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Visualizzazione dei post da luglio, 2011

Mare negli occhi

Alle sette di sera il lido allunga le ombre verso il mare. Le palme secche coprono le due sdraio di ogni coppia, un ragazzo asporta mozziconi e bicchieri di plastica ora che tutti vanno via. Si può vedere un pezzo di mare e sentire il suo ritmo cantare. Qualcuno ha dimenticato in giro le ciabatte nuove e chi l'asciugamano ripiegato sopra il bracciolo. Ma dopo il disordine dell'uso, man mano, ogni cosa torna al suo posto. Il vociare e la calca non si sentono da mezz'ora, la fila di gente al chiosco è scomparsa. Siamo ora in due gruppi a darci fastidio, a scattare le ultime foto e a raccogliere le idee sparse tra le onde e il resto del cielo davanti. Un ragazzo circondato da cinque donne spruzza in giro la sua acqua di mare. - Sta piovendo, dice il ragazzo. - Ma finiscila, dice la seconda donna. La terza donna è sdraiata ancora sulla schiena, assomiglia molto alle prime altre donne. Ha la linea dritta e lo stesso profilo dell'altra con il naso allungato. E' più...

Il tratturo del Trottoir

Sono contento, è stata una bella serata tra amici maschi. Almeno ho rinunciato ai tuoi baci per qualcosa. Arcangelo è un funzionario di finanza creativa, Michele è un mastro muratore, uno strano miscuglio ma vero e duraturo. Il legame sono le mogli, che erano sedute allo stesso banco in redazione e i padri mezzi pugliesi. Abbiamo ripiegato su birra e live music in zona Darsena, il jazz sul castello è saltato per mancanza di biglietti. L'ambiente è tranquillo, tutti ragazzi e noi vecchietti. La musica assordante in prima fila non ti fa parlare, allora siamo andati fuori anche perché Michele fuma le sigarette arrotolate dalla busta e volevo fargli compagnia. Ogni tanto il tabacco allevia i pensieri, come il rhum o il gin tonic. Sopratutto se suonano Folsom Prison Blues di Johnny Cash con chitarra, basso e batteria. O qualche pezzo di Hank Williams come Red Cadillac and Back Mustaches, per non dire di Cheatin Heart. Ci siamo seduti dopo la veranda e racconto dei personaggi del loc...

Lezioni di piano

Ho trascritto il dialogo tra un agricoltore urdu e una maestra di piano siberiana. Si tratta di un documento esclusivo che riporta una chat, ovvero una conversazione per iscritto ma in tempo reale, della durata di dieci minuti. I due si erano incontrati l'anno prima senza arrivare a un accordo, l'agricoltore non possedeva ancora il pianoforte e stava cercando un insegnante a domicilio. Ecco cosa si sono detti: - ciao, come stai, buon giorno, sei a Milano? - buon giorno, sì, ho scritto il profilo sincero e onesto - si, ho visto - che cosa la lingua urdu? scusi, se Lei nn ha tempo... anche io devo andare nell'altro spazio in compiuter - la lingua urdu, la vorrei imparare certo - in quale paese? da che cosa Lei è motivato impararla? - vorrei imparare a suonare il piano - lei non vole rispondere alle domande? - si certo, la lingua urdu si parla in pakistan ma io sono italiano - lei così gioca, capisco ...

Lenzuola di lino

Alle dieci del mattino abbiamo preso una spremuta, di arance con ghiaccio. Al bancone del chiosco ci guardano e cercano di capire. Ogni settimana alla stessa ora un signore che si veste da ragazzo e una ragazza che si veste da signora si presentano per un supplemento di colazione. Quando è inverno lei chiede un marocchino, caffé con schiuma di latte. Io prendo un caffè, ma se ho fame aderisco all'idea della mezza brioche alla crema da tagliare e dividere. I banconisti sono tre di cui una piccola e grassa, una media e grassa e un gay alto e magro col pizzetto. Ci salutano con cortesia, hanno da fare coi ragazzi della buona borghesia ma li guardano dall'alto. Quelli che fumano e fumando studiano i capitoli del management nell'industria, quelli che si passano le mani tra i capelli e li portano indietro, quelli che scuotono la testa e si pensano ricchi e famosi sulle spiagge. La cerimonia tra di noi prosegue sul tavolo dove svuoto mezza bustina di zucchero di canna mentre l...

Canottieri di S. Cristoforo

Il canale di acqua trascina barche di uomini con le pagaie. Passo tra le foglie e i rami cresciuti sui bordi, un ciclista mi sorpassa e poi anche un altro. Posso pedalare anche più forte, potrei correre lungo la riva dell'acqua dell'Alzaia pavese. Ma corro senza strappi, tengo lo stesso ritmo per avere ancora modo di accelerare se ci fosse bisogno. La mia bici passa a fianco della barca, ci sono due persone dentro che muovono i remi. La corrente mi trascina con loro alla stessa velocità. Siamo insieme nella corrente, siamo fermi perché le distanze sono le stesse. I due sono un uomo e una donna, si agitano e fanno un sforzo con le braccia per contrastare la direzione dell'acqua. Io pedalo, loro remano ma siamo fermi e ci guardiamo nel frattempo finché qualcosa fa cambiare il quadro e la scena del naviglio, i suoi segnali stradali o forse lo spostamento della luce dopo una curva in direzione della nostra meta. C'è una ragazza con i riccioli che aspetta sul terrazzo tr...