giovedì 13 giugno 2013

Bellissimo

Ho visto per strada all'altezza della sesta traversa all'incrocio con la prima retta la carta di lutto di Concetto Bellissimo. A fianco alla porta della parrucchiera in casa Carmelina, figlia di donna Pietra, hanno incollato un foglio rettangolare in bianco e nero che dice Nel primo anniversario della morte i parenti lo ricordano con affetto.

Usava fili di stoppa per i tubi. Era uno stagnino. Idraulico si direbbe. Portava una tuta blu come il colore degli occhi quando montava il cavalletto a forma di piramide e i rubinetti giravano di 180 gradi sui marciapiedi di pietra lavica. Concetto aveva le gambe come Gigi Riva prima di tirare un rigore. Bellissimo aveva un figlio e una sorella che poi rimase schetta. Bionda e occhi azzurri, vendeva calze di nylon senza parlare con nessuno.

I tubi servivano per il nuovo impianto quando il cortile sarebbe diventato un magazzino per una montagna di coccia di frumento. Con un certo Orazio si nuotava dentro le granaglie. Poi ci stendevamo su un sacco pieno e dormivo come Ben Hur, stanco di consolare i parenti lebbrosi, steso sulla schiena e con il dorso della mano rivolto verso l'alto.

Orazio adesso è diventato un drogato del caffè, gira tutti i bar del paese dove chiede due tazzine insieme. Ha un aspetto terribile come un fantasma bianco e disadorno, ha la gobba e cammina zoppicando da un lato. Non mi riconosce più o forse si nella sua testa, chissà, non mi parla ma mi vede. Sono sicuro, l'altra volta mi ha chiesto di pagargliene uno.

Esce la nuova acqua dal contatore con tre stelline ruotanti sotto il vetro che prende muschio anche coperto dallo sportello. La casa e' pronta per le lodi alla Madonna. Le bombe sparano di sera e le campane le tira a mano il sacrista nipote o figlio - si dice - del parroco. I petali dei fiori di ginestra sono sparsi nelle strade e fanno un mucchio con quelli di rose e dalie che il vento e i passi della gente smuovono nella sera delle luminarie.

domenica 2 giugno 2013

To the Sun

I have got my back to the sun because the light is too intense.