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Agenda del vino

Dovrei potare la vigna e dedicarmi al vino, ora che il frumento è germogliato alla piana e sta spingendo fino quasi a un palmo. Si fece ora di concimare le viti ad alberello e decidere qualcosa sull'aratura delle erbe e dei cavolicelli. Se lasciare il profumo dei fiori bianchi radenti il suolo o se togliere i gialli della verdura. Non si deve dire che il terreno è abbandonato come ho sentito.

Il vino di quest'anno, anzi, pare bello. Se ne fecero più di mille kg e riempite due botti e, sparte, cinque casse, le abbiamo scordate sul terreno a metà ottobre, quando ormai era tardi e intanto stavo appresso a Nino ricoverato. Il mosto fermentava piano e mi sono rivolto a Santa Venerina, come disse compare Concetto, il paese dell'agricoltore moderno e dove friggono arancini anche nei panifici tanto che vedi la farina sulla faccia di chi prende i soldi alla cassa. Era Santa Lucia, ormai, e dissero che al vino non dovevo farci niente. Solo travasarlo o imbottigliarlo quando è ora. Ma quando è ora?

Ci vuole anche un nome e un'etichetta. Pensavo a Nerello di Tre Finestre, vino doc dell'Etna. O qualcosa del genere. L'alchimista pure ci vorrebbe, i locali adatti e tante altre carte da sbrogliare. C'è un ristorante di campagna che lo vuole e ora anche un altro, un certo Malerba di Giumarra. Ieri di giorno con il sole alto sono andato a incontrarlo. Mi fece l'impressione di averlo visto solo perchè era tale e quale come era zio Santo. Non gli potevi dire niente che si offendeva a morte di qualsiasi cosa. - Lo vuole il caffè? E' stato un piacere. - Anche per me.

Il vino di quest'anno assomiglia al colore del melograno, ai capelli al vento sulla schiena di una ragazza che profuma alla sera di iris sbocciati. Perciò forse dovrei chiamarlo Aranàto, una botte almeno. Perchè la seconda, quella di destra, si fece al solito più scuro. Se potesse restare com'è sarebbe come fermare un film che passa. Come le scene dei treni di Wim Wenders. Ci sta bene su qualsiasi cosa, anche sul pesce e il cioccolato. Si sente che è un poco amarostico, meglio ancora quando è fresco e frizza.

Il sapore di quest'anno assomiglia all'odore dei fiori bianchi sparsi che ho lasciato crescere per terra come i fiori delle ferrovie svizzere, nei gelsi o nei loti alla vaniglia e le nespole, forse anche nei pini marittimi di Malafigura e della villetta delle fiabe del vicino di fronte. L'odore di questo vino è quello dell'anno che è passato senza il suo artefice che ora giace in un letto di ospedale. Dovrei zappare la vigna a uno a uno, dovrei farlo come lui.

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