martedì 15 dicembre 2020

Fa l'uovo

La gallina fa l'uovo e il gallo gli brusca il culo. Era adirata, piangeva quasi. E lui non l'ascoltava, anzi rideva. Allora lo crilicava tutto, gliene diceva un pò. E lui per un po' aspettava finché non avesse smesso. Poi ricominciava a scherzare con gli occhi e la bocca. Voleva parlarle ma poi finiva solo per accarezzarle la guancia con la mano ruvida. Non l'accarezzava con le dita, ma solo con il dorso ruvido e ingorssato dal freddo, come se le dovesse darle un pugno. Così lei faceva un gesto e per disprezzo si faceva da parte. O léviti, spicchiti u maccu! Fatti da parte, vati a ripulire le fave secche dalla scorza.

lunedì 14 dicembre 2020

Viliuzza

Ti desidero, farei qualsiasi cosa per te. Se non avessi più te meglio morire. Fra le tue braccia ancor avvinta come l'edera. Potrei morire finché non ti avrò. 

In realtà ti vengo dietro perché tu mi piaci ma ancora non mi vuoi. Se tu mi volessi avere ogni giorno forse mi annoierei. Se ti desiderassi sempre allora forse ti prenderei.

Ma non sei indispensabile. Posso fare a meno di te. L'ideale sarebbe desiderare ogni giorno di più e ottenerlo. Si può anche smettere di desiderare quando si è soddisfatti di quel che si è avuto. Ma se non si desidera più è come morire.

venerdì 27 novembre 2020

Fimmini allicchitati

Il tempo dietro di noi è pieno di cose fatte e infinite cose. Ogni giorno il barile dell'esperienza si riempie di un giorno. Ogni giorno abbiamo un giorno in più di finite cose fatte. Le cose disfatte sono spesso più delle cose fatte e finite. Se guardiamo agli errori del passato dovremmo finire di sperare per il futuro, tanto e tanti sono i progetti e le spinte a realizzare qualcosa che non c'era. 

Le motivazioni di oggi sembrano più piccole di quelle di una volta. Quando eravamo ragazzi speravamo di cambiare il mondo, adesso che il mondo si è rivoltato contro di noi ci difendiamo dal mondo che è diventato ostile. Quello che era un campo da arare è diventato un'arida sterpaglia. 

Però siamo sopravvissuti e questo dovrebbe bastare. Potremmo allora non guardarci più indietro per non restare fulminati. Potremmo sperare di far tesoro dell'esperienza e andare avanti con gioia. Oggi correvo come correvo un tempo, non succedeva da un pò di tempo. Oggi ho fatto un salto sopra lo scalino, oggi posso guardare allo specchio e alzare la luce per vedere meglio.

Essere non si può più di una volta. I discorsi e le discussioni a voce bassa, le grida e i pianti nella sala tra fratello e sorella, le confessioni delle cose intime tra vicini, i lavori di pasticceria per due giorni ai tempi delle feste in casa, la visita ai parenti per le feste, i baci sulle guance degli anziani seduti alla conca, le olive nere cotte nella carbonella di mandorle, i racconti dell'infanzia e dei giochi da ragazzi, i racconti dei tempi di guerra, lo zio Benedetto che racconta i fatti. La nonna Peppina che racconta della Bella dei 7 veli e si raccomanda, quando stai a letto non fare la croce sdraiato al contrario. La sala delle signore sedute con i riccioli e i bigodini sotto la lampada, mentre vado uscendo dal vapore e respiro il profumo di donne allicchitate.

mercoledì 11 novembre 2020

Got nothing

 Quando non hai niente non hai niente da perdere

ma quando hai avuto non ti accontenti di niente di meno

venerdì 9 ottobre 2020

La stagione dell'amore

I rapporti tra le persone, le relazioni, sono come gli alberi e le piante che crescono. E ogni anno con le foglie i rami fanno anche i fiori e i frutti. Poi aspettano una stagione e nel frattempo il tronco cresce e si rafforza e i fiori sono sempre più intensi nel profumo. A volte il caso porta i semi da una parte all'altra, e quella parte è sbagliata. Spesso i semi dispersi nella terra arida restano inerti. A volte sotto il deserto o i ghiacciai dopo secoli riappaiono. Se la pianta è forte i frutti arrivano, se la pianta è debole spesso muore. 

