Parigi Louvre. In via delle Piramidi dopo il bistrot catalano sono entrato nell'hotel perché i miei poveri piedi non si erano più fermati. La pakistana-affaghistana della portineria ha ammesso subito: - Voulez-la voir avant de decider? Era l'ultimo posto libero, non era neanche una stanza. Per darsi un tono i francesi, che dicono "avec son coulis" parlando della salsa dell'arrosto di bue, mi hanno venduto come "studio" la topaia messa a nuovo per gli ultimi clienti.
Il ragazzo dello Sri Lanka, addetto ai codici, sblocca la porta di accesso dal quinto piano alle scale a chiocciola verso il settimo. Ho perso tre chili in un mese per la dieta dell'angelo delle Terme e passo facile nella strettoia. La stanza a due finestrelle ha almeno la moquette nuova sul blu, il letto dalla scorcia dura e le noccioline tostate nel barattolo di vetro. Invece il bagno lastricato di marmo riporta un lavabo largo 12 centimetri e un sensore elettronico per la ventola permanente dell'aria.
Nel complesso la topaia di colore bianco e blu è silenziosa, la Rue verso piazza Vendome ha i suoi appartamenti eleganti per i privati e i molti uffici. Dal bagno il fruscio della ventola è smorzato dalle ante che si chiudono a libro. Qui in cima a livello dei comignoli si capisce che una sola mano ha deciso di colorare di bianco gesso tutte le facciate e di grigio lamellato i tetti. Le tende sono colorate ma solo di arancione.
Per la sera potrei fare ancora un giro verso le vere piramidi di vetro davanti ai musei ma adesso ho sonno. Il frigo bar spruzza in giro i fumi velenosi del suo motorino, le due porte sono chiuse. Una, però, ha un nastrino sulla chiave e sembra diversa da quella principale. La apro e si sente l'odore di un appartamento vicino con le sue bottiglie di acqua minerale.
L'hotel è collegato con il palazzo a fianco attraverso questa porta di ferro spesso e la lascio aperta. Dall'abbaino del corridoio, tra i calcinacci, entra un'altra aria. C'è un bagno aperto e delle scarpe da donna davanti alla porta, mezzi stivaletti di colore di cuoio e scarpe sportive dai lacci lunghi.
Nella notte dormo su un lato e il braccio si paralizza. Mi sveglio verso le sei, chissà come è finita la partita del Marsiglia. Il Bayer Monaco vinceva uno a zero dopo il primo tempo. Sento dei rumori di passi e bottiglie di plastica schiacciate nel sacchetto. Faccio per chiedere chi è che bussa. In giro per le scale non c'è più nessuno. La mia testa fa male, gli occhi lacrimano e forse qualcuno è entrato a vedere se avevo una valigia di lingotti d'oro.
Il ragazzo dello Sri Lanka, addetto ai codici, sblocca la porta di accesso dal quinto piano alle scale a chiocciola verso il settimo. Ho perso tre chili in un mese per la dieta dell'angelo delle Terme e passo facile nella strettoia. La stanza a due finestrelle ha almeno la moquette nuova sul blu, il letto dalla scorcia dura e le noccioline tostate nel barattolo di vetro. Invece il bagno lastricato di marmo riporta un lavabo largo 12 centimetri e un sensore elettronico per la ventola permanente dell'aria.
Nel complesso la topaia di colore bianco e blu è silenziosa, la Rue verso piazza Vendome ha i suoi appartamenti eleganti per i privati e i molti uffici. Dal bagno il fruscio della ventola è smorzato dalle ante che si chiudono a libro. Qui in cima a livello dei comignoli si capisce che una sola mano ha deciso di colorare di bianco gesso tutte le facciate e di grigio lamellato i tetti. Le tende sono colorate ma solo di arancione.
Per la sera potrei fare ancora un giro verso le vere piramidi di vetro davanti ai musei ma adesso ho sonno. Il frigo bar spruzza in giro i fumi velenosi del suo motorino, le due porte sono chiuse. Una, però, ha un nastrino sulla chiave e sembra diversa da quella principale. La apro e si sente l'odore di un appartamento vicino con le sue bottiglie di acqua minerale.
L'hotel è collegato con il palazzo a fianco attraverso questa porta di ferro spesso e la lascio aperta. Dall'abbaino del corridoio, tra i calcinacci, entra un'altra aria. C'è un bagno aperto e delle scarpe da donna davanti alla porta, mezzi stivaletti di colore di cuoio e scarpe sportive dai lacci lunghi.
Nella notte dormo su un lato e il braccio si paralizza. Mi sveglio verso le sei, chissà come è finita la partita del Marsiglia. Il Bayer Monaco vinceva uno a zero dopo il primo tempo. Sento dei rumori di passi e bottiglie di plastica schiacciate nel sacchetto. Faccio per chiedere chi è che bussa. In giro per le scale non c'è più nessuno. La mia testa fa male, gli occhi lacrimano e forse qualcuno è entrato a vedere se avevo una valigia di lingotti d'oro.
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