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Visualizzazione dei post da aprile, 2012

Jennifer Catanzaro

In piazza ha riaperto il bar. Lo gestisce un gruppo di uomini vestiti di nero e con la barba incolta. Si mangia roba mista siciliana-milanese ma non ha molto successo con i pakistani che vanno dal barbiere e i clienti dell'internet point. La titolare è Jennifer Catanzaro che ancora non si vede. Alla cassa, invece un tipo svogliato, ti dà il resto senza dire grazie. Chi ha rilevato il bar deve avere molti soldi anche se ha risparmiato sulle insegne. Invece di sostituirle tutte, sono almeno cinque o sei, ci ha messo sopra una pezza con un altro nome. L'interno è stato rimodernato, grandi pezzi di vetro spesso e un soppalco sempre vuoto a riempire la sala verso l'alto. Entri, o stai sul bancone in piedi come un cavallo a prendere il caffè oppure ti metti in vetrina su dei tavoli a quattro. Il gestore di prima andava avanti con il solo caffè. I cinesi stanno comprando tutto, diceva. Anche il bar da aperitivi di fronte pieno di palme e poltroncine. Qualche mese prima aveva...

Lo spiaggione

Il biondo Tevere, in realtà, è verde delle foglie di platano a Roma e il Simeto è come una colata di creta tra le frasche alte di canne a Catania. Il Po, invece, è un fiume grigio metallizzato nel mezzo ai campi di mais. Lungo l'acqua e sul viale la folla di gente in cammino, c'è chi attacca la bicicletta a una panchina di legno e chi si tiene per mano come per fare un girotondo. Un giorno d'inverno la colata di argilla ha coperto gli argini, gli alberi e i cespugli sono del colore della polvere bianca. Fuliggine sporca, i filamenti come del grasso del latte bollito oltre la pentola o un lenzuolo dei fantasmi, sono attaccati ai tronchi e al secco degli arbusti. Dall'altra parte del greto una ciminiera a cono e strisce bianche e rosse, un nastro in diagonale porta le pietre sul cassone di un camion. La fila di alberi forma una griglia di piume o di lance di ferro, passano amici e conoscenti e il sole dietro scende verso l'occidente. Dopo la scomparsa dell'...

Annhako è vivo

Il mio cane per tre giorni a gennaio, Nako Annhako, è stato ritrovato sano e salvo. E' un labrador nero a pelo corto con una punta bianca sul torace. Sembra muto perché non abbaia mai ma è solo educato. Anzi sarebbe un vero gentiluomo, se fosse un signore, perché alza la zampa per metterla nella tua mano. Lo avevo lasciato nel cortile con la cuccia e le crocchette sperando nel conforto di Franco l'imbroglione. Ma il cane cucciolo era fuggito per la mia assenza e la testardaggine di chi ha lasciato aperto il portone. Ora Nako gioca in un altro cortile di una famiglia di ricchi. Ho il permesso di fargli fare una passeggiata ogni tanto. Mi ha baciato e slurpato tanto ma poi è tornato dalla sua nuova padrona. Lo ha preso il mio vicino di casa Vadalà che è nipote di don Giovanni il cassamortaio. Si è comprato la casa degli Arcifa da quando viaggia negli appalti pubblici. Ha una moglie e due figli di cui uno maschio uguale a lui e una femmina uguale alla madre. Gioca in borsa ...

Gonna con le balze

Lei non portava le calze, vestiva una gonna con le balze. Ogni volta parcheggiava lontano una decina di metri. I passi erano come di una danza di avvicinamento per il tango. Le sue gambe scendevano dopo l'apertura dello sportello, sembrava come un angelo vestito da passante. Da quando aveva abbracciato la libertà i suoi amori erano diversi dal solito. Il senso del possesso e il senso dell'abbandono non sempre avevano un confine nella sua testa. Cercava conferme o smentite dai racconti o dalle esperienze passate dalla gente. Mi aveva detto che dei nostri incontri poteva farne a meno. Anche di rifiutare di vederci poteva fare a meno. Così ci vedevamo, una volta ogni mille mai. Si parlava per osservare le reazioni dell'altro, il pudore di stringere le mani, in attesa di un colpo di scena. Qualche volta io mi scioglievo e lei anche nel parlare di noi. Una confidenza e una pacca sul braccio erano troppo. Il patto era: ci vediamo perché siamo amici. Poi se ne tornava indi...

Il posto alla luce

Franchetto, Sicilia.  In questi giorni arriva la pioggia ad incoraggiare le erbe. Anche la vite ha fatto le sue nuove foglie. Dopo il vento da ponente nel pomeriggio l'ondata di nuvole ha cambiato il verso alle cose. Non c'è freddo o siccità, l'acqua è venuta dal mare Jonio verso il verde dei campi di frumento. Il fondo della terra è fatto di creta e sembra rosso in qualche punto. L'acqua salmastra sul poggio tiene libero il terreno anche dall'acetazzo, l'erbaccia dal fiore giallo come le senapi. D'estate il nuovo vento riporterà altra terra sui tetti e la prossima pioggia lo impasterà alle pareti e alle porte. Così che tutto prenderà la stessa salsa e sapore. Non ho niente da fare aspettando Angelo, il custode delle mie terre. La terra bagnata impedirà per qualche ora di lavorare alle ruote dei trattori che si impastano tra il fango. Potrei fare due passi e sgranchire la schiena. Stanotte ho dormito su un lato con la faccia sporca da due giorni dei ...