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Avevo un cuore

Adesso ho quasi tutto, molto più di sempre. Adesso non devo lavorare per vivere, ho abbastanza. Ho anche una casa solo mia, una terra tutta mia. Prima ero nel traffico e vivevo in quattro metri quadrati, ora ho quattro stanze da 120 metri e un terreno di nove mila metri. Ci sono due cani che corrono, tanti alberi piantati e altrettanti da piantare ancora.  Quando avevo la voglia non avevo una lira, adesso ho una lira ma la voglia è passata. No non è passata, ho sempre il senso del dover fare qualcosa per proteggermi aspettando tempi migliori. Invece dovrei semplicemente cercare di fare quello che voglio fare: alzarmi dal letto con un piano per la giornata. Dovrei fare con calma e determinazione quello che è giusto e bello fare. Ma nel frattempo ho dimenticato cosa volevo fare perché l'ho rimandato. Ho sentito di non avere la forza di andare oltre le barriere e le circostanze. Mi sono perso nel groviglio delle rinunce e dei compromessi. Era più urgente la necessità di coprirmi dalle...
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L'uomo delle contraddizioni

Le cose andavano talmente bene che voleva fare la rivoluzione. Come San Tommaso deve toccare le ferite altrui e anche le proprie. Mette alla prova, si rimette in gioco, crede solo a quello che sperimenta e cerca il limite. Viveva in un borgo di gente laboriosa e simpatica ma corre verso la periferia di una metropoli. Sostenuto da una famiglia proprietari abbraccia l'idea dell'esproprio proletario. Per la città indossa i jeans marchiati dalla multinazionale del tabacco, prende il sussidio dagli industriali e organizza assemblee di socialisti. Per fare il reporter nel mondo si accontenta del giornale di provincia, lo abbandona e si trasferisce nelle stanze della Camera del Lavoro. Prendo gli schiaffi ma non per conto mio, pensava. Fa un master in giornalismo mentre aiuta gli arruffapopolo e finisce per votare i riformisti della politica. Aspettando di fare l'inviato accetta le pagine di un piccolo giornale di agricoltura e poi di uno di finanza. Rinuncia a tutte le credenze r...

Sostituzione

Scusate ero via. Mi hanno detto metti via. Mi sono detto sono via.  Ecco dunque: la parola di oggi, forse di questo prossimo secolo è: sostituzione. Il ChatGpt, il robot della chat, ti parla come ti parla una persona. Finora tutti gli altri media ti parlavano come una persona ma questa volta è diverso. Molto diverso. Sostituisce tutto, anche una buona parte di te stesso. Certo, prima deve imparare chi sei ma poi ti sostituisce. Comodo non dover più dipendere da questo e quello, e così entri nel gioco della mutazione e della sostituzione. Gli italiani stanno scomparendo e dunque è in corso la sostituzione etnica. Quella di cui parliamo invece è una sostituzione trasversale radicale che riguarda tutti.  Ma vediamo perché si arriva a questa roba terrificante o entusiasmante (nel caso si voglia credere che sostituirà solo la tua parte di cose noiose da fare). Praticamente tutta la tua vita da un po' di tempo sta passando attraverso lo schermo, la tua identità è trasferita nel digi...

Ultra corpi della pianura

L'Europa ha tanti Stati, uno è l'Italia, l'altro la Germania. A un certo punto della storia la Germania si prende la Germania dell'Est, le banche dell'Ovest finanziano i prestiti delle povere famiglie dell'Est che, insieme alle povere famiglie polacche e poi ungheresi e così via diventano parte della grande area europea che si assume il debito delle banche tedesche e lo ingloba nel valore dell'euro. Questo accade dal 1990 al 2000. Nel giro di 20 anni i nuovi nati del Belpaese crollano, l'Italia dei paesi e dei comuni più belli del mondo si spopola, arrivano i belgi a comprare interi borghi a Rieti e a Terni tanto per fare un esempio. Gli artigiani e impiegati tedeschi diventano più ricchi degli artigiani e impiegati italiani. Gli studenti migliori vanno all'estero per cercare fortuna. I più furbi vanno a spendere la pensione in Portogallo, la maggior parte si impoverisce e non arriva alla fine del mese. Però l'Italia diventa esportatore di beni n...

Un muro nella testa

- Hai detto che ti chiami Serena, mi ricordo che ti chiami Serena. Non è vero? - No, io sono la Brunella. Avevo immagazzinato l'idea di Serena perché Serena è nome lombardo. Non che questa Brunella fosse bella come la Serena che immaginavo ma per comodità mi ero appoggiato a questa idea per darle un contesto. Per riportarla dentro uno schema notorio.  E così per più di una volta incontrandola nel parco, lei e il suo compagno Fango, pensavo: ecco la Serena. Pensavo, forse non si chiama Serena ma è il nome che più si avvicina all'idea che mi sono fatto del suo nome quella volta che me l'ha detto. Infatti Brunella non era neanche vicina alla Serena postina dei partigiani, che era una bionda bella e forte. Eppure ero quasi sicuro. Serena come la partigiana del film sulla resistenza in Val Padana. Come i protagonisti di Novecento di Bernardo Bertolucci o di Citto Maselli, donne partigiane in aiuto di compagni partigiani. Il popolo buono, il bello della rivoluzione poi estesa dal...

Uccio e il cinghiale bianco

Arrivò nella casa ai primi di novembre per le prime sessioni di esame all'Università dopo un lungo viaggio. Ma il suo amico Uccio era partito da Catania in moto e, insieme, fecero ingresso nella stanza in fondo. L'appartamento aveva una bella stanza da letto con visione del parco della scuola media dal piano rialzato. Si vedeva bene l'ufficio del Catasto di via Reggio Calabria mentre il nostro ingresso era in via Cremona sulla collinetta di Roma che portava verso piazza Bologna. Quando Uccio se ne andò le chiesi. "Perché si chiama Uccio e non Nuccio". Allora lei disse che il nome vero fosse Sebastiano se non addirittura Alfio. La cosa interessante era però che tra le cassette di musica saltò fuori L'era del Cinghiale Bianco, il secondo o il terzo disco pop di Franco Battiato.  Portava una tuta da magazziniere che poi mi ha prestato un giorno che non trovavo un paio di pantaloni puliti. I capelli castano chiari erano legati dietro la schiena nel periodo in cui ...

Mucciaccio

Era un ragazzo quasi biondo con dei riccioli, senza barba né baffi. Se ne parlava con rispetto ed educazione, era il migliore della squadra avversaria. Quando correva verso la palla sembrava un ballerino o che pestasse delle uova, con le gambe larghe allargate a cancello. Al momento della scena madre, la punizione dal limite, si preparava al tiro tenendo le braccia alte come le ali di un uccello spaventato.    Aveva anche una bella stangata da fuori area. Tirava sull'angolo e il pesante pallone di cuoio deformato scheggiava il palo quadrato fatto di legno. I tifosi lo osannavano al punto che il padre sugli spalti era circondato sempre di gente. Invece i tifosi avversari dicevano che era malato, nel senso che sembrava facesse la sfilata. Come se fosse un damerino, perché loro erano dalla parte degli uomini duri. In una domenica di primavera la gente era vestita da domenica con la giacca. Qualche ragazzo portava i capelli freschi da parrucchiere, con le onde sulla testa come fos...