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Due atmosfere

Ho un ranch nel far west. Senza acqua corrente, senza tv, senza carta da parati. La luce elettrica la porta un palo e le stanze si illuminano. Il pavimento è lo stesso cotto siciliano 12 per 12 che aveva nonna Micia nella masseria di Franchetto più avanti. Qualcuno ha portato via l'antenna tv perchè gli serviva e perciò ora è rimasto solo il palo su un lato della casa. Le quattro stanze sono in fila una con l'altra e si attraversano come quando a Versailles il re di Francia attraversava le sue. Queste hanno un difetto, non hanno finestroni ma solo porte di ferro.
- Le facciamo verde bosco. Va bene?
- Sì, va bene verde bosco. Ma il bianco delle stanze che bianco facciamo...
- Bianco bianco. Come esce dalla latta!
Quando dal cielo  piove  l'acqua scende dai canali di terracotta del tetto accostati e incavalcati uno sull'altro. Da un tubo di alluminio, se i passeri non l'hanno intasato, la pioggia riempie la cisterna fino a un punto di colmo, il troppo pieno. Da lì in poi tutta l'acqua se ne va per la terra da un tubo laterale. Ne approfittano l'albero di fico e l'ulivo cresciuto il doppio degli altri.
L'acqua va e viene però nel lavabo e nel water spinta da una pompa sommersa e da altri ritrovati della tecnica. Ci vorrebbe un idraulico ogni tanto ma qui nel far west, alla Kiana, passano solo le macchine grandi di Nino Pedalino o di Angelo Magrì. Parliamo di gente conosciuta. Gli altri che attraversano la luce di fronte al cancello guardano e uno ogni tanto saluta. Pensano di salutare qualcun'altro ma io li saluto lo stesso. Nino mi aiuta per le rifuse, un anno ha messo il fieno e poi ha girato le balle come rotonde sul mare. La bolla in pressione non funziona sempre e l'acqua non arriva a destinazione.
- E che ci vuole? La porti dal gommista e la gonfi.
- Come una ruota di gomma...
- Sì, a due atmosfere.
Poi posso fare la doccia e l'acqua ha il sapore e l'odore dell'acqua piovana.

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