Verso le 10 i castagni passavano a fianco e la ginestra anche, a forma di albero e di siepe. Era la prima Marcia Longa da un paese verso il rifugio Sapienza, una specie di corsa maratona di 22 km trasformata in scampagnata con le madri e le vicine pronte a rifornire i poveri ragazzi di succo di arancia o latte di mandorla.
In gruppi sparsi i maratoneti veri avevano tagliato il traguardo intorno alle nove e mezza mentre i camminatori passeggiatori arrivarono con un certo sforzo, certuni senza scarpe e altri con le piaghe sotto i piedi. Alle 11 dopo tre ore di camminata sull'asfalto il monte San Leo e la contrada della Quercia erano chiari e limpidi, gli occhi cominciarono ad appannarsi di fronte all'Albergo di Corsaro.
In gruppi sparsi i maratoneti veri avevano tagliato il traguardo intorno alle nove e mezza mentre i camminatori passeggiatori arrivarono con un certo sforzo, certuni senza scarpe e altri con le piaghe sotto i piedi. Alle 11 dopo tre ore di camminata sull'asfalto il monte San Leo e la contrada della Quercia erano chiari e limpidi, gli occhi cominciarono ad appannarsi di fronte all'Albergo di Corsaro.
Turi Pulvirenti era il più preciso e ordinato, tirò fuori il fazzoletto bianco piegato in quattro dalla sua borsa a tracolla e si asciugò la fronte. Pippo Rapisarda e Gianni Piana fecero le foto, si perse del tempo per salire sui muretti e schierarsi in ordine. Solo Pippo Motta e Ciccio Santamaria erano freschi come le rose, forse perché erano abituati a spalare terra e portare i secchi di calce.
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