Passa ai contenuti principali

Vino fino alla feccia

Ero in banca a parlare con Francesco, il cassiere preciso che perde tempo. Mi stavo annoiando a sentirlo, mi sono girato e ho incontrato Michele in uno dei pochi posti per socializzare, la coda allo sportello. Dice che il vino va ripulito dalla feccia dopo la fermentazione di ottobre. Verso il giorno dei morti a novembre lui fa il travaso con la luna calante e senza vento.

- Al momento della pigiatura lo zucchero deve essere a livello e, se c'è bisogno, metti a bollire il vino cotto con gli aromi, quelli che ti piacciono. Prima di chiudere la botte aggiungi l'anti muffa ma senza bisolfito perchè il vino te lo devi bere tu. Poi a marzo lo metti in bottiglia prima che fa caldo e te lo porti dove vuoi.

Quest'anno il vino nuovo non c'è. Ho ancora tante bottiglie piene degli anni prima. Devo smaltire gli scarti, capire gli errori e trovare una disciplina. Il lavoro è memoria degli altri ma anche di se stessi. Le bottiglie vecchie non hanno un'etichetta e non si capisce a quale anno si riferiscono. C'è solo il tappo che cambia, uno ha una scritta excelsior, un altro delle stelline. La sabbia copre le rovine, o spazzi via le rovine o diventano una nuova casa da murare.

Michele ha gli occhi nascosti dagli occhiali. Devo mettere i miei per vedere se le sue rughe sono più spesse delle mie. Era un discreto terzino destro, giocava sempre con il suo amico dal braccio corto. Poi ha aperto il negozio di vernici, cambia l'indirizzo ogni dieci anni ma il negozio è sempre in un angolo all'incrocio tra due strade trafficate.

Il suo vigneto è piccolo, sta alla Fossa dell'Acqua, verso ponente dopo la Cois. Il mio vino del 2001 era buono, quello del 2003 si fece acido, di solito travaso a dicembre e imbottiglio ad agosto sbagliando tutto. Ci vuole un'agenda e un calendario da appendere alle pareti. Ciao Michele, grazie. E' la prima volta che parliamo dopo quarant'anni. Ogni cosa viene infine.

Commenti

Post popolari in questo blog

Sostituzione

Scusate ero via. Mi hanno detto metti via. Mi sono detto sono via.  Ecco dunque: la parola di oggi, forse di questo prossimo secolo è: sostituzione. Il ChatGpt, il robot della chat, ti parla come ti parla una persona. Finora tutti gli altri media ti parlavano come una persona ma questa volta è diverso. Molto diverso. Sostituisce tutto, anche una buona parte di te stesso. Certo, prima deve imparare chi sei ma poi ti sostituisce. Comodo non dover più dipendere da questo e quello, e così entri nel gioco della mutazione e della sostituzione. Gli italiani stanno scomparendo e dunque è in corso la sostituzione etnica. Quella di cui parliamo invece è una sostituzione trasversale radicale che riguarda tutti.  Ma vediamo perché si arriva a questa roba terrificante o entusiasmante (nel caso si voglia credere che sostituirà solo la tua parte di cose noiose da fare). Praticamente tutta la tua vita da un po' di tempo sta passando attraverso lo schermo, la tua identità è trasferita nel digi...

Avevo un cuore

Adesso ho quasi tutto, molto più di sempre. Adesso non devo lavorare per vivere, ho abbastanza. Ho anche una casa solo mia, una terra tutta mia. Prima ero nel traffico e vivevo in quattro metri quadrati, ora ho quattro stanze da 120 metri e un terreno di nove mila metri. Ci sono due cani che corrono, tanti alberi piantati e altrettanti da piantare ancora.  Quando avevo la voglia non avevo una lira, adesso ho una lira ma la voglia è passata. No non è passata, ho sempre il senso del dover fare qualcosa per proteggermi aspettando tempi migliori. Invece dovrei semplicemente cercare di fare quello che voglio fare: alzarmi dal letto con un piano per la giornata. Dovrei fare con calma e determinazione quello che è giusto e bello fare. Ma nel frattempo ho dimenticato cosa volevo fare perché l'ho rimandato. Ho sentito di non avere la forza di andare oltre le barriere e le circostanze. Mi sono perso nel groviglio delle rinunce e dei compromessi. Era più urgente la necessità di coprirmi dalle...

Un muro nella testa

- Hai detto che ti chiami Serena, mi ricordo che ti chiami Serena. Non è vero? - No, io sono la Brunella. Avevo immagazzinato l'idea di Serena perché Serena è nome lombardo. Non che questa Brunella fosse bella come la Serena che immaginavo ma per comodità mi ero appoggiato a questa idea per darle un contesto. Per riportarla dentro uno schema notorio.  E così per più di una volta incontrandola nel parco, lei e il suo compagno Fango, pensavo: ecco la Serena. Pensavo, forse non si chiama Serena ma è il nome che più si avvicina all'idea che mi sono fatto del suo nome quella volta che me l'ha detto. Infatti Brunella non era neanche vicina alla Serena postina dei partigiani, che era una bionda bella e forte. Eppure ero quasi sicuro. Serena come la partigiana del film sulla resistenza in Val Padana. Come i protagonisti di Novecento di Bernardo Bertolucci o di Citto Maselli, donne partigiane in aiuto di compagni partigiani. Il popolo buono, il bello della rivoluzione poi estesa dal...