Sono le dieci e mezza di mattina di un giorno mercuriale. Una mattina che la cassiera sorride, il figlio ti fa il caffè e l'araba del tappeto nel deserto offre un the verde. Alla fermata del Duomo l'uomo in ammollo entra dalla porta. Alto e con gli occhiali, magrissimo, la faccia lunga da musicista jazz, Franco Cerri poteva far finta di nulla e invece è stato gentile. Gli sorrido e lui mi dice buongiorno senza avermi mai visto prima. Lo vedo da almeno 45 anni, era senza occhiali e portava la camicia bianca tapezzata di sugo. Sorrideva dello stesso sorriso di oggi, versava un pò di polvere nell'acqua alta fino al collo e aspettava il risultato. Quando le macchie nere erano scomparse Franco mostrava la camicia asciutta e stirata adagiata sullo sterno. Lui ride e sposta la sua testa verso di me. La gente non lo riconosce. Sembra un angelo con l'impermeabile beige allacciato e la borsa di pelle con la maniglia di pelle. - Quando il prossimo concerto? - Non a Milano....
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