Le stanze erano vuote, solo io e lei. E anche silenziose, fino a quando succedeva qualcosa nell'aria della pace degli angeli. Fino a quando non è arrivata Faccia di Luna che dormiva di un sonno pacifico. Nella stessa naca di legno con le barre gabbia di leone dove avevo dormito anche io. Non si vedeva niente dal corridoio, leggevo i miei giornaletti o infilavo le mani dentro la presa di corrente quando avevo già la febbre a 40. Tempo niente le superfici di ogni stanza lucevano di fresco e di pulito come se fosse un tempio di Damasco. C'erano all'interno pavimenti di marmetta e intoste. Fuori, invece, il portone e le finestre di legno avevavo la pietra bianca e sotto fino a terra i fascioni di pietra lavica bugiardati. Di mattina presto prendeva a lavare e stendere fuori lenzuola e cammisi. E chiudeva il rubinetto con il suo getto di acqua gelata. Perciò la finiva di zammatiare nella pila o di scaminare e anche di agniutticare le tovaglie. Le sue mani bianche mi passava...
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