I rapporti si avvizziscono come i cespugli che volano a forma di pallone quando l'acqua non basta alle radici. Gli uomini come gli animali formano delle comunità, costruiscono delle coppie. Le coppie servono per recuperare l'altra metà perduta, la motivazione che sta alla base della coppia è il desiderio di crescere e la paura di morire da soli. Così le coppie degli animali e degli uomini formano degli arbusti e dei cespugli o anche dei larici secolari. Formano degli organismi terzi la cui sopravvivenza dipende da due forze che a differenza delle piante non ha un'unico posto dove crescere. 

La pianta della coppia vive fuori dallo spazio e dal tempo usuale. Ma conserva il ritmo delle stagioni e del tempo, perché lo stesso giorno dell'anno, dopo 25 anni o 30 anni succede la stessa cosa. Le due anime si riuniscono o cercano di farlo. I due uccelli cercano il nido, le due piante alzano i rami al cielo. Il cielo non risponde a tutte le piante animate, a tutte le anime che sono radicate in qualche roccia. Ma il respiro di ognuno respira nell'altro allo stesso modo anche se con minore intensità o con diversa prospettiva.

Le cose delle piante sono come le cose delle anime. Le foglie tremano prima di essere tagliate. Come il bestiame sente l'arrivo dello sparo in testa camminando nella corsia della sua morte. Noi ci parliamo ed è come fosse ieri. Chiedo al mio amico qualcosa che solo io e lui sappiamo cosa. E succede adesso come succedeva ai tempi delle nostre serate nel chiarore di una lampada da tavolo. La nostra panta è come un abete. Parlo nel sonno con mia madre e mia madre mi chiede. Il nostro albero è grande come il cielo.

Adesso vogliono dirci che non è il caso di pensare né al passato né al futuro, troppe preoccupazioni rovinano il sogno di felicità. Il pensiero zen del mondo globale dice che è meglio non pensare e godersi il momento. Ma neanche le piante possono farlo, neanche il nostro cuore ce la fa. Dovrebbe smettere di battere per qualcosa che desidera. Dovrebbe finire di soffrire in questa terra. Ma la morte su questa terra non sarà mai l'anticamera della vita.

Come le strade diventano umide e gialle anche il senso dell'animo porta verso lo stesso posto riservato al cuore negli autunni trascorsi. Le foglie cadono oltre la finestra chiusa, la presenza delle persone cade dentro i nostri sogni della siesta di mezzogiorno. Le carezze delle persone care si confondono con le carezze e gli abbracci alle coperte, all'amica a quattro zampe e all'altra amica dalle penne gialle. Che canta solo quando mi vede per dirmi che il suo compagno verde è volato via e non canta più.  

mercoledì 7 ottobre 2020

La pandemia potrebbe evitare l'estinzione

In 25 anni, l’1% più ricco della popolazione mondiale – pari a 63 milioni di abitanti - ha emesso in atmosfera il doppio di CO2 rispetto a 3,1 miliardi di persone, la metà più povera del pianeta. Un dato che restituisce la fotografia di un mondo in cui la metà più povera è costretta a subire l’impatto dello stile di vita insostenibile di pochi milioni di persone.È l’allarme lanciato oggi con il rapporto Disuguaglianza da CO2, pubblicato da Oxfam in collaborazione con lo Stockholm Environment Institute, alla vigilia dell’Assemblea generale della Nazioni Unite che vedrà i leader mondiali impegnati a discutere di sfide globali, compresa la crisi climatica.

Emissioni più che raddoppiate in 25 anni, sempre più difficile contenere l’aumento delle temperature entro 1,5 gradi

Dalla ricerca, che analizza la quantità di emissioni per fasce di reddito in un periodo - tra il 1990 e il 2015 - nel quale le emissioni di CO2 in atmosfera sono più che raddoppiate, risulta che il 10% più ricco è stato responsabile di oltre la metà (52%) delle emissioni di CO2 in atmosfera tra il 1990 e il 2015; l’1% più ricco del 15%, più di quanto non abbiano contribuito tutti i cittadini dell’Ue e il doppio della quantità prodotta dalla metà più povera del pianeta.

