Passa ai contenuti principali

Piatto forte

Non lavo la macchina da qualche mese. Fuori non piove, la carrozzeria ha un manto di sabbia e le ditate dei parcheggiatori abusivi. Dentro sul sedile posteriore i giornali, un calendario nel tubo, la borsa della piscina e un giradischi senza puntina.

Cerco il pezzo di ricambio nei pronto soccorso dell'hi-fi, il giradischi è fuori produzione. Prova qui dietro l'angolo, oppure ne prendi uno nuovo. Ma io insisto con il restauro, con il vintage, anche se costa il doppio del pezzo nuovo. E' più bello indossare il vecchio cappotto dalla fodera riparata perchè contiene la forma delle spalle e fa anche il tuo stesso odore. Anche il suono dei dischi cambia con il tempo perchè intanto il tempo è cambiato.

Lo stradario di Milano ha fatto le pieghe agli angoli. Se cerco una via del Giambellino si staccano i fogli tra le dita. Quasi nuova, invece, è la constatazione amichevole di incidente stradale. Ma era sbagliata perchè non sono io il proprietario ma una ditta. Io ci sono ma non ero io. Ho solo tamponato una Punto rossa a porta Venezia, lui era il signor Giuspeppe Pellegrino. Poteva aspettarselo.

Le tante briciole di biscotti saltano al levare del cambio o al momento di scalare in seconda. A furia di grattare la polvere del lunotto posteriore le spazzole del tergicristallo sono uscite dal binario. Forse c'è anche una traccia di yogurt attorno alla fodera e dei cd recuperati dalla rovina del macero.

Dovrei prendere un giorno di ferie, andare giù fino in fondo a via Padova nel quartiere dei Maroc, aspettare il mio turno e pagare il lavaggio completo degli interni. Sono veloci e accurati i ragazzi dai capelli corti, un bell'ambiente confortevole con la sua luce del sole al tramonto. Lavano e lucidano, sembrano uno sciame di vespe mentre la padrona è seduta nel gabbiotto. Il rombo dei rulli che girano a vuoto, la cassa con la lattina per la mancia, alla fine ti dicono ciao e grazie.

I lavaggi, non le autorimesse, le stazioni di servizio per la benzina e i chioschi sono i pochi posti dove si può stare all'aperto e parlare con la gente che incontri. Il frastuono delle spazzole rotanti impedisce l'uso del cellulare. Siamo costretti a guardarci, a sentire la presenza dell'altro a fianco. Prima o poi ci scappa una battuta, maledetti gli zingari che rubano, che schifezza di tempo è questo oppure e questo graffio sul parafanghi non c'era prima. C'è anche una ragazza con giubotto di pelle tra la saponata del detergente e le altre spugne a forma di mattone forato. Ha una macchina sportiva e di colore blu. E' qui per caso, usciva dalla tangenziale.

Commenti

Post popolari in questo blog

Sostituzione

Scusate ero via. Mi hanno detto metti via. Mi sono detto sono via.  Ecco dunque: la parola di oggi, forse di questo prossimo secolo è: sostituzione. Il ChatGpt, il robot della chat, ti parla come ti parla una persona. Finora tutti gli altri media ti parlavano come una persona ma questa volta è diverso. Molto diverso. Sostituisce tutto, anche una buona parte di te stesso. Certo, prima deve imparare chi sei ma poi ti sostituisce. Comodo non dover più dipendere da questo e quello, e così entri nel gioco della mutazione e della sostituzione. Gli italiani stanno scomparendo e dunque è in corso la sostituzione etnica. Quella di cui parliamo invece è una sostituzione trasversale radicale che riguarda tutti.  Ma vediamo perché si arriva a questa roba terrificante o entusiasmante (nel caso si voglia credere che sostituirà solo la tua parte di cose noiose da fare). Praticamente tutta la tua vita da un po' di tempo sta passando attraverso lo schermo, la tua identità è trasferita nel digi...

Avevo un cuore

Adesso ho quasi tutto, molto più di sempre. Adesso non devo lavorare per vivere, ho abbastanza. Ho anche una casa solo mia, una terra tutta mia. Prima ero nel traffico e vivevo in quattro metri quadrati, ora ho quattro stanze da 120 metri e un terreno di nove mila metri. Ci sono due cani che corrono, tanti alberi piantati e altrettanti da piantare ancora.  Quando avevo la voglia non avevo una lira, adesso ho una lira ma la voglia è passata. No non è passata, ho sempre il senso del dover fare qualcosa per proteggermi aspettando tempi migliori. Invece dovrei semplicemente cercare di fare quello che voglio fare: alzarmi dal letto con un piano per la giornata. Dovrei fare con calma e determinazione quello che è giusto e bello fare. Ma nel frattempo ho dimenticato cosa volevo fare perché l'ho rimandato. Ho sentito di non avere la forza di andare oltre le barriere e le circostanze. Mi sono perso nel groviglio delle rinunce e dei compromessi. Era più urgente la necessità di coprirmi dalle...

Un muro nella testa

- Hai detto che ti chiami Serena, mi ricordo che ti chiami Serena. Non è vero? - No, io sono la Brunella. Avevo immagazzinato l'idea di Serena perché Serena è nome lombardo. Non che questa Brunella fosse bella come la Serena che immaginavo ma per comodità mi ero appoggiato a questa idea per darle un contesto. Per riportarla dentro uno schema notorio.  E così per più di una volta incontrandola nel parco, lei e il suo compagno Fango, pensavo: ecco la Serena. Pensavo, forse non si chiama Serena ma è il nome che più si avvicina all'idea che mi sono fatto del suo nome quella volta che me l'ha detto. Infatti Brunella non era neanche vicina alla Serena postina dei partigiani, che era una bionda bella e forte. Eppure ero quasi sicuro. Serena come la partigiana del film sulla resistenza in Val Padana. Come i protagonisti di Novecento di Bernardo Bertolucci o di Citto Maselli, donne partigiane in aiuto di compagni partigiani. Il popolo buono, il bello della rivoluzione poi estesa dal...