Passa ai contenuti principali

Sullo stilobate

Sono solo con un cane, come un eremita che medita su una colonna rivolto verso Occidente. Mi piace, mi piace molto. Che strana persona. "E' una vita che aspiro a questo." Meno male. Fatti tuoi. Parlavo del luogo del Santo che si fece Santo. Di come si deve prendere nota del tempo che resta, di una pietra rossa in un pomeriggio di settembre tra le rovine di un tempio.

I turisti ascoltano in coda la guida, prima della rivolta contro Assad, quando il caldo è passato e il giorno concede un riparo ai tombaroli che vendono le loro statuette false per pochi dollari. In Siria o in Giordania il deserto non ha ancora cancellato le costruzioni più alte. Restano in piedi le mura delle chiese senza il tetto, che crolla per primo. Intorno alla colonna c'è tutto un deserto che presto la inghiottirà.

E' come se la terra lievitasse verso il cielo a un ritmo di un metro ogni cento anni e coprisse ovunque le mura e le altre erbe secche con la sabbia e la polvere spinta del vento. La pioggia porta la terra verso altra terra, con la forza di gravità anche le montagne saranno trascinate verso il basso. Ci sono case sepolte dai guard rail anche adesso sulla provinciale per Cinque Grane.

Al momento, dopo la meditazione, mi hanno rubato i gnacchi sotto l'eucalipto. Tutte le mollette da bucato appese alla corda sono scomparse. Ho sospettato un rumeno pastore di pecore di stanza sulla collina. Da quando arrivo' una lavatrice appendo jeans e calzini all'aria aperta sul filo teso tra due ulivi di 10 anni. 

Purtroppo trovare nuove mollette comporta un viaggio di trenta minuti verso il primo supermarket. La prima volta senza mollette il bucato era volato via al vento e la camicia si era presa una strana colorazione dal terriccio. Ho imparato a usare mezzo tappo di detersivo invece di uno intero.

Ci sono uccelli neri a stormi di passaggio verso le coste del Mediterraneo appollaiati sui fili della luce. I jeans appoggiati sul muretto rischiano delle macchie biancastre di escrementi proprio ora che si stanno asciugando al sole bianco. In verità anche le macchie di erba non se ne sono andate del tutto. Ma se devo fare tutto a mano a cosa serve la lavatrice?

Commenti

Post popolari in questo blog

Sostituzione

Scusate ero via. Mi hanno detto metti via. Mi sono detto sono via.  Ecco dunque: la parola di oggi, forse di questo prossimo secolo è: sostituzione. Il ChatGpt, il robot della chat, ti parla come ti parla una persona. Finora tutti gli altri media ti parlavano come una persona ma questa volta è diverso. Molto diverso. Sostituisce tutto, anche una buona parte di te stesso. Certo, prima deve imparare chi sei ma poi ti sostituisce. Comodo non dover più dipendere da questo e quello, e così entri nel gioco della mutazione e della sostituzione. Gli italiani stanno scomparendo e dunque è in corso la sostituzione etnica. Quella di cui parliamo invece è una sostituzione trasversale radicale che riguarda tutti.  Ma vediamo perché si arriva a questa roba terrificante o entusiasmante (nel caso si voglia credere che sostituirà solo la tua parte di cose noiose da fare). Praticamente tutta la tua vita da un po' di tempo sta passando attraverso lo schermo, la tua identità è trasferita nel digi...

Avevo un cuore

Adesso ho quasi tutto, molto più di sempre. Adesso non devo lavorare per vivere, ho abbastanza. Ho anche una casa solo mia, una terra tutta mia. Prima ero nel traffico e vivevo in quattro metri quadrati, ora ho quattro stanze da 120 metri e un terreno di nove mila metri. Ci sono due cani che corrono, tanti alberi piantati e altrettanti da piantare ancora.  Quando avevo la voglia non avevo una lira, adesso ho una lira ma la voglia è passata. No non è passata, ho sempre il senso del dover fare qualcosa per proteggermi aspettando tempi migliori. Invece dovrei semplicemente cercare di fare quello che voglio fare: alzarmi dal letto con un piano per la giornata. Dovrei fare con calma e determinazione quello che è giusto e bello fare. Ma nel frattempo ho dimenticato cosa volevo fare perché l'ho rimandato. Ho sentito di non avere la forza di andare oltre le barriere e le circostanze. Mi sono perso nel groviglio delle rinunce e dei compromessi. Era più urgente la necessità di coprirmi dalle...

Un muro nella testa

- Hai detto che ti chiami Serena, mi ricordo che ti chiami Serena. Non è vero? - No, io sono la Brunella. Avevo immagazzinato l'idea di Serena perché Serena è nome lombardo. Non che questa Brunella fosse bella come la Serena che immaginavo ma per comodità mi ero appoggiato a questa idea per darle un contesto. Per riportarla dentro uno schema notorio.  E così per più di una volta incontrandola nel parco, lei e il suo compagno Fango, pensavo: ecco la Serena. Pensavo, forse non si chiama Serena ma è il nome che più si avvicina all'idea che mi sono fatto del suo nome quella volta che me l'ha detto. Infatti Brunella non era neanche vicina alla Serena postina dei partigiani, che era una bionda bella e forte. Eppure ero quasi sicuro. Serena come la partigiana del film sulla resistenza in Val Padana. Come i protagonisti di Novecento di Bernardo Bertolucci o di Citto Maselli, donne partigiane in aiuto di compagni partigiani. Il popolo buono, il bello della rivoluzione poi estesa dal...