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Viene infine

Roma, porta S. Lorenzo. Forse per il tuo compleanno o per Natale ti ho regalato questo libro dell'Adelphi con la copertina vinaccia e un ritratto di un uomo, forse di Schiele, un austriaco anche lui come Joseph Roth. Mi avevi chiesto perché questo libro? Perchè mi piace la copertina. E tu hai detto, ah vedi come sei! Il libro parla dei rivoluzionari e allude a Trosky e a Stalin senza nominarli. Parla di questo Friederich Kargan che frequenta un certo Savelli dopo aver lavorato al confine nella tratta dei profughi per la compagnia di navigazione.

Adesso sono passati quasi 30 anni. E sono nell'imminenza del bilancio della mia vita che include la domanda, ma quanti libri ho letto di questa libreria? Non se mai lo finirò ma ho cominciato a leggere Il profeta muto. Sono solo arrivato a pagina 40, quindi prometto bene. L'ho aperto e le pagine sono bianche non avendo preso luce mai. Certe cose vengono infine, come dice mia madre. Lo avevo comprato per il rimorso nel '89, dieci anni dopo, prima di lasciare la tua città. Sapevo che prima o poi ci sarei caduto. Ma non te lo avevo regalato solo perchè aveva una bella copertina. Tanto è vero che ho letto dello stesso abreo errante Fuga senza fine e forse La milleduesima notte per non dire delle Confessioni di un assassino.

Fa un certo effetto sfogliare quelle pagine. Non per la sua storia di confine, bensì per i colori e gli odori di Roma d'inverno negli appartamenti dell'Eur o di Corso Francia o di Via dell'isola, di tutte le foglie ingiallite, frozen leaves, sui marciapiedi illuminati a stento nella notte.

Ho la sensazione di averti sottobraccio, di sentire i tuoi riccioli neri duri come acciaio. Ho addosso lo stesso calore della paura mentre guardiamo la faccia nascosta dei carabinieri. Di quella camionetta spalancata contro di noi. Dei mitra puntati verso le mura del Castro Pretorio e verso la vespa 50 blu. Di come parlavi dei nostri sacchi a pelo per le vacanze al mare e della rivoluzione.

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