Grazie amici, il concerto è finito. Poi biascica il nome di Tony Garnier al basso. Bob Dylan a Milano con Mark Knopfler ha suonato per cinque mila persone al Palasport del basket di Assago. I musicisti hanno lo stesso abito tranne il cantante, alcuni portano un cappello e lo tengono in mano per ringraziare.
Restano in piedi con le luci della ribalta sulle facce bianche di cera mentre in tanti chiedono il solito bis. Ma lui si gira sui trampoli, gli altri prendono a camminare in fila indiana verso il retro, scansando il trespolo con la pianola gialla. Quando canta vorresti farlo smettere. Quando finisce vorresti che non finisse mai.
Fuori nei vialetti vendono le magliette nere con le date del tour, le felpe e i cappelli di lana. Il gelo è sceso in due giorni sui campi della periferia. Motori accesi fermi nella notte, fari e nebbia tra le ruote, le lamiere dei paraurti bloccano le uscite delle portiere. Mille auto sono bloccate nel parcheggio incustodito dai napoletani e dai bagarini perché lontano la porta di uscita è troppo stretta.
I guard rail si accendono di luci a intermittenza per le altre auto in corsa più lontane. Sono passate le ore 24, la gente stordita dal suono del rock n'roll se ne sta in macchina pensando di tornare tra le lenzuola della notte prima. Ma i gas di scarico si confondono con la nebbia, entrano dalle fessure delle prese d'aria e si mescolano all'aria calda del riscaldamento forzato delle automobili.
Una signora parla con la figlia e ride per quanto ha visto. La figlia è alla guida e sembra aver fretta di sfondare la portiera dell'auto di fronte che ostacola il cammino. Qualcuno spegne le luci per risparmiare, altri fanno le luci a quelli davanti e tutti sono legati ai sedili con le cinture allacciate, pronti a scattare in avanti o a fare una manovra intelligente per superare la coda.
In lontananza arrivano le guardie giurate e i vigili urbani dalla città. Agitano delle palette con indosso una camicia gialla. Nessuno preme il clacson, c'è chi ascolta le note del concerto del 1964 alla Manchester Trade Hall. Un'armonica sottile commenta la quarta strofa prima di concludere con la quinta. Dice il cantante: Then take me disappearin’ through the smoke rings of my mind / Down the foggy ruins of time, far past the frozen leaves/ The haunted, frightened trees, out to the windy beach /Far from the twisted reach of crazy sorrow
Restano in piedi con le luci della ribalta sulle facce bianche di cera mentre in tanti chiedono il solito bis. Ma lui si gira sui trampoli, gli altri prendono a camminare in fila indiana verso il retro, scansando il trespolo con la pianola gialla. Quando canta vorresti farlo smettere. Quando finisce vorresti che non finisse mai.
Fuori nei vialetti vendono le magliette nere con le date del tour, le felpe e i cappelli di lana. Il gelo è sceso in due giorni sui campi della periferia. Motori accesi fermi nella notte, fari e nebbia tra le ruote, le lamiere dei paraurti bloccano le uscite delle portiere. Mille auto sono bloccate nel parcheggio incustodito dai napoletani e dai bagarini perché lontano la porta di uscita è troppo stretta.
I guard rail si accendono di luci a intermittenza per le altre auto in corsa più lontane. Sono passate le ore 24, la gente stordita dal suono del rock n'roll se ne sta in macchina pensando di tornare tra le lenzuola della notte prima. Ma i gas di scarico si confondono con la nebbia, entrano dalle fessure delle prese d'aria e si mescolano all'aria calda del riscaldamento forzato delle automobili.
Una signora parla con la figlia e ride per quanto ha visto. La figlia è alla guida e sembra aver fretta di sfondare la portiera dell'auto di fronte che ostacola il cammino. Qualcuno spegne le luci per risparmiare, altri fanno le luci a quelli davanti e tutti sono legati ai sedili con le cinture allacciate, pronti a scattare in avanti o a fare una manovra intelligente per superare la coda.
In lontananza arrivano le guardie giurate e i vigili urbani dalla città. Agitano delle palette con indosso una camicia gialla. Nessuno preme il clacson, c'è chi ascolta le note del concerto del 1964 alla Manchester Trade Hall. Un'armonica sottile commenta la quarta strofa prima di concludere con la quinta. Dice il cantante: Then take me disappearin’ through the smoke rings of my mind / Down the foggy ruins of time, far past the frozen leaves/ The haunted, frightened trees, out to the windy beach /Far from the twisted reach of crazy sorrow
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