Ho un certo numero di figliocci, dunque sono tante volte padrino. L'essere il custode a distanza di un ragazzo è un onore che ho ricevuto dai miei amici, che a un certo punto mi hanno chiesto con l'aria ufficiale un pò imbarazzata, vorremmo che tu diventassi il padrino di mio figlio. Perciò volendo fare un punto della situazione sono padrino di Lorenzo, figlio di Pippo, ma anche di Daniela, figlia di Concetto, e di Luca, figlio di Alfio, come di Isabella, figlia di Giorgio.
Praticamente i miei quattro amici del cuore hanno fatto i loro figli tutti negli anni Ottanta, che sarebbe stato un periodo fertile anche per me. Ho infatti sfiorato da vicino la paternità almeno un paio di volte, per non parlare della volta più clamorosa, proprio l'ultima verso il '91. Oggi avrei potuto avere un figlio 35 anni, o uno di 30 o almeno un altro di 25, invece non ne ho nessuno. In compenso, e in più ancora, sono padrino anche di mia nipote Beatrice, di un mio cugino Lucio e sono perfino padrino di cresima e non di battesimo, somma di paradossi, di un certo Battista figlio di un'amica di famiglia affezionata portando così a quota sette il totale dei fortunati ragazzi.
Per qualche motivo i miei amici erano e forse sono ancora legati a me da qualcosa che potremmo definire come delle catene inossidabili. Con Giorgio la voglia di una birra ghiacciata davanti a un libro foderato e spesso di Anatomia chiusi in una stanza. Con Pippo la visita di Padova e Venezia dormendo per una notte nelle camere degli studenti ai tempi del Teatro la Fenice e del Carnevale di Venezia. Con Alfio i viaggi tra Roma e Milano a rincorrere palloni sgonfi e squadrati nei campetti delle periferie e delle parrocchie di periferia. Con Concetto le discussioni sulle donne da marito in un Maggiolino verde fino a notte fonda nel mese di agosto del '75, prima che andassi via e lasciassi la mia casa.
Lorenzo è andato in bici nel Cilento, prima qualche anno fa si era fatto gli Appennini, un altro anno le Alpi. Forse è il figlioccio che sento più vicino perché quando parliamo mi chiede sempre qualcosa di vero. Poi gli rispondo e lui fa sempre Ok, come per dire si ho capito, ho capito nel senso profondo quello che mi hai detto. Sono interessato alle cose che fai e magari un giorno verrò a fare qualcosa con te. Sono il padrino, il patrozzo, che non sa neanche le date di compleanno dei suoi figliocci. Che non si ricorda più niente di niente. Che si era dimenticato di quanti anni sono passati dall'ultima volta che è successo qualcosa di importante con Lorenzo o gli altri, come andare a funghi per gli alberi, perdersi e ritrovarsi.
Praticamente i miei quattro amici del cuore hanno fatto i loro figli tutti negli anni Ottanta, che sarebbe stato un periodo fertile anche per me. Ho infatti sfiorato da vicino la paternità almeno un paio di volte, per non parlare della volta più clamorosa, proprio l'ultima verso il '91. Oggi avrei potuto avere un figlio 35 anni, o uno di 30 o almeno un altro di 25, invece non ne ho nessuno. In compenso, e in più ancora, sono padrino anche di mia nipote Beatrice, di un mio cugino Lucio e sono perfino padrino di cresima e non di battesimo, somma di paradossi, di un certo Battista figlio di un'amica di famiglia affezionata portando così a quota sette il totale dei fortunati ragazzi.
Per qualche motivo i miei amici erano e forse sono ancora legati a me da qualcosa che potremmo definire come delle catene inossidabili. Con Giorgio la voglia di una birra ghiacciata davanti a un libro foderato e spesso di Anatomia chiusi in una stanza. Con Pippo la visita di Padova e Venezia dormendo per una notte nelle camere degli studenti ai tempi del Teatro la Fenice e del Carnevale di Venezia. Con Alfio i viaggi tra Roma e Milano a rincorrere palloni sgonfi e squadrati nei campetti delle periferie e delle parrocchie di periferia. Con Concetto le discussioni sulle donne da marito in un Maggiolino verde fino a notte fonda nel mese di agosto del '75, prima che andassi via e lasciassi la mia casa.
Lorenzo è andato in bici nel Cilento, prima qualche anno fa si era fatto gli Appennini, un altro anno le Alpi. Forse è il figlioccio che sento più vicino perché quando parliamo mi chiede sempre qualcosa di vero. Poi gli rispondo e lui fa sempre Ok, come per dire si ho capito, ho capito nel senso profondo quello che mi hai detto. Sono interessato alle cose che fai e magari un giorno verrò a fare qualcosa con te. Sono il padrino, il patrozzo, che non sa neanche le date di compleanno dei suoi figliocci. Che non si ricorda più niente di niente. Che si era dimenticato di quanti anni sono passati dall'ultima volta che è successo qualcosa di importante con Lorenzo o gli altri, come andare a funghi per gli alberi, perdersi e ritrovarsi.
..l'uomo dei ricordi...
RispondiElimina..l'uomo delle catene.. a te ci si lega, in modo inossidabile, perché quello che dai non è poco.. è solo raro