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Casa delle Api

Dalla provinciale 102-II, dopo la mandria dei Borzì, l'asfalto scende al nuovo piano mentre i cani hanno finito di latrare. Ogni tanto il Chiatto brucia gli eucalipti piantati sul bordo della strada. Gli alberi con le foglie sottili tengono la carreggiata dalle frane, dovrebbe potare i rami alti ogni tanto. Invece il pregiudicato sparge sterco di vacca, il fumère, tra le zolle di terra sollevate dall'aratro.

Nei quattro pezzi di terra, tutti, ci passa la strada. Per essere comodi a miscelare le semenze nei giorni della Tredicina di Santa Lucia o arrostire i carciofi di pasquetta senza sporcarsi di fango. Dice che Ramione è una fetta di carne, la puoi fare arrosto o a stufato. La terra è pariggia come la tavola del mare per tutte le cinque salme.

In mezzo preciso la casa delle Api ha la parete come un trapezio. C'è un alveare dentro il muro di ponente scavato nella zona dei mattoni rossi, una scatola per tenere il miele di fiori di arancio e di ulivo. A centinaia vanno e vengono gli insetti che ronzano. I cacciatori di passaggio buttano un fiammifero dentro tanto per sport, trovo sempre una lattina di tonno aperta e dei pallettoni per il fucile lasciati in giro. E' ora di mettere la barra di ferro e finisce lo spasso.

Potrebbe diventare un loft questo garage dalle tegole rotte. Per me è un posto con un sedile di pietra e la scritta 1980 segnata sul cemento per ricordare l'ultimo restauro di Orazio Sapienza, il muratore detto anche Sciavazza. Sul lato di tramontana crescono gli asparagi tra le decine di pietre di lava tagliate. Erano i mattoni del muro a 'ntosta della casa al Paese, una specie di mattone nero lungo 50 cm. Dal 1969 le 'ntoste fanno compagnia alle altre pietre grandi e bianche. Tra le tante radici di un albero di fico a fianco i troppi rami non danno niente. Ne ho tagliato la maggior parte, chissà ora se diventa grande.

Macchine e camion passano agli orari stabiliti e si capisce che ore sono. I motori sulla provinciale rallentano all'incrocio per Giumarra, qualcuno si ferma e parla dal finestrino. Le luci di chi torna a casa, una dopo l'altra, vanno a svanire in processione per la prossima cena. Ci puoi seminare un anno sì e l'altro pure e viene sempre buono. E' questa la tua terra, prendi questa, abbadaci tu.

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