lunedì 30 maggio 2011

Sotto il glicine

Miss Canal si è presentata all'aperitivo dopo tre mesi di lettere e messaggi. Vestita con un baby doll si è seduta a cavallo del muretto di fronte a me. Con le mani unite trattiene lo sventolio della stoffa celeste tra le gambe, per la prima volta io l'abbraccio e lei mi abbraccia forte nel frastuono della cascatella. La bocca e il suo sorriso si appoggiano alle mie spalle. Le bacio le labbra e guardo le sue ginocchia.
- Gioia, come stai? Finalmente ti trovo.
- Avevi detto sotto il glicine.

Di domenica la ragazza manager pranza coi genitori, tutti gli altri giorni è sempre impegnata in affari e malattie. Adesso che ha preso un cane si sente meglio dopo la schiena rotta, l'incidente e i farmaci killer. Brunilde di Martsana si presenta sempre in macchina e le cambia ogni volta. Stavolta ha una Smart con le scritte di uno sponsor ma a febbraio a San Valentino era su una Polo.
- I miei capezzoli sono bellissimi quando li vedrai.
- Ho fatto il giro di tutti i pergolati per non sbagliare.

Un ragazzo ha perso nel canale il suo pallone. Che resta incastrato nella griglia a protezione dai tronchi e dalle frasche. Il padre lo rincorre, trova il rastrello appeso tra i rami e lo recupera senza forarlo. Lei, intanto, stringe il seno contro la pelle del mio sterno, sarà perché ho messo il nuovo profumo di Oriente.
- Aspetta ho ancora un'oliva in bocca, non posso continuare a baciarti.
- Sei meravigliosa con le lentiggini e gli occhiali neri così grandi.

Il canale non trattiene l'acqua che scorre come il tempo sulle nostre vite. Può darsi che io sia cattivello se non le mando un sms stasera per dirle Amore mio.

giovedì 26 maggio 2011

Bello valente

Donna Micia aveva i capelli raccolti sulla nuca. Il tuppo lo faceva da sola incrociando le trecce, o con l'aiuto della vicina, di mattina presto tutte le settimane. Ma i capelli più corti, intorno alla fronte e dalle tempie, si agitavano nell'aria come i fili di erba appena nati. Le rughe tagliavano come dei solchi gli occhi senza sopracciglia. Che ridevano sempre anche quando diceva dei ladri e delle cose storte - Non te ne curare!

Era una donna piccola e magra di 80 anni intenta a lavare lenzuola e camicie con il sapone fatto in casa. Quando era salita sulla scaletta a pioli per potare la vite era caduta rompendosi un braccio. - Ma chi ti ci porta a fare sté cose? aveva detto zio Giovanni. Lei, però, continuava a svuotare l'acqua dalle vasche e torcere la tela bagnata. Quando era necessario tingeva anche gli abiti di nero per un lutto in famiglia o con il bluette schiariva le camicie.

Don Salvatore, invece, più alto e corpulento sedeva dietro la finestra e con le dita faceva un conto per i fatti suoi. Il mio compito era fargli la barba ogni tanto con il rasoio elettrico nuovo nuovo. Portava una coppola scura, il panciotto con l'orologio e dei pantoloni grigi per le macchie che puzzavano di urina. Al ronzio molesto spianavo la guancia ma la barba era fitta e la pelle si arrossava. Sotto il naso i peli restavano intatti dove erano più neri. Lui si addormentava ogni tanto, io continuavo a rasare finché dava un cenno con la mano.

Il seno della nonna Micia, intanto, era scomparso. - Sai Pippa, ormai sono come due passùluni! diceva a mia madre. Voleva dire i grappoli di uvetta lasciati appesi ad asciugare. Ma i denti erano i suoi ancora, regolari e allineati sulle labbra. Solo uno spacco verticale tra gli altri divideva la parte inferiore della bocca. Il naso era come una piramide a doppia base. Di profilo era dritto, davanti era un pò storto alla giuntura delle narici.

Per le feste o anche la domenica avevo diritto a cento lire o anche a trecento per le pistole al tempo dei Morti di Novembre. Dopo le scuole di terza elementare, invece, ho ricevuto una bicicletta nuova e rossa, numero 20 di marca lombarda. Alla fine della rasatura o della visita imposta come dovere civico andavo via verso casa.
Mi diceva per salutare - Dio ti benedica!
E poi aggiungeva - Bello valente!

lunedì 23 maggio 2011

18 mila pesci

Il mare adriatico è pieno di sale a Portoroz, così dolce che si spalma su pane e burro. Più avanti a Pirano, dopo i pini marittimi, Giuseppe Tartini suona il violino sulla colonna di marmo. Il campanile è identico al San Marco di Venezia, dentro la chiesa un San Giorgio abbatte il drago e San Luca mostra il suo libro sacro di scritture. Le case basse con le bifore di pietra bianca a merletto le protegge il colle dalla bora di Trieste. Quando fischia il vento i pescatori guardano la direzione del braccio del Gabriele e vanno per il mare.
- Quanto tempo ci vuole per far crescere un pesce fino a un palmo?
- Qualche settimana.
- No, qualche anno.