Nello stesso periodo, il 10% più ricco ha consumato un terzo del nostro “budget globale di carbonio” (global 1.5C carbon budget) mentre la metà più povera della popolazione solo il 4%. In altre parole, l’ammontare massimo di anidride carbonica che può essere rilasciata in atmosfera senza far aumentare la temperatura globale sopra 1,5 gradi centigradi è stato già consumato per più del 30% dal 10% della popolazione più ricca del pianeta. L’aumento oltre gli 1,5 gradi centigradi della temperatura globale è considerato dagli scienziati il punto limite oltre il quale si verificherebbero catastrofi climatiche.

Le emissioni annuali sono aumentate del 60% tra il 1990 e il 2015: il 5% della popolazione più ricca ha determinato oltre un terzo (37%) di questo aumento; l’1% più ricco ha aumentato la propria quota di emissioni 3 volte di più rispetto al 50% più povero della popolazione.

“Lo stile di vita, di produzione e di consumo di una piccola e privilegiata fascia di abitanti del pianeta sta alimentando la crisi climatica e a pagarne il prezzo sono i più poveri del mondo e saranno, oggi e in futuro, le giovani generazioni. - ha detto Elisa Bacciotti, responsabile campagne di Oxfam Italia – I dati raccolti dal 1990 alla metà degli anni Dieci, ci raccontano di un modello economico non sostenibile, né dal punto di vista ambientale, né dal punto di vista economico e sociale, che alimenta la disuguaglianza soffocando il pianeta da tutti i punti di vista”.

Con l’allentamento delle restrizioni imposte dalla pandemia di Covid-19, le emissioni di CO2 torneranno a crescere: è essenziale perciò ridurre del 30% le emissioni globali per non esaurire, entro il 2030, la quota di emissioni massima che possiamo permetterci di produrre senza far aumentare la temperatura globale oltre 1,5 gradi centigradi. Questo implica una modifica profonda delle abitudini della fascia più ricca del pianeta: oggi la disuguaglianza da CO2 è talmente profonda che, anche se il resto del mondo adottasse un modello a emissioni zero entro il 2050, il 10% più ricco potrebbe esaurire le sue riserve entro il 2033. Il rapporto stima infatti che il 10% più ricco dovrebbe ridurre di dieci volte le proprie emissioni pro-capite di CO2 entro il 2030, per fare in modo che l’aumento delle temperature globali non oltrepassi 1,5 gradi centigradi.

Durante il 2020, con una temperatura media globale di 1°C al di sopra dei livelli preindustriali stimati, i cambiamenti climatici hanno provocato cicloni violentissimi in India e Bangladesh, invasioni di locuste che hanno distrutto i raccolti in molte regioni dell’Africa, ondate di calore senza precedenti e incendi in Australia e Stati Uniti.

giovedì 9 aprile 2020

Mòviti a casa

Mòviti a casa, unni agghìri? Cu ti cci potta? La normalità non tornerà. Forse alla fine del 2021. Perciò ora che si fece tardi, stai accùra al giardino, Now the gardener is gone, ora che il giardiniere se n'è andato. Non vedi che c'è fuori? Fuori c'è la peste. c'è il sangue nelle strade, i poveri umani e gli uomini poveri. Tornerà il pauperismo del 600? I poveri si vergognano, i vecchi spariscono. Il farmacista aspetta le mascherine nuove. Il vecchio non fa più la barba, il vecchio si tiene addosso il cappello e la coppola pesante, si tiene in piedi sui suoi vecchi pantaloni pesanti. 
Sono stato fortunato a crescere nella bomboniera profumata, perciò ora anche la forfora degli altri mi fa allergia. Ora che la peste è in giro non vado più in giro. Ora guardo la peste dalla ringhiera. Guardo la vita che muore come uno che guarda e non vive quella morte. Come un morto dietro alla finestra a vetri e che guarda il resto delle cose che vanno avanti da sole. Anche senza di lui. Le cose vanno, per quel che possono andare vanno. Il fiume scorre con la piena dopo la pioggia, la sera tutto fa puzza di marcio e di umido. Di giorno le nuvole tornano indietro, come le lucertole tornate sui muretti (ma dove erano andate?).

giovedì 19 marzo 2020

Cu disia

Cu Disìa
cu sfrizzìa
e cu mori disiannu.