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Giannitto e le pallottole

Per la festa di Novembre i ragazzi del quartiere di S. Antonio avevano preso i regali lasciati dai Morti la sera prima. Ognuno aveva il suo, chi una carabina e pallottole, chi la fondina e il cinturone. A un certo punto i ragazzi della III Traversa fecero un passo indietro verso la zona della fontanella. Nino Gugliotta e Gianni Piana erano a capo della prima squadra.

Quelli della IV Traversa e delle altre zone del quartiere ammessi alla parata fecero un altro gruppo. Si cominciò a sparare con fulminanti e caps. Qualcuno cadeva a terra e qualcun'altro si rialzava, si era fatto un bel buco alla camicia nuova. Finalmente tutti si misero a correre gli uni nel campo degli altri come gli indiani verso Fort Apache. Ma a un certo punto i caps e i fulminanti cominciarono a esplodere nelle tasche di uno a causa del calore e delle cadute. 

Il fumo usciva dalle tasche dei pantaloni corti nuovi nuovi mentre le pistole cadevano per terra. Il botto si fece sempre più forte e continuo, man mano che un fulminante contagiava l'altro fulminante e così via fino alla fine di tutto il materiale esplosivo.

La sera la battaglia era finita. Le ferite alle ginocchia non si sentivano più. Allora Nino apriva il garage, arrivavano le ragazze e si armava un palco per la band con la chitarra elettrica di Niccolo Rapisarda. Una specie di Samba Pa Ti era il suo ultimo successo. Niccolo era quello coi capelli rossi della VI Traversa. La ragazza dai capelli neri aveva una sorella e veniva solo per le feste dalla grande città.

Gianni aveva spesso gli occhi velati come da qualcosa che doveva spostare per guardarti bene in faccia. Poi ti prendeva sotto braccio, quando doveva dirti qualcosa di importante. Un giorno andiamo al mare insieme Turi, mi disse. Voglio imparare a nuotare insieme a te, la voce era roca e bassa come per confessare qualcosa.

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