Piazza Dante. Nino Signorello è il fondatore della sua pasticceria. "Ce l'hai i biscotti coi fichisecchi?" gli ho detto. "No, dopo la Befana non li faccio più. Non c'è nuddu ca mi ddumanna."
Nino era con me alle elementari, ripetente e un poco storto. Non studiava ma in compenso usava il banco di scuola per suonare la batteria con le sue lunghe bacchette nell'ora di ginnastica o per la ricreazione. Lui ha aperto il suo locale nel '73 vicino alla palma della chiesa del Purgatorio. Io invece ho aperto un circolo culturale a fianco, l'Arcus Club, con manifesti di Lou Reed alle pareti e un presidente falegname che la sera parlava di spazi nuovi dove andare a "spaziare".
Adesso non si chiama più Buco bar ma porta il nome di Nino sulla carta velina con dei raggi di luce psichedelici oltre quel buco. Invece il mio circolo culturale ha chiuso quando sono andato a Roma e, al suo posto, prima una gioielleria e poi un'agenzia per il disbrigo pratiche auto.
Nino suonava in un gruppo beat e l'ho sentito una sera prima dello spettacolo di un circo di clown con la tenda e le corde come liane verso la gente. I clown battevano il martello sulla testa e cadevano per terra come molle. Giannitto Piana rideva con me. Forse il gruppo spinto dalla batteria progressiva di Nino fece A Whiter shade of Pale dei Procol Harum, quella copiata da Bach. Il gruppo si chiamava Enigma e ancora suona senza di lui. Anch'io porto sempre lo stesso nome e ancora giro, ma senza il mio amico Gianni.
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