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Visualizzazione dei post da agosto, 2015

Pane scordato

Quanti alberi ho piantato intorno a me in questa casa. Ogni anno ne pianto diversi. Tanti seccano per mancanza di acqua e di accudimento. Altri superano la barriera del secco, del vento micidiale e sembrano dare i frutti sperati. Limoni, cinque limoni, melograno un melograno, fichidindia 50 fichidindia. C'è una strada stretta da fare per chiunque, i primi anni sono difficili. Ma quando la pianta ha fatto le radici l'anno dopo tutto si moltiplica e i le foglie e i rami si moltiplicano, anzi devi cominciare a potare e riportare ordine e disciplina. Sono passati una decina di anni da quando ho iniziato a scavare buche e coprire di terra radici di ulivi e gelsomini. Ne sono passati anche venti di anni. Sembra ieri, non è vero? Invece non è così. Papà diceva, scava ancora. Fai la fossa ancora più grande per dare umido alle radici. Io pensavo, che scocciatura. Invece aveva ragione lui. Le piccole fosse fanno morire le piante e così è stato quando ho fatto da solo. La culla deve ess...

Sera con l'archetto

Sotto la veranda attorno al tavolo ci sono una decina di persone comprese le coppie di motoristi dell'ultima ora, un belga single, i vicini di casale due signori uno italiano, due che vengono da Clermont più i quattro dell'Harley Davidson. Questa sera arriva un tipo con l'archetto e, una volta finito di mangiare il salame il patè e il formaggio, noi che eravamo quasi vegani, apre una specie di grande valigetta astuccio ed esegue il suo repertorio di musiche sul genere celtico occitano sfiorando una specie di sega pieghevole ma senza denti.  Io cerco di seguirlo in tonalità di La minore con la chitarra ma lui va avanti con degli accordi impossibili finché gli altri un pò stufi mi costringono a suonare qualcosa da solo e allora intono Bella Ciao, un hit globale nel frattempo. Lo strumentista ha le basette bianche, i suoi occhi sono un pò tristi ma sereni. Avrà una settantina di anni come la moglie che è magra come lui. Indossa una camicia a quadri del tipo azzurrino a righe...

Laqa

Sono finito a Laqa verso le tre di notte a dormire su una panchina di legno. Ho lasciato le scarpe a terra e usato la borsa da viaggio come cuscino. I miei poveri piedi erano un fuoco, li ho sollevati e stesi sul bracciolo. Dopo qualche minuto mi sono addormentato, mentre l'ultimo posto al neon con bibite fresche chiudeva e i ragazzi dell'altra panchina andavano a casa sulle loro auto pagate a rate. La notte era umida e afosa, come succede alla fine di luglio. Scendendo in aereo sull'isola ho visto le chiese di Gozo, mi sarebbe piaciuto restare un giorno in questo posto in mezzo al mar Mediterraneo dove passano uomini migranti e uccelli migratori per almeno una volta nella vita. La parte meno fortunata non ci torna più perché viene abbattuta. Gli altri ci restano per almeno visitare le chiese dei Cavalieri o frequentare un corso di inglese e poi andare al mare. Vengo da Venezia e dalla costa di Barcellona. Un vento di scirocco mi ha portato, ancor prima, nel mezzogiorno...