Passa ai contenuti principali

Buon Natale

Ho camminato in punta di piedi per non sentire lo scricchiolio delle scarpe tra le pareti bianche e i pavimenti galleggianti. Il risultato è che zoppico anche dopo un mese, le corse sui marciapiedi del metro non sono servite a riportare le cose al loro posto. Mi ero fatto un regalo comprandole, dovrei ritirarmi da questa battaglia.

Una mattina ho preso i calamari giganti invece delle sarde per stare intorno a un piatto di spaghetti. Si sono accesi i lumini di argento ma tu forse volevi le triglie infarinate e fritte prima di girare le spalle e la schiena nuda piegata verso la finestra.

Mi hai portato una padella anti aderente per le feste e il tuo abito a fiori aveva una cerniera lunga fino ai piedi. Se tu fossi un fiore saresti un fiore di campo bianco, forse un giglio di San Giuseppe per la festa delle Verginelle.  Ho chiuso la bocca con la mia bocca, avevo sete di rabbia e di calore.

I racconti stampati nei fogli sono andati per i tavoli come dei volantini mentre leggevi la Zazzamita tra le voci dei bambini in corsa. Chi aveva preparato la caponata e chi la pasta con le melanzane.

Mi hai regalato un pupazzo dagli occhi a forma di uovo e ti ho raccontato la mia storia. Mi hai chiesto quando torni la prossima volta? Io ti ho detto presto, grazie dei cioccolatini. Ci siamo tenuti in braccio e tu hai preso un altro treno.

Buon Natale.

Commenti

  1. Ripeto: copione :)
    Ma tanto non c'è paragone...
    Buon natale!

    RispondiElimina
  2. Si è aggiunta rabbia alla sete di calore, e la battaglia è stata inutile, se dopo un mese tanto vale ritirarsi...
    Adoro i calamari giganti, io non sopporto le spine delle triglie.
    Se fossi io un fiore, vorrei essere un girasole, per guardare solo luce e non accorgermi delle nuvole..
    E' più triste questo BUON NATALE.. e allora guardiamo il sole, e auguriamoci BUON ANNO

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Sostituzione

Scusate ero via. Mi hanno detto metti via. Mi sono detto sono via.  Ecco dunque: la parola di oggi, forse di questo prossimo secolo è: sostituzione. Il ChatGpt, il robot della chat, ti parla come ti parla una persona. Finora tutti gli altri media ti parlavano come una persona ma questa volta è diverso. Molto diverso. Sostituisce tutto, anche una buona parte di te stesso. Certo, prima deve imparare chi sei ma poi ti sostituisce. Comodo non dover più dipendere da questo e quello, e così entri nel gioco della mutazione e della sostituzione. Gli italiani stanno scomparendo e dunque è in corso la sostituzione etnica. Quella di cui parliamo invece è una sostituzione trasversale radicale che riguarda tutti.  Ma vediamo perché si arriva a questa roba terrificante o entusiasmante (nel caso si voglia credere che sostituirà solo la tua parte di cose noiose da fare). Praticamente tutta la tua vita da un po' di tempo sta passando attraverso lo schermo, la tua identità è trasferita nel digi...

Avevo un cuore

Adesso ho quasi tutto, molto più di sempre. Adesso non devo lavorare per vivere, ho abbastanza. Ho anche una casa solo mia, una terra tutta mia. Prima ero nel traffico e vivevo in quattro metri quadrati, ora ho quattro stanze da 120 metri e un terreno di nove mila metri. Ci sono due cani che corrono, tanti alberi piantati e altrettanti da piantare ancora.  Quando avevo la voglia non avevo una lira, adesso ho una lira ma la voglia è passata. No non è passata, ho sempre il senso del dover fare qualcosa per proteggermi aspettando tempi migliori. Invece dovrei semplicemente cercare di fare quello che voglio fare: alzarmi dal letto con un piano per la giornata. Dovrei fare con calma e determinazione quello che è giusto e bello fare. Ma nel frattempo ho dimenticato cosa volevo fare perché l'ho rimandato. Ho sentito di non avere la forza di andare oltre le barriere e le circostanze. Mi sono perso nel groviglio delle rinunce e dei compromessi. Era più urgente la necessità di coprirmi dalle...

Un muro nella testa

- Hai detto che ti chiami Serena, mi ricordo che ti chiami Serena. Non è vero? - No, io sono la Brunella. Avevo immagazzinato l'idea di Serena perché Serena è nome lombardo. Non che questa Brunella fosse bella come la Serena che immaginavo ma per comodità mi ero appoggiato a questa idea per darle un contesto. Per riportarla dentro uno schema notorio.  E così per più di una volta incontrandola nel parco, lei e il suo compagno Fango, pensavo: ecco la Serena. Pensavo, forse non si chiama Serena ma è il nome che più si avvicina all'idea che mi sono fatto del suo nome quella volta che me l'ha detto. Infatti Brunella non era neanche vicina alla Serena postina dei partigiani, che era una bionda bella e forte. Eppure ero quasi sicuro. Serena come la partigiana del film sulla resistenza in Val Padana. Come i protagonisti di Novecento di Bernardo Bertolucci o di Citto Maselli, donne partigiane in aiuto di compagni partigiani. Il popolo buono, il bello della rivoluzione poi estesa dal...