisti e addetti stampa tra i più orribili della scena. Facciamo un giro la sera per le caldarroste e l'indomani ci mostrano la fabbrica. In un cantuccio ci sono le reliquie del primo negozio del fondatore. Nel retro il laboratorio con gli esperimenti. Un parrucchiere tinge i capelli di rosso alle signore che scelgono una delle dodici tonalità fino alla melanzana. Ma la cosa che nessuno doveva fotografare il segreto industriale, io l'ho fotografato. L'esperimento su quanto sono sporche le tazzine del caffè. E su quale detersivo per lavastoviglie lo può veramente cancellare. Le tazzine sporche di fondi di caffè erano allineate su un tavolo. Lo sporco del caffè era incrostato da alcuni giorni che neanche un cacciavite avrebbe potuto, tranne il detersivo di nuova concezione ancora da inventare.

Le tazzine del Bar Pensabene le lavavo con due dita sotto il rubinetto dell'acqua bollente, senza detersivo perchè non occorre. Ora nessuno ha voglia di infilare due dita nello sporco della tazzina ancora calda. Ho capito come nasce un business. E l’importanza di usare la lavastoviglie, perché libera la mente.

lunedì 3 novembre 2008

Qualcuno che ti aspetta


E' bello sapere che c'è qualcuno che ti aspetta quando torni. Soprattutto è bello pensare che questo qualcuno è come te lo immagini. La curiosità di incontrarti fa a pugni con la certezza che ci sarà comunque una qualche delusione. Però questo non mi impedisce di desiderarlo lo stesso. E' una sfida che mi piace correre. Come quando correvo per un campo dietro a una palla per scartare l'avversario e fare un gol in quella porta. O come quando ho inseguito per ore una ragazza bellissima e poi lasciarla andare quando era vicino a me. O di quella volta che ho passato delle ore a sentire un organo di chiesa per baciare nel buio la prima bocca.
Ieri ho finito il libro di Goliarda Sapienza, L'arte della gioia. Ho pianto come si piange quando si prova il dolore più grande. E' un libro rivelazione per me. C'è dentro lo stesso spirito e la stessa emozione che ho provato tante volte nella vita. Il piacere e il godimento ma anche la separazione e la disperazione. Sono contento che tu lo leggerai. Avremo di che parlare.