A Bergen due ragazzi cantano suonando la chitarra. Uno appollaiato sullo steccato e l'altro in piedi. Al levare della battuta il velo dei capelli fa il pendolo tra gli occhi del cantante a piombo sulle corde. Una nave vichinga ha alzato le vele per i turisti ora che arrivano anche dall'altopiano. In cima alla collina vendono anche il pellame di renna e il maglione blu con i disegni grezzi.
Voglio comprarne una balla, una partita di castoro, come i trapper canadesi. Prendo uno scendiletto e una giacca. Prima o poi ci metterò sopra i piedi nudi al risveglio. Dalla collina a strapiombo la stazione della funivia fa vedere in basso la costa dei fiordi e i battelli. Ho lasciato un Ford Transit camper parcheggiato in città. Dentro ci andrà anche la pelle arrotolata larga più di in metro e anche qualche scatola per i regali alle famiglie.
Per qualche tempo il mio letto di ferro battuto è rimasto vuoto al di sotto del piano del materasso. Tranne quella volta che Bobbie sbatteva la coda così forte da svegliare i vicini. La sua pelliccia era simile, i peli andavano in giro per la casa al quarto piano di un quartiere vicino alla ferrovia. Di giorno si affacciava al balcone e restava da sola finché la sera abbaiava al mio ritorno.
Avevo una culla con delle barre di legno e le finiture lucidate da Mastro Giovanni. Quando ci stavo dentro le onde rimbombavano sulle mie tempie. Ogni volta la febbre tormentava il corpo e la testa con il suo calore, nella serata aumentava finché il fresco delle mani ci passava sopra. Sopra la rete del lettino e sotto il materasso di lana toccavo una pelle di lana. Era piccola, quella di un agnello o di una capra, ed era bianca e nera.
Lo scendiletto di pelle di Bergen, avvolto come un manifesto, è rimasto nel solaio. L'umido ha fatto saltare la saldatura di alcune parti per una decina di anni. Ma, dopo qualche tempo, ha fatto mille e 500 kilometri e per alcuni giorni ha preso il vento e il sole appesa ai gradini di una scala. Li perde sempre i peli ma sono tanti e ancora fitti. Al passare delle dita dei piedi la pelle di renna si agita e prende vita per il prossimo inverno. A Natale mi spoglierò del maglione di lana norvegese bianco e blu e ci camminerò sopra con te.
Voglio comprarne una balla, una partita di castoro, come i trapper canadesi. Prendo uno scendiletto e una giacca. Prima o poi ci metterò sopra i piedi nudi al risveglio. Dalla collina a strapiombo la stazione della funivia fa vedere in basso la costa dei fiordi e i battelli. Ho lasciato un Ford Transit camper parcheggiato in città. Dentro ci andrà anche la pelle arrotolata larga più di in metro e anche qualche scatola per i regali alle famiglie.
Per qualche tempo il mio letto di ferro battuto è rimasto vuoto al di sotto del piano del materasso. Tranne quella volta che Bobbie sbatteva la coda così forte da svegliare i vicini. La sua pelliccia era simile, i peli andavano in giro per la casa al quarto piano di un quartiere vicino alla ferrovia. Di giorno si affacciava al balcone e restava da sola finché la sera abbaiava al mio ritorno.
Avevo una culla con delle barre di legno e le finiture lucidate da Mastro Giovanni. Quando ci stavo dentro le onde rimbombavano sulle mie tempie. Ogni volta la febbre tormentava il corpo e la testa con il suo calore, nella serata aumentava finché il fresco delle mani ci passava sopra. Sopra la rete del lettino e sotto il materasso di lana toccavo una pelle di lana. Era piccola, quella di un agnello o di una capra, ed era bianca e nera.
Lo scendiletto di pelle di Bergen, avvolto come un manifesto, è rimasto nel solaio. L'umido ha fatto saltare la saldatura di alcune parti per una decina di anni. Ma, dopo qualche tempo, ha fatto mille e 500 kilometri e per alcuni giorni ha preso il vento e il sole appesa ai gradini di una scala. Li perde sempre i peli ma sono tanti e ancora fitti. Al passare delle dita dei piedi la pelle di renna si agita e prende vita per il prossimo inverno. A Natale mi spoglierò del maglione di lana norvegese bianco e blu e ci camminerò sopra con te.
Commenti
Posta un commento