Avevi il profilo di una regina da stampare su moneta, gli occhi scuri a forma di mandorla protetti dalla fronte. Dai polsi sottili agitavi le dita ad indicare qualcosa nell'aria. E le labbra si muovevano per dire le tue parole ad una ad una e non sbagliare.
Ti penso mentre guardo la gente di tutti i marchi e pelature stesa sui sedili dove chiunque si siede. Luci sconnesse dai vetri passano sui marciapiedi del metro. Il formicaio di gente guarda nel vuoto silenzioso tranne la signora uscita brilla dall'aperitivo, che dice alla figlia parole amare.
La ragazza con il grembiule bianco e i capelli raccolti dietro la nuca si ricordava di me. Un'altra più piccola ha parlato degli ingredienti dei piatti. Un paio di gamberi in pastella e una salsa arancione attorno sullo sfondo bianco come fosse l'involtino primavera.
Una sera d'estate ci siamo seduti in cima alle scalinate di pietre verso il campanile del santo. Potevo baciarti e abbracciarti con la scusa che era freddo. Ma la gonna bianca a fiori e le scarpe dal tacco alto sono volati via. Per cadere davanti agli occhi come al rallentatore di battiti del cuore.
Guardo le tue immagini e tu mi scrivi. Resta da stabilire chi dei due ha principiato il pensiero. Ma anche no. Credo di avere la febbre. Passerà. O passerò.
Ti penso mentre guardo la gente di tutti i marchi e pelature stesa sui sedili dove chiunque si siede. Luci sconnesse dai vetri passano sui marciapiedi del metro. Il formicaio di gente guarda nel vuoto silenzioso tranne la signora uscita brilla dall'aperitivo, che dice alla figlia parole amare.
La ragazza con il grembiule bianco e i capelli raccolti dietro la nuca si ricordava di me. Un'altra più piccola ha parlato degli ingredienti dei piatti. Un paio di gamberi in pastella e una salsa arancione attorno sullo sfondo bianco come fosse l'involtino primavera.
Una sera d'estate ci siamo seduti in cima alle scalinate di pietre verso il campanile del santo. Potevo baciarti e abbracciarti con la scusa che era freddo. Ma la gonna bianca a fiori e le scarpe dal tacco alto sono volati via. Per cadere davanti agli occhi come al rallentatore di battiti del cuore.
Guardo le tue immagini e tu mi scrivi. Resta da stabilire chi dei due ha principiato il pensiero. Ma anche no. Credo di avere la febbre. Passerà. O passerò.
innamorarsi dei gesti per farsi capire, della fragilità di una straniera.. forse il senso di protezione nella confusione della grande metropoli..
RispondiEliminaaccidenti, allora anche la tua è una malattia.. ma sai già che la febbre passerà.. o sarai tu ad andare oltre?
o sarò io?
Oh, finalmente una donna per cui sembra valere la pena di un coinvolgimento emotivo purchessia... Un po' di serenità, bello.
RispondiEliminaPer quanto gli occhi protetti dalla fronte rimandino l'immagine di una fronte a forma di visiera come le scimmie antropomorfe, per non parlare di queste dita attaccate direttamente ai polsi senza il beneficio del metacarpo: fa tanto ET geneticamente modificato...
Ma nessuno è perfetto.
delicato ed intrigante..come sempre. Fiabe leggere, dai contorni sfuggevoli o sfuggenti..e il cuore batte sempre a mille..ora è il tempo di una gonna bianca a fiori ..resta la febbre di ogni giorno.
RispondiEliminaLa poesia di una sera d'estate, il desiderio di baci ed abbracci, il cuore che con i suoi battiti segna il tempo, sono i colori di questo quadro descrittivo. Non ha importanza di chi è il pensiero iniziale, esso nasce in chi vive una nuova emozione, alimenta le nostre passioni.
RispondiEliminaè tornato regolare finalmente il tuo respiro se dopo le ultime accanite ricerche del tormento torni a dipingere immagini soffici e nostalgiche? il pennello si ferma sulle note fragili di una ragazza, straniera?, sul profilo e gli occhi decisi, sul suo ingenuo gesticolare per farsi capire.. forse è un tuo istinto di protezione nella confusione monotona della metropoli..
RispondiEliminaOppure è nostalgia di un gesto che sia anche un valore, di un ricordo che sia anche presenza, un'idea che sia anche realtà?
e allora anche la tua sembra una malattia.. ma sai già che la febbre passerà.. o sarai tu ad andare oltre?
Un tale lord qualcosa, molto british e very expert, sostiene che un giardino debba essere never pretty. Usa l'aggettivo con accezione di sereno, intendendo quindi che l'impressione che esso deve dare, bello o brutto che sia, non è mai di quiete. Anzi, proprio il contrario; deve suscitare emozioni forti, dirompenti.
RispondiEliminaI tuoi scritti non sono pretty.
Il mio terrazzo, fra poco, strariperà.
Dunque, che spingi a fare?