Passa ai contenuti principali

Pensieri di Mao

Milano-Lecco SS 36. Ho capito che bisogna rassegnarsi, ma fino a un certo punto. Rassegnarsi vuol dire accettare l'idea che le proprie forze sono finite e non infinite. Non rassegnarsi vuol dire continuare a cercare quello che si vuole.

Quando la scrivania è troppo piena di tanti fogli di carta si ha la tentazione di buttare via tutto e si rischia di perdere quanto di buono è nascosto sotto le cose meno importanti. L'alternativa è rivedere ad uno ad uno i diversi fogli, ma ci vuole tanto tempo. E il tempo non c'è più. D'altra parte se non fai niente il caos aumenta, ti senti inadeguato. Quindi dedicati a un foglio alla volta. E dove arrivi, arrivi.

A volte il caso, parente stretto del caos, ti porta dove vuoi andare. A volte invece l'ansia di governare il caos non ti porta da nessuna parte. I paesani dicono: se la fortuna mi vuole vado a letto e dormo. Ho capito che non possiamo fare tutto. Che bisogna scegliere e selezionare. Che il tempo è prezioso e che perciò non bisogna perderlo. Ecco perchè ogni tanto guardare il fiume passare è meglio che corrergli dietro. Qualcuno ha truccato le carte e il gioco della vita lo perdiamo proprio quando pensiamo di avere già vinto.

Commenti

  1. Certe volte si ha bisogno di cercare qualcosa che non riesci a trovare. Pare che lo specchio perfetto non esista, o che lo abbiano proprio nascosto bene.
    Ogni tanto lo cerchi nelle persone. Spesso le persone non ci sono. O non sono le persone giuste. O non sono in grado di capire il detto né tanto meno il non detto, o non lo vogliono capire perché le metterebbe a nudo davanti a se stesse e vedrebbero di te - e quindi di sé - verità che non sono in grado di sostenere, che non vogliono vedere.
    Io parlo da sola: tutti abbiamo bisogno di parlare da soli. Sembra pazzia, invece è sana rielaborazione di sé.
    Ora hanno inventato internet. E quando è dentro, che dovremmo cercare qualcosa, invece ci mettiamo qui nudi davanti agli altri e ci cerchiamo in pubblico. Sperando di ritrovarci negli occhi degli altri.
    Come se fuori ci fosse qualcuno che mi può capire meglio di me stessa e restituirmi la mia immagine intera.
    Ma si balla da soli, nel dialogo con se stessi.
    Chi vuole ballare questa tarantella, e ha piedi buoni e il senso del ritmo, è il benvenuto.

    RispondiElimina
  2. E' come quando giochi a Monopoli: vai al Viale dei Ricordi senza passare dal via. Quindi non prendi le diecimila lire, se mai a volte le versi.
    E' bello finché ti vedi in mano tutti quei mazzetti di soldi colorati messi in ordine e ti pare di poterti comprare il mondo solo che allunghi una mano. E allora vai a braccio e spendi un patrimonio per comprare case e alberghi. Metti anche i gerani ai balconi e una selezione di libri sul comodino. E accogli chi ci voglia alloggiare per un po': per poche lire di pedaggio offri la cena e un letto caldo e un fiore sul cuscino.
    Ma alla fine, quando hai speso troppo, si arriva alle ipoteche su quel poco che ti è rimasto.
    Nessuno di noi sapeva come si gestisse questa storia delle ipoteche: le regole del gioco erano troppo complicate da capire, e si perdeva tutto il bello.
    Allora lasciavamo sempre il gioco.
    Senza vincitori né vinti.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Sostituzione

Scusate ero via. Mi hanno detto metti via. Mi sono detto sono via.  Ecco dunque: la parola di oggi, forse di questo prossimo secolo è: sostituzione. Il ChatGpt, il robot della chat, ti parla come ti parla una persona. Finora tutti gli altri media ti parlavano come una persona ma questa volta è diverso. Molto diverso. Sostituisce tutto, anche una buona parte di te stesso. Certo, prima deve imparare chi sei ma poi ti sostituisce. Comodo non dover più dipendere da questo e quello, e così entri nel gioco della mutazione e della sostituzione. Gli italiani stanno scomparendo e dunque è in corso la sostituzione etnica. Quella di cui parliamo invece è una sostituzione trasversale radicale che riguarda tutti.  Ma vediamo perché si arriva a questa roba terrificante o entusiasmante (nel caso si voglia credere che sostituirà solo la tua parte di cose noiose da fare). Praticamente tutta la tua vita da un po' di tempo sta passando attraverso lo schermo, la tua identità è trasferita nel digi...

Avevo un cuore

Adesso ho quasi tutto, molto più di sempre. Adesso non devo lavorare per vivere, ho abbastanza. Ho anche una casa solo mia, una terra tutta mia. Prima ero nel traffico e vivevo in quattro metri quadrati, ora ho quattro stanze da 120 metri e un terreno di nove mila metri. Ci sono due cani che corrono, tanti alberi piantati e altrettanti da piantare ancora.  Quando avevo la voglia non avevo una lira, adesso ho una lira ma la voglia è passata. No non è passata, ho sempre il senso del dover fare qualcosa per proteggermi aspettando tempi migliori. Invece dovrei semplicemente cercare di fare quello che voglio fare: alzarmi dal letto con un piano per la giornata. Dovrei fare con calma e determinazione quello che è giusto e bello fare. Ma nel frattempo ho dimenticato cosa volevo fare perché l'ho rimandato. Ho sentito di non avere la forza di andare oltre le barriere e le circostanze. Mi sono perso nel groviglio delle rinunce e dei compromessi. Era più urgente la necessità di coprirmi dalle...

Un muro nella testa

- Hai detto che ti chiami Serena, mi ricordo che ti chiami Serena. Non è vero? - No, io sono la Brunella. Avevo immagazzinato l'idea di Serena perché Serena è nome lombardo. Non che questa Brunella fosse bella come la Serena che immaginavo ma per comodità mi ero appoggiato a questa idea per darle un contesto. Per riportarla dentro uno schema notorio.  E così per più di una volta incontrandola nel parco, lei e il suo compagno Fango, pensavo: ecco la Serena. Pensavo, forse non si chiama Serena ma è il nome che più si avvicina all'idea che mi sono fatto del suo nome quella volta che me l'ha detto. Infatti Brunella non era neanche vicina alla Serena postina dei partigiani, che era una bionda bella e forte. Eppure ero quasi sicuro. Serena come la partigiana del film sulla resistenza in Val Padana. Come i protagonisti di Novecento di Bernardo Bertolucci o di Citto Maselli, donne partigiane in aiuto di compagni partigiani. Il popolo buono, il bello della rivoluzione poi estesa dal...