Di mattina piccoli sassi increspano i capelli. La pioggia pesante cade sui tetti da una nuvola alta sopra il vulcano. Apocalisse di un'ora per ricordare le sette disgrazie del popolo.
Cristian dice: - Se apri gli occhi verso l'alto li riempi di polvere. Oggi non si lavora tra gli alberi. Giro per le strade e vedo un'ombrello aperto di uno che cammina.
Gli aranci prendono il colore della cenere, i terrazzi esposti sono diventati neri. Siamo sotto vento e imbarchiamo la cenere raffreddata dal cielo.
Cristian dice: - Se apri gli occhi verso l'alto li riempi di polvere. Oggi non si lavora tra gli alberi. Giro per le strade e vedo un'ombrello aperto di uno che cammina.
Gli aranci prendono il colore della cenere, i terrazzi esposti sono diventati neri. Siamo sotto vento e imbarchiamo la cenere raffreddata dal cielo.
Le macchine scendono in città, lavorano negli uffici. I bar servono il caffé ristretto e un bicchiere di plastica con acqua minerale. La polvere sale fino al collo e non vi accorgete di niente.
non ci si accorge della polvere che casca sulle giornate uguali l'una all'altra: gli uffici lavorano e i bar distribuiscono caffè...
RispondiEliminae invece la polvere scappa a ricordare la rabbia che non riesce più a stare dentro... non serve l'ombrello aperto, la polvere si insinua tra i capelli, se cerchi di sfidarla copre tutto, anche gli occhi....
non c'è soluzione, è improvvisa e decide lei, ma solo dove non c'è la monotonia dei giorni uguali ai giorni
Eppure solo il giorno prima era immenso l'arcobaleno