Il mare muore perché stiamo pescando la vita che c'è dentro. Un tonno contiene tanto mercurio perché lo ha raccattato in giro per 25 anni. Non date il salmone ai vostri bambini, dice l'ultimo libro dello scienziato.

18 mila pesci in una gabbia di sei metri, girano in senso orario tra la gomma nera dei tubi e la ringhiera di controllo. Il timoniere della barchetta apre il sacco con la forbice e svuota dentro le crocchette. Come pasto veloce non è male. Ne ho assaggiato un paio insieme a Rundfunk, hanno il gusto di certe patatine fritte o dei semi oleosi del Brasile all'ora dell'aperitivo.

Sale la schiuma del pezzo di mare ritagliato. I pesci si azzuffano e si mischiano come i cani da combattimento. Sono tanti i recinti allineati e ogni tondo o quadrato ha i suoi migliaia di pesci branzini francesi prelevati ad hoc ed eco compatibili.  Il branco di branzini gira in tondo sette anni per crescere da zero a 35 centimetri.  Sono tutti grossi ora, pronti per la padella, la sfilettatura o l'affumicazione.
- Sono i miei cuccioli questi, li amo come fossero la mia vita
- Entra qualche pesce nella rete?
- L'ultima volta era un'aguglia, in due secondi l'hanno spolpata viva

 Il timoniere prende una giacca di jeans e la mette indosso all'impresaria dei pesci. Lei è figlia di un biologo marino, ha imparato ad amare anche le alghe. Ora si è fatto nuvolo e tira un vento nuovo tra i pesci e il mare della signora Fonda.
- Parente?
- Forse alla lontana

venerdì 20 maggio 2011

Bagnano per terra

Girano un film in piazza Duomo, verso l'Arengario, per ricordare la madre di tutte le stragi. Un uomo bagna le pietre del selciato perché allora pioveva e tanti erano morti per una bomba. Una sera di maggio con le guglie e i rosoni arrossati al tramonto diventa una notte pulita e violenta del dicembre del '69. Una volante della polizia verde mimetico con stampato 113 e l'850 rossa incidentata, le comparse sono vestite da carabinieri terroni a due passi da piazza Fontana.

La Madonnina d'oro è avvolta da una gabbia da un paio di settimane e dai tralicci all'altezza dei piedi. Poi la marea di tubi dei muradur la seppellirà. Di mattina un braccio meccanico è salito a vedere le statue annerite di un lato della chiesa, forse a settembre sarà anche il loro turno. La facciata del Duomo resta bianca del marmo delle Alpi solo per qualche anno. Poi per altri sei si alzano le staccionate, i pannelli e appare solo il marchio dello sponsor, di solito la banca commerciale. Fà e disfà l'è tut un laurà.

La gente della sera si aspetta un altro concerto viste le funi e tanto agitarsi o un circo della politica. Il cantautore nostrano appoggiava ancora venerdì il candidato emergente, il nuovo sindaco della nuova Italia. Nei negozi di Armani passa la luce blu tra gli specchi e ovunque, certo le scarpe di Tods costano sui 380 euro ma meno delle 650 di Ferré. Invece la maglietta di Promod è carina, solo 7,95 euro. Bertoncelli e un altro artista sparano cazzate sui 70 anni di Bob Dylan alla Triennale.

- Certo che a Milano la gente è più elegante!
- Chi produce questo film impegnato?
- De Laurentis, quello del Napoli calcio
- E gli attori?
- Piergiorgio Favino e gli altri

Vicino agli scalini dei lampioni i ragazzi arabi si consultano in cerchio con le mani in tasca, le filippine corrono verso il metro e la ragazza di Verona compra il punginball con lo scafazzo per il piccolo. Costa due euro, ha la forma di un pomodoro, quando lo sbatti via prima si spiaccica e poi si rapprende. Vorrei fare lo stesso con te gioia, prima ti amo e poi ti scamuzzo.

mercoledì 18 maggio 2011

La spesa globale

La zingara coi ricci e l'anello sulla guancia legge la carte agli impiegati di banca. Russe e svedesi in uniforme sfogliano i pieghevoli e i sacchetti di stoffa per la spesa. In un angolo tra le verdure e la frutta fresca si suona la fisarmonica, in un altro si affettano salami e pancetta. La gente sta in piedi al centro della sala, si agitano e stringono le mani. 
- Ti presento, ti posso presentare un amico?
- Il tuo nome me lo ricorderò.

