Verso notte salta dal tavolo da pranzo alla piattaia. Vola per un metro e mezzo, nel silenzio degli astanti come un trapezista, e si aggrappa al cornicione di legno. Il tuffo alla rovescia termina dove il mobile coloniale indiano del secolo XX disegna un adorno a foglia. Qualche volta fa uno scatto ancora, più leggero perché si è aggrappato solo con le zampe anteriori.
Il gatto Rundfunk dorme sul trespolo africano a forma di sgabello oppure sul mobiletto rosso di Kartell e sembra lesso. Qualche secondo prima dell'impresa ordinaria, adocchia lo spigolo del mobile, lo annusa ed esegue una prova. Poi si guarda intorno con distacco da aristocratico ed esplode le zampe posteriori per il balzo verso l'alto.
Rundfunk deve il suo nome al rombo continuo delle fusa ma anche al russare scomposto di chi viene svegliato nel sogno. Di più, però, è così detto per ricordare un'ospite casuale tedesca, amica di un'ospite fisso italiano. Lei aveva un nome neanche difficile da ricordare, forse Beata. Ma quando Giorgio mi chiese che fine aveva fatto l'amica del Pazzo, il nostro amico internazionale, io gli dissi: "Ma chi Rundfunk?" Lui dice: "Cosa?" Io dico: "Si, quella tipa magra e bianca così diversa dalla prima fidanzata. Come la chiami tu?"
La radio notturna parlava in lingue a rotazione per dire agli stranieri, questa è la radio italiana ecco le nostre informazioni. Dopo francese e inglese una voce di donna profonda e rotonda chiudeva l'annuncio pronunciando tra le altre la parola rundfunk che vuol dire semplicemente radio e partiva l'inno nazionale. A furia di sentire l'annuncio tutto ciò che è tedesco era diventato rundfunk.
Questo Rundfunk guarda il tetto, passeggia tra la piccola scacchiera modello incas abbandonata e annusa. Alla pianola, intanto, si pestano i tasti a caso sul tempo di Rock Funk. Lui arriva sull'Enciclopedia Einaudi si allunga e, sdraiato, chiude gli occhi. Non è una tigre nella savana sdraiata sul ramo secco. E' un gatto maschio, incrociato tra un soriano e un'etiope, dai piedi piatti e pelosi sotto le unghie. Quando ha finito di controllare i libri lascia un pezzo di coda e una zampa a penzolare. Reclina la testa e dorme sui baffi da un lato.
Il gatto Rundfunk dorme sul trespolo africano a forma di sgabello oppure sul mobiletto rosso di Kartell e sembra lesso. Qualche secondo prima dell'impresa ordinaria, adocchia lo spigolo del mobile, lo annusa ed esegue una prova. Poi si guarda intorno con distacco da aristocratico ed esplode le zampe posteriori per il balzo verso l'alto.
Rundfunk deve il suo nome al rombo continuo delle fusa ma anche al russare scomposto di chi viene svegliato nel sogno. Di più, però, è così detto per ricordare un'ospite casuale tedesca, amica di un'ospite fisso italiano. Lei aveva un nome neanche difficile da ricordare, forse Beata. Ma quando Giorgio mi chiese che fine aveva fatto l'amica del Pazzo, il nostro amico internazionale, io gli dissi: "Ma chi Rundfunk?" Lui dice: "Cosa?" Io dico: "Si, quella tipa magra e bianca così diversa dalla prima fidanzata. Come la chiami tu?"
La radio notturna parlava in lingue a rotazione per dire agli stranieri, questa è la radio italiana ecco le nostre informazioni. Dopo francese e inglese una voce di donna profonda e rotonda chiudeva l'annuncio pronunciando tra le altre la parola rundfunk che vuol dire semplicemente radio e partiva l'inno nazionale. A furia di sentire l'annuncio tutto ciò che è tedesco era diventato rundfunk.
Questo Rundfunk guarda il tetto, passeggia tra la piccola scacchiera modello incas abbandonata e annusa. Alla pianola, intanto, si pestano i tasti a caso sul tempo di Rock Funk. Lui arriva sull'Enciclopedia Einaudi si allunga e, sdraiato, chiude gli occhi. Non è una tigre nella savana sdraiata sul ramo secco. E' un gatto maschio, incrociato tra un soriano e un'etiope, dai piedi piatti e pelosi sotto le unghie. Quando ha finito di controllare i libri lascia un pezzo di coda e una zampa a penzolare. Reclina la testa e dorme sui baffi da un lato.
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