venerdì 27 dicembre 2019

Il confine del confino

Si svegliò in un letto in una stanza piena di quadri. La prima cornice, la più importante, era una veduta di Roma, Castel S. Angelo e il ponte sul Tevere del Piranesi. Il disegno in bianco e nero mostrava carrozze del seicento, signori e pastori con pecore lungo il fiume.
Fuori nella strada, dopo un prato di erba alta, si apre una porta e la recinzione di un cimitero di auto. Lo sfasciacarrozze accatasta su tre livelli, e poi su quattro, le varie carcasse fino a coprire alla vista il greto di un fiume. Più avanti un altro cimitero con lapidi di granito o di pietra a fianco di altre in verticale di marmo bianco con fiori falsi e luci accese.
Era sul confine ma non era confinato. Era tornato nella casa di qualcuno che aveva conosciuto bene. Sentiva i loro discorsi e il profumo dei fiori sul vaso, vedeva i gesti in cucina e nel soggiorno. Ora viveva fuori dalla città, viveva in una casa con giardino, viveva per piantare alberi e palme e poi lasciarli ad aspettare fino al prossimo ritorno.