Lei è piccola come una cavalletta in piedi con la borsetta, aspetta davanti alla porta con un vestito blu raso di lamé e le scarpe nere di vernice col tacco. Il marciapiede è stretto e anche la strada, mentre le auto sono larghe come un bus lanciato nelle autostrade della prateria.
Ogni tanto un sanpietrino scoppola via dalla sua sede, gli altri sono lucidi e neri, e quando arrivano gli operai con la tuta arancione a ripararli non sanno più come conficcarli nella terra. Ci vuole la sabbia, l'acqua e la subbia. Ma è più pratico incementarli, anche se poi il bianco della calce rovina il manto di velluto della pietra al riflesso delle lampade.
Sono tristi i passanti che vanno dal droghiere a comprare gli gnocchi. Sono soli, grigi e beige nelle pieghe della camicia. Costretti a scendere il gradino se incrociano purtroppo il vicino senza salutarlo, passano le ore ad aspettare il commesso della banca o il tram che li porta via da qualche parte della città.
Da una finestra più avanti il pappagallo nella gabbia di ferro battuto ornamentale fa il giro su se stesso e poi fa un verso. La sua padrona, la signora alta e sghemba come una valchiria, sposta indietro i capelli cotonati. Muove le labbra arrossate di sdegno contro i parcheggiatori fuori quartiere. Dice che ha chiamato il servizio rimozione autoveicoli in sosta impropria per rimuovere la mia macchina.
- Signora, cosa è successo?
- Vada a parcheggiare a casa sua.
Tutti i suoi fiori sono appesi ai muri e alle finestre, anche le edere fanno una cornice attorno al pappagallo che starnazza come un'oca quando passano davanti gli impiegati o il notaio. La ragazza dell'abito blu, invece, aspetta di entrare in un portone. Sono passati dei minuti prima che qualcuno potesse sentirla dall'altra parte del cancello di ferro.
- Un tassista passando voleva leccarmi.
Ogni tanto un sanpietrino scoppola via dalla sua sede, gli altri sono lucidi e neri, e quando arrivano gli operai con la tuta arancione a ripararli non sanno più come conficcarli nella terra. Ci vuole la sabbia, l'acqua e la subbia. Ma è più pratico incementarli, anche se poi il bianco della calce rovina il manto di velluto della pietra al riflesso delle lampade.
Sono tristi i passanti che vanno dal droghiere a comprare gli gnocchi. Sono soli, grigi e beige nelle pieghe della camicia. Costretti a scendere il gradino se incrociano purtroppo il vicino senza salutarlo, passano le ore ad aspettare il commesso della banca o il tram che li porta via da qualche parte della città.
Da una finestra più avanti il pappagallo nella gabbia di ferro battuto ornamentale fa il giro su se stesso e poi fa un verso. La sua padrona, la signora alta e sghemba come una valchiria, sposta indietro i capelli cotonati. Muove le labbra arrossate di sdegno contro i parcheggiatori fuori quartiere. Dice che ha chiamato il servizio rimozione autoveicoli in sosta impropria per rimuovere la mia macchina.
- Signora, cosa è successo?
- Vada a parcheggiare a casa sua.
Tutti i suoi fiori sono appesi ai muri e alle finestre, anche le edere fanno una cornice attorno al pappagallo che starnazza come un'oca quando passano davanti gli impiegati o il notaio. La ragazza dell'abito blu, invece, aspetta di entrare in un portone. Sono passati dei minuti prima che qualcuno potesse sentirla dall'altra parte del cancello di ferro.
- Un tassista passando voleva leccarmi.
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