La top model, al momento escort, degusta la maracuja. Con la borsetta in una mano nasconde gli occhi con la frangetta. Sulla balaustra due amiche si fotografano a vicenda e chiedono di essere fotografate al primo che passa. Ma lui ha in mano un bicchiere di plastica bianco e nell'altra una fetta di pane. Si asciuga le dita nelle tasche dei pantaloni, poi scatta e mostra il risultato.
- Ti piace come è venuta?
- Ancora una per favore.

Fuori la gente fuma in piedi e si racconta dei regali ai bambini, delle feste scolastiche. Di quanto le femmine sono più sveglie dei maschi o della partita in trasferta. Gli addetti alla sicurezza non commentano, sono grassi e vestiti di nero. Il party sta per finire, i carrelli di frutta sono ancora pieni. La banca vuole parlare della economia reale il prossimo anno, ecco gli spot e le sigle, tutti gli sponsor della nuova comunicazione globale.
- Posso prendere un vaso di lavanda?
- Mi spiace, prenda i ravanelli.

martedì 17 maggio 2011

Bende per gli occhi

Il caldo e il freddo di Milano bruciano le ossa, come la pentola a vapore o il congelatore. Di notte, vivevo all'incrocio di tante strade, il tram girava verso la via dell'ospedale con un fracasso e mi svegliavo anche con i tappi di cera alle orecchie. Se avessi chiuso la porta avrei fatto la sauna, se l'avessi scordata aperta il midollo si agghiacciava nella schiena. Lavoravo nella sera, dormivo a tratti e riposavo altrove. Nel tempo libero ci si organizzava con cene di  lumache alla bourguignonne in onore della nuova amica Nadia o suonavo la chitarra per registrare un nastro di canzoni in ricordo. Nel pomeriggio di festa prendevo la via Emilia cercando un prato dove guardare il cielo oppure proseguivo sulla statale n.9 fino a Rimini per incontrare l'amica di un'amica.

Da un mese ero fidanzato, era luglio e faceva molto caldo. Ma la mia nuova fidanzata era ancora impegnata in un week end, doveva sistemare le cose con il suo primo fidanzato buono e intelligente. Lei era dolce e indifesa, io ero buono e avventuroso. Infatti quando avevo 20 anni non avevo una lira, ma a 34 compravo i Buoni del tesoro. Così, nel frattempo, aspettando gli eventi ho preso la strada per Emma, la castellana tra i fiori di pesco. La dama dalle gambe affusolate e il seno a grappolo se ne stava nella villa del cinquecento ad aspettarmi.

Dopo 50 km di autostrada nel sole la macchina ha cominciato a bollire, il solito scherzo di sempre. Mi fermo alla prima area di servizio, spengo il motore e apro il cofano bianco. Quando il tappo salta l'acqua calda fa un salto verso la mia faccia. Senza gli occhiali da sole di cellulosa nera modello Highway 61 la cornea di sinistra si sarebbe lessata grazie alla potenza del radiatore.

La fronte e le guance andavano a fuoco, intorno nessuno ha visto niente. Fuori nelle strade e nei marciapiedi la gente va da qualche parte, non deve incontrare alcuno. Ho fatto il pieno e sono andato in bagno, alla fine ho riempito di acqua fresca il contenitore con la griglia aggrovigliata. La pelle cominciava a staccarsi mentre guidavo con un occhio chiuso e ho tirato avanti fino al casello di Casale. Parcheggiato davanti all'ospedale, le porte lasciate aperte della macchina, qualcuno mi chiese i documenti e colorato di rosso la ferita. Ma la castellana aveva le altre bende di ricambio.

sabato 14 maggio 2011

Peccato

Pensavo ai fatti miei su un pullman di deportazione verso Trieste.
- Peccato, mi piacevi! disse la dottoressa Groll.
- Anche tu non sei male, dissi sapendo di mentire.
- Torno in Brasile. Ho una casa sull'oceano.
- Potremmo svegliarci insieme e fare colazione.

Stavo uscendo una sera dalla caverna dei computer.
- Ti sei innamorato? disse la signora Bussy.
- Ho un parco di 27 donne, dissi pensando al mucchio selvaggio.
- Se non avessi preso la pillola ora avrebbe due anni.
- Si avvicina l'estate e la nostra birra davanti al mare.

venerdì 13 maggio 2011

Venerdì

Mi legge le carte la maga, prende le carte a tre a tre e dice di me, del mio carattere e della carriera. Io sarei onesto, ma se ho rubato le bottiglie di acqua minerale alla collega proprio oggi? Avevo sete.

venerdì 6 maggio 2011

999 Risto

Te lo consiglio il ristorante 999, nei pressi di un ponte sul naviglio pavese. Viene incontro il cinese che parla cinese in italiano tra canne di organo di bambu e zampilli di acqua. Un cuoco in diretta col cappello bianco frigge quello che hai preso con le pinze e messo in un piatto. Paghi solo 7,90 euro e porti via tutto quello che vuoi se entra nello stomaco.

Si cammina tra le palmette e si mangia a volontà. Però ti fanno la multa se lasci le cose nel piatto. Allora per non disturbare riduci le proporzioni delle porzioni. Fino a che esci che hai ancora fame. Eppure le alghe erano buone, anche i gamberi fritti, il misto carne bianca e rossa, qualche cozza avariata l'ho lasciata nel piatto. Volendo c'erano le lasagne ma sono a dieta e non sembrava elegante nel contesto. Perché hai preso i licis per la macedonia? Erano sciroppati. C'è una mamma che strilla e raschia nel fondo una pallina di sorbetto per il bimbo.

Sono tornato a questo indirizzo su viale Tibaldi, hai insistito tanto. Per me andava bene anche Mimmo 4 Seasons. Sui giornali c'è una foto della Situation room, Bin Laden lo sceicco anziano con il telecomando in mano è stato sepolto in mare. L'11 settembre del 2001, coincidenza invece, non sapevo dove andare a pranzo. Vagavo per le strade con un foglietto in mano e sono entrato proprio qui. C'era un ristorante sardo e vuoto. I sardi sanno cucinare ma non sanno vendere quello che cucinano.

giovedì 5 maggio 2011

Cicco e Cola

Il vento muove le onde di spighe, le raffiche arrivano sulla faccia come delle carezze. Tra un mese questo mare diventerà giallo e la trebbia di Vito farà il suo lavoro. Due cuccioli di cane vengono incontro. Poi tornano a sedersi nell'erba, sul ciglio della strada. Uno è bianco e di pelo corto, l'altra è marrone. Qualcuno li ha portati lontano dalle madri e abbandonati.

Intorno non ci vedono case abitate, gli Spirdi sono andati via e anche i Badetti di Nicolosi hanno lasciato perdere di trafficare con pentole di rame per la ricotta. I due cuccioli sono abbastanza grandi da fare quattro passi. Hanno le pance ancora piene di latte. Chi potrà dargli da mangiare ora che sono rimasti soli? Quanto tempo potranno ancora restare a difendersi dallo sparviero che gira sopra il campo di grano?

Cicco e Cola barcollano e scodinzolano attorno alle scarpe. I cani da pastore, da grandi, abbaiano sul finestrino e scendono in picchiata verso le ruote della macchina che sorpassa il gregge. Nonno Turi aveva comprato un gregge e, incluso nel prezzo, anche il pecoraio. Il Brontese viveva insieme agli altri ragazzi nella masseria, alle quattro di mattina andavano fino a Paternò a portare il formaggio o accendevano legni di ulivo per bollire. Abbiamo ancora un pistacchio che aspetta i parenti specialisti del brontese per l'innesto definitivo.

L'asfalto intorno a Cicco e Cola si è rovinato da quando la strada è consortile, ogni tanto la macchina affonda e rimbalza come un veliero allo stravento sul mare. Le rondini volano in cerchio, spezzano una forma ovale e aprono le bocche verso il cielo. Potrei portarli via con me in una grande città questi due tipi. Imparerebbero le buone maniere, avrebbero un posto dove giocare e un padrone con il sacchetto per raccogliere i bastoncini di merda.

mercoledì 4 maggio 2011

Ti porto in chiesa

Erano le undici di mattina di un sabato di aprile. Camminavamo insieme nel parco e lei era contenta del suo quartiere. Come la Venere di Botticelli, lo sguardo e il collo poggiava su una spalla. Portava le scarpe modello del west con punta acuminata di pelle di coccodrillo e i jeans bassi che lasciavano scoperto un pezzo di pancia bianca e liscia. Ho capito che teneva molto a un ricciolo dei suoi capelli. Tanto lo accarezzava che alla fine si era consumato.
- Hai i capelli gialli?
- No. Sono sempre stati rossi.
- Posso appoggiare le mie mani sui tuoi fianchi?
- Stai sulla mia destra quando camminiamo, per favore.

Ci siamo seduti in una panchina del parco, la spallina le è caduta, anche le fronde dell'albero sono scese sulle nostre teste. Stavolta non avevo il tempo di accarezzarle i seni fino a stringerli e poi stare attaccati per mille minuti. Ci siamo solo baciati in fretta, ho rovinato tutto come al solito con le mie idee lontane dalla realtà. Adesso ti chiedo scusa. Sarebbe stato meglio vedersi con calma un'altra volta.
- Oggi è l'anniversario della morte di mio padre. Mi parlava e ricordava il numero di telefono di mio marito.
- Vuoi venire con me per qualche giorno?
- Non posso. Sto bene con te, non è facile. Mio figlio sta per sposarsi.
- Ti accompagno in chiesa, allora.