Una sera romana in via Cavour la folla di donne passa come un fiume. Ragazze di venti anni con le sacche e i capelli sulle giacche di cuoio scendono dall'Esedra verso i Fori. In ordine sparso un mormorio continuo sale in via dei Serpenti all'angolo.
Le mura della città sono di pietra bianca o del travertino delle cave di Tivoli, le virgole disegnate fanno un'ombra sotto la luce. Alcune svaniscono all'altezza della parte più liscia sfiorata dai viandanti fin dalla fondazione dello Stato.
Sono le dieci della sera a Roma, i negozi sono chiusi e le saracinesche abbassate. Una latteria è ancora aperta come il bar dei souvenir illuminato al neon ma sono scomparse le auto e i motorini. Le donne arrivano dal monte, il colle dell'Esquilino. Ogni sera passano da qui e poi scompaiono nella strada in fondo.
Le mura della città sono di pietra bianca o del travertino delle cave di Tivoli, le virgole disegnate fanno un'ombra sotto la luce. Alcune svaniscono all'altezza della parte più liscia sfiorata dai viandanti fin dalla fondazione dello Stato.
Sono le dieci della sera a Roma, i negozi sono chiusi e le saracinesche abbassate. Una latteria è ancora aperta come il bar dei souvenir illuminato al neon ma sono scomparse le auto e i motorini. Le donne arrivano dal monte, il colle dell'Esquilino. Ogni sera passano da qui e poi scompaiono nella strada in fondo.
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