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Convertire l'avvoltoio

Ho certi amici parassiti malgrado loro. Come invece ne ho altri meravigliosi. I parassiti non ti chiedono qualcosa, però si aspettano che tu faccia qualcosa. Ce n'è una, per esempio, che io chiamo Patty. Sotto Natale ha preso una cassa di bottiglie di olio di oliva da portare ai suoi piccoli rondinini. Ero con lei al bancone quando la vedo sotto il peso del cartone di sei bottiglie da un litro.
- Pensavo di portare le bottiglie a due a due in bicicletta.
- Ma te le porto io. Mettiamole in auto se vuoi.
- E se poi l'olio si ghiaccia nel cofano? Ce la fai a portarle stasera?
- Certo che se l'auto sta fuori e si ghiaccia anche l'olio nel cofano. Ma poi si sghiaccia.
Sono come degli avvoltoi, girano al largo e non si sente il rumore. Poi ti giri e stanno li a guardarti con i loro occhi di ghiaccio. Parlano poco e quando lo fanno sussurrano. Forse non sono dei veri e propri amici come quegli altri. Non solo approfittano di te. Neanche ti ringraziano perchè il calore li ha abbandonati fin dall'infanzia.
Per riconoscere il parassita avvoltoio non basta chiedere se è un pisano o un marchigiano. Devi sentire dalla stretta di mano o da qualche dettaglio come gli occhi pesti e la magrezza innaturale. Il priccante avvoltoio passa e spassa. Ognuno sopravvive a modo suo. Prima o poi lo mollo. Oppure punterò come sempre sulla sua conversione